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Come una spugna può risolvere il problema dell’uso incontrollato di fertilizzanti: l’invenzione

Alcuni scienziati hanno coniato l’espressione “fosfogeddon” per indicare il possibile scenario in cui il fosfato sarà sempre meno disponibile fino a compromettere l’agricoltura e la produzione alimentare globale. Ora una start up ingelse potrebbe aver progettato un “materiale spugna” che promette di risolvere il problema.
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I fosfati sono fondamentali per la vita umana, tanto che costituiscono uno dei tre componenti costitutivi del DNA. Non solo, questi composti del fosforo sono anche alla base della produzione alimentare perché utilizzati ovunque come fertilizzanti. Tuttavia, il loro uso massiccio nell'agricoltura da qualche anno è diventato un problema e una minaccia per il futuro: alcuni scienziati hanno coniato perfino l'espressione "fosfogeddon" per indicare lo scenario in cui il fosforo disponibile sarà ormai sempre meno tanto da causare gravi carenze di fertilizzanti che potrebbero mettere a rischio la produzione alimentare globale. Inoltre, l'uso di questi fertilizzanti in queste quantità eccessive sta causando un'altra emergenza che riguarda la sopravviveva degli ecosistemi acquatici: quando infatti i fertilizzanti a base di fosforo vengono riversati in fiumi, laghi e mari attivano dei processi che portano alla formazione di alghe che a loro volta mettono a rischio la fauna marina.

A partire da questa consapevolezza, una start up inglese ha sviluppato una soluzione che dovrebbe agire su entrambi i problemi: la disponibilità sempre più limitata di fosfati e gli effetti distruttivi che hanno quando contaminano gli ecosistemi acquatici. L'azienda in questione si chiama Rookwood Operations, ha sede a Wells, nella contea di Somerset, e una delle sue fondatrice, nonché Ceo, Jane Pearce, si è aggiudicata un premio da 75.000 sterline, l'Innovate UK Women in Innovation Award, per la loro recente invenzione contro i rischi del "fosfogeddon".

Come funziona l'invenzione

L'invenzione che ha attratto così tanto interesse in realtà altro non è che un materiale, rinominato PRM o materiale di rimozione del fosfato e agisce "come una spugna che assorbe i fosfati", spiega la ricercatrice. Nei fatti, questa sostanza, a base di materiali naturali, è stata progettata per esser calata nei fondali acquatici e rimanere lì tutto il tempo necessario per catturare la maggior quantità di fosfato possibile. Quando ha svolto il suo compito, questo viene poi ritirato e può essere così usato di nuovo come fertilizzante: in questo modo quindi, da una parte l'acqua viene pulita dal fosfato, riducendo il rischio che si formino nuove alghe, dall'altra si ottiene una nuova fonte di fosfati che potranno essere impiegati nell'agricoltura, a vantaggio della produzione alimentare.

"Il nostro prodotto ha un obiettivo semplice – spiega Pearce alla stampa inglese – trasferire i fosfati da fiumi e laghi dove stanno causando danni reali e spostarli in modo semplice sui terreni agricoli, dove possono essere utili nella coltivazione delle colture". Le aspettative sono alte, ora la nuova sostanza-spugna dovrà essere testata in acqua per verificarne il funzionamento e misurarne i risultati.

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