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Come sarebbero oggi i dinosauri non aviani se non si fossero estinti 66 milioni di anni fa

Alla fine del Cretaceo i dinosauri non aviani furono spazzati via da un enorme asteroide, lasciando spazio ai mammiferi da cui è originato l’uomo. Ma se non fossero estinti, come sarebbero oggi?
A cura di Andrea Centini
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Esempio di "dinosauroide". Credit: wikipedia
Esempio di "dinosauroide". Credit: wikipedia

La storia la conosciamo praticamente tutti: 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, il gigantesco asteroide Chicxulub da 10 chilometri di diametro (o più) si schiantò sulla Terra dove oggi si trova la penisola dello Yucatan, determinando l'estinzione dei dinosauri non aviani e di moltissimi altri gruppi animali e vegetali. Gli scienziati stimano che il 75 percento delle specie viventi del periodo fu annientato dal catastrofico evento, che innescò incendi devastanti, un terremoto durato mesi, tsunami mostruosi e un lunghissimo "inverno da impatto", in grado di oscurare il Sole anche per anni. Quest'ultimo fenomeno ha portato le piante alla morte, non potendo più fotosintetizzare, tagliando le gambe alla catena alimentare e provocando la conseguente scomparsa della fauna. Prima gli erbivori, poi i carnivori.

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Nonostante l'apocalisse, alcuni animali sopravvissero, dinosauri aviani compresi che oggi chiamiamo uccelli. I piccoli mammiferi che nel Mesozoico vivevano all'ombra dei rettili si trovarono all'improvviso un mondo intero a disposizione. Ciò permise loro di radiare in molteplici specie e forme, fino a dar vita a una scimmia particolarmente intelligente, che oggi è in grado di leggere questa storia su un piccolo ma potentissimo strumento. Se i dinosauri non aviani non si fossero estinti, dando ai nostri antenati mammiferi la possibilità di evolvere e conquistare il pianeta, probabilmente oggi non saremmo qui. In qualche modo, dobbiamo ringraziare un asteroide proveniente da chissà dove che ha spazzato via miliardi di vite. Ma riavvolgiamo il nastro: se Chicxculub non fosse precipitato, come sarebbero oggi i dinosauri?

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Come raccontato in un articolo pubblicato su The Conversation dal professor Nicholas R. Longrich, docente di Paleontologia e Biologia Evolutiva presso l'Università di Bath, negli anni '80 del secolo scorso il paleontologo statunitense Dale Russell propose una bizzarra teoria, immaginando l'evoluzione di un dinosauro carnivoro divenuto capace di manipolare strumenti, fino alla sua trasformazione di un essere antropomorfo, il “dinosauroide”, dotato di cervello grande, pollici opponibili e andatura eretta. Le immagini di questa creatura immaginaria ricordano molto da vicino quelle degli alieni raccontati in molti media di fantascienza, simili all'essere umano ma dall'aspetto decisamente rettiliano. I dinosauri carnivori come il famigerato velociraptoro meglio, il Deinonychus – di Jurassic Park, scampando all'asteroide e continuando a dominare il pianeta, avrebbero davvero potuto raggiungere fattezze antropomorfe? Sarebbero potuti diventare cantanti, ingegneri aerospaziali e lettori di articoli su uno smartphone?

