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Risparmio energetico

Come ridurre il consumo di gas con il riscaldamento: i trucchi per risparmiare sulla bolletta

Risparmiare metano significa tagliare i costi in bolletta, ottimizzare i consumi ed evitare gli sprechi: ecco alcuni consigli pratici ed efficaci per far fronte all’aumento del prezzo del gas e ridurre la spesa.
A cura di Valeria Aiello
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Con il caro-bollette che, in caso di completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia, rischia di aumentare ulteriormente, il conto per scaldarci e illuminare le nostre case è destinato ancor più a salire con l’arrivo dell’inverno, quando le temperature più rigide e le poche ore di luce ci porteranno inevitabilmente ad accrescere i nostri consumi. In quest’ambito si è già mosso il Governo italiano, adottando il Piano nazionale di contenimento gas predisposto dal ministro Cingolani, che intende ridurre i consumi degli impianti di riscaldamento domestici, degli uffici pubblici e privati e dei locali commerciali, al fine di risparmiare metano ed evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali.

La volontà è quella di tagliare di 5,3 miliardi di metri cubi la domanda di metano nazionale per via amministrativa, dunque obbligatoria, con relativi controlli, cui potrebbero sommarsi altri 2,7 miliardi di metri cubi attraverso l’applicazione di misure volontarie, che saranno oggetto di una campagna di sensibilizzazione istituzionale e, molto probabilmente, comprenderanno azioni come fare docce più brevi, non lasciare i dispositivi in stand-by e abbassare il fuoco quando l’acqua bolle. Si tratterà quindi di una call to action volta a promuovere un uso consapevole e responsabile delle risorse energetiche, di cui potrebbero far parte anche alcuni dei nostri consigli pratici (e soprattutto efficaci) su come risparmiare sul gas con un impianto autonomo e ridurre la spesa in bolletta.

Impostare una corretta temperatura per la caldaia

Per risparmiare sul gas metano, occorre innanzitutto capire quali sono le nostre abitudini di consumo, in modo da contenere gli sprechi. Se, ad esempio, parte degli ambienti di casa non sono abitati, non è necessario garantire che siano riscaldati, così come non è necessario ricreare temperature tropicali che, oltre al portafoglio, danneggiano anche la salute. Impostare una corretta temperatura della caldaia, regolandola nella modalità inverno non al massimo, ma intorno ai 50-60 °C per la mandata ai termosifoni, è più che sufficiente per beneficiare di un piacevole tempore domestico. Se disponiamo di termosifoni in alluminio, possiamo abbassare ulteriormente la temperatura, intorno ai 50-55°C.

L’installazione di un termostato per ambienti permette inoltre di gestire al meglio l’utilizzo della caldaia, regolando il suo funzionamento a seconda della temperatura impostata. Per questo dispositivo, è consigliabile scegliere una temperatura che si aggiri intorno ai 19 °C, in modo da poter avere un gradevole calduccio senza spendere troppo.

A che ora accedere il riscaldamento e per quanto tempo

Quando si parla di orari di accensione e spegnimento del riscaldamento e delle ore giornaliere di utilizzo, non è possibile generalizzare. A incidere è innanzitutto la zona climatica di appartenenza, in funzione della quale variano chiaramente le nostre esigenze, ma a influire sono anche le abitudini e il nostro stile di vita, per cui se ad esempio restiamo fuori casa per gran parte della giornata, è ovvio che non avremo bisogno del riscaldamento domestico.

Volendo generalizzare su orari e durata del riscaldamento, possiamo identificare due o tre fasce orarie della giornata (mattina e pomeriggio/sera), e valutare un’accensione non continuativa che rifletta le condizioni ambientali e, al tempo stesso, le nostre necessità. Possiamo ad esempio decidere di programmare un’accensione mattutina, un’ora prima del risveglio, se vogliamo godere di una casa calda a colazione, oppure scegliere soltanto la fascia pomeridiana/serale quando, per motivi di lavoro o studio, sappiamo di non essere a casa durante la giornata.

Tuttavia, se proprio non possiamo fare a meno dei termosifoni ma vogliamo mantenere bassi i nostri consumi, non scordiamoci che tenerli accesi per troppe ore, o addirittura giorno e notte, non è vantaggioso, tenendo presente che, nonostante per gli impianti di riscaldamento autonomi non esista alcun tipo di restrizione, è comunque utile considerare qual è il tempo massimo di accensione giornaliero stabilito per legge per gli impianti centralizzati, che varia a seconda della zona climatica di riferimento (in Italia sono sei, di cui parleremo più avanti).

Effettuare la regolare manutenzione della caldaia

Il terzo punto di questo elenco, ma primo per importanza, è dedicato alla manutenzione e alla pulizia periodica della caldaia. È infatti questa la vera chiave dell’efficienza (e della sicurezza) del nostro impianto termico: controlli e revisioni annuali sono obbligatori per legge e, soprattutto, sono indispensabili se vogliamo risparmiare sulla bolletta del gas, perché solo una caldaia che funziona correttamente consuma meno – e inquina meno, non dimentichiamocelo.

Pertanto, le operazioni di pulizia del bruciatore, controllo dei fumi, della tenuta dell’impianto e del funzionamento generale della caldaia, svolte da un tecnico certificato, permettono non solo di individuare eventuali anomalie ma garantiscono una caldaia efficiente nel tempo, limitando sia i costi energetici sia quelli derivanti da malfunzionamenti che possono danneggiare l’impianto. Per chi non effettua la manutenzione periodica è prevista una multa