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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Come si è diffuso il vaiolo delle scimmie: primi studi suggeriscono la trasmissione sessuale

Pubblicati i primi quattro studi dedicati ai focolai di vaiolo delle scimmie: risultati mostrano come plausibile la trasmissione sessuale.
A cura di Andrea Centini
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Durante l'ultima conferenza stampa tenutasi a Ginevra l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che nel mondo, dallo scoppio dei primi focolai all'inizio di maggio, sono state registrate oltre 550 diagnosi di vaiolo delle scimmie (monkeypox). I casi, destinati ad aumentare, sono emersi in una trentina di Paesi in cui questa rara patologia infettiva non è endemica. Essa, infatti, è solitamente confinata in Africa occidentale e centrale, con sporadici casi rilevati altrove legati in genere a viaggi (nel 2003 scoppiò un'epidemia negli USA dovuta all'importazione di roditori africani infetti). Tra i Paesi coinvolti dal nuovo "outbreak" vi è anche in Italia, dove ad oggi si contano una ventina di positivi al patogeno, un virus a DNA del genere Orthopoxvirus appartenente alla famiglia Poxviridae. Non è ancora chiaro quale sia l'origine dei focolai e se la fonte sia univoca; i ricercatori hanno tuttavia riscontrato che nella maggior parte dei casi sono coinvolti uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini. Ciò non significa affatto che le comunità omosessuali / LGBT siano più a rischio di contagio o che il vaiolo delle scimmie sia una “malattia gay”; come sottolineano gli esperti, infatti, abbiamo tutti il medesimo rischio e i casi suggeriscono solo che la trasmissione sessuale sia tra le vie privilegiate del contagio, che è del tutto indipendente dall'orientamento di chi è coinvolto.

A rendere più chiaro il quadro della trasmissione i primi quattro studi dedicati ai nuovi focolai pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Eurosurveillance, che fa capo al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Negli articoli si prendono come riferimento quattro Paesi diversi: l'Australia, il Portogallo, il Regno Unito e l'Italia. Per quanto concerne il Regno Unito, i primi contagi furono diagnosticati all'inizio di maggio, con un caso legato a un viaggio in Nigeria, dove il vaiolo delle scimmie è normalmente presente. Nei giorni successivi, tuttavia, sono emerse decine di altre positività (86 al 25 maggio), che i ricercatori guidati da epidemiologi dell'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) hanno diviso in tre tronconi: 1 caso legato a un viaggio in Africa; 3 casi famigliari; 82 casi non legati agli altri due cluster, ma relativi a incontri sessuali e uso di app di incontri, sia nel Regno Unito che fuori dal Paese. Fra essi, in 66 uomini (83 percento) hanno affermato di aver avuto rapporti sessuali con altri uomini.

Nello studio dedicato all'Australia, guidato da scienziati dell'Alfred Hospital e della Monash University di Melbourne, è stato descritto il caso di un trentenne rientrato in Australia dall'Europa, dove aveva avuto rapporti sessuali con quattro uomini. Ha sviluppato la tipica eruzione cutanea provocata dal monkeypox, che si era diffusa dall'area genitale al tronco e in misura minore sul viso e sugli arti. Tra gli altri sintomi sono stati segnalati febbre e malessere generalizzato. Nello studio dedicato al focolaio portoghese gli scienziati della Direzione Generale della Salute di Lisbona hanno rilevato 27 casi confermati tra il 29 aprile e il 23 maggio 2022. I primi cinque pazienti si sono presentati il 3 maggio presso il Centro Hospitalar Universitário de Lisboa – Central sexually transmitted infections (STI); erano tutti uomini che avevano sviluppato lesioni cutanee principalmente nell'area genitale. “La curva epidemica mostra anche diverse vie di esposizione, inclusa la partecipazione a luoghi specifici, ad esempio saune utilizzate per incontri sessuali, viaggi all'estero (Spagna, Regno Unito e Brasile) durante il periodo di incubazione e contatti con cittadini non portoghesi. Solo un caso era un contatto di un altro caso confermato”, scrivono i ricercatori guidati dalla professoressa Mariana Pérez-Duke.

Per quanto concerne l'Italia, lo studio “Epidemiological, clinical and virological characteristics of four cases of monkeypox support transmission through sexual contact, Italy, May 2022” fa riferimento a quattro casi seguiti da scienziati dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e dell'Unità di Malattie Infettive dell'Ospedale San Donato di Arezzo. “Tutti i pazienti hanno viaggiato nelle prime 2 settimane di maggio 2022: tre pazienti hanno partecipato a un evento di massa nell'isola di Gran Canaria e uno ha viaggiato per lavoro sessuale. Durante il viaggio, hanno avuto rapporti sessuali senza preservativo con diversi partner maschi”, scrivono gli autori dello studio. Tutte e quattro le ricerche evidenziano come la trasmissione sessuale sia un catalizzatore plausibile dei contagi, ma come indicato non è ancora nota né l'origine dei focolai né un potenziale punto di contatto fra tutti i casi. In Italia al momento si contano circa venti diagnosi e riguardano solo uomini. Negli studi è stato anche rilevato che il virus isolato in Europa appartiene al ceppo dell'Africa occidentale, generalmente più lieve rispetto a quello aggressivo dell'Africa centrale.

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