Dinosauroide. Credit: wikipedia
Dinosauroide. Credit: wikipedia

Come spiegato dal professor Longrich, “non è impossibile, ma è improbabile”. La ragione? Il fatto che il “progetto” alla base di un tipico dinosauro carnivoro non avrebbe potuto divergere più di tanto dalle sue fondamenta. “La biologia di un animale vincola la direzione della sua evoluzione. Il tuo punto di partenza limita i tuoi endpoint”, ha spiegato elegantemente Longrich. Il paleontologo ha fatto un esempio calzante citando i sauropodi, i giganteschi "colli lunghi" che hanno vissuto nel Mesozoico. Per 100 milioni di anni sono sorte diverse famiglie di questi bestioni, come i Diplodocidi, i Brachiosauridi e i Titanosauridi. “Questo è accaduto in diversi continenti, in tempi diversi e in climi diversi, dai deserti alle foreste pluviali. Ma altri dinosauri che vivevano in questi ambienti non sono diventati supergiganti”, ha chiosato il professor Longrich. Questo che significa? Che non tutti i dinosauri potevano evolvere in questo modo, ma solo quelli dotati di specifiche caratteristiche, tipiche dei sauropodi. “Qualcosa nell'anatomia dei sauropodi – polmoni , ossa cave con un elevato rapporto forza-peso , metabolismo o tutte queste cose insieme – ha sbloccato il loro potenziale evolutivo. Li ha lasciati crescere in un modo che nessun animale terrestre aveva mai fatto prima, o ha fatto da allora”, ha spiegato l'esperto. In parole semplici, sono cresciuti in quel modo solo perché avevano le caratteristiche di base per poterlo fare.

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Anche i dinosauri carnivori divennero giganteschi – basti pensare ai teropodi come il tirannosauro o lo spinosauro -, ma con la loro peculiare biologia. Longrich spiega che i dinosauri avevano il potenziale per crescere moltissimo in dimensioni, ma lo stesso non accadeva per il loro cervello, rimasto sostanzialmente piccolo nell'arco di tutta la (lunghissima) permanenza sulla Terra. Il tirannosauro e i dinosauri dal becco d'anatra svilupparono i cervelli più grandi, ma erano comunque sensibilmente più piccoli di quello di un uomo. “Il cervello del T. rex pesava solo 400 grammi. Un cervello di Velociraptor pesava 15 grammi. Il cervello umano medio pesa 1,3 chilogrammi”, ha spiegato il paleontologo dell'Università di Bath.

Credit: Carlos Papolio
Credit: Carlos Papolio

È difficile pensare ad animali che per decine e decine di milioni di anni hanno mantenuto un cervello così piccolo possano diventare a un certo punto ingegneri nucleari o ballerini della Scala (ci scusi, professor Grant, se stiamo “offendendo” i suoi intelligentissimi velociraptor). Anche se questi animali hanno evoluto comportamenti complessi e vita sociale, come suggeriscono i rilievi fossili, secondo il professor Longrich i dinosauri avrebbero mantenuto ancora oggi le loro caratteristiche peculiari: tendenza al gigantismo e cervelli piccoli. E nessun titolo di studio in bacheca. “C'è poco su 100 milioni di anni di storia dei dinosauri per suggerire che avrebbero fatto qualcosa di radicalmente diverso se l'asteroide non fosse caduto. Probabilmente avremmo ancora quegli erbivori supergiganti dal collo lungo ed enormi predatori simili a tirannosauri”, ha spiegato il biologo evoluzionista.

Credit: Andrey Atuchin / Virginia Tech
Credit: Andrey Atuchin / Virginia Tech

I mammiferi, d'altro canto, nel corso della loro evoluzione hanno sviluppato cervelli grandi e complessi, che a loro volta hanno dato vita ai comportamenti più complessi e affascinanti del regno animale. Come spiegato dal professor Longrich, tuttavia, la storia evolutiva suggerisce che il percorso per arrivare a noi, all'Homo sapiens, era tutt'altro che inevitabile. In Africa, 7 milioni di anni fa, gli antichi primati si sono evoluti nelle scimmie da cui siamo originati anche noi, ma altrove hanno preso strade completamente differenti. Nelle Americhe, ad esempio, decine di milioni di anni fa hanno dato vita ad altre scimmie che “non si sono evolute in una specie che produce armi nucleari e smartphone”, ma che per motivi che non capiamo, “si sono estinte”. “In Africa, e solo in Africa, l'evoluzione dei primati ha preso una direzione unica. Qualcosa sulla fauna, la flora o la geografia dell'Africa ha guidato l'evoluzione delle scimmie: primati terrestri, robusti, con cervelli grandi e che usano strumenti. Anche senza i dinosauri, la nostra evoluzione aveva bisogno della giusta combinazione di opportunità e fortuna”, ha concluso nel suo affascinante articolo il professor Longrich.

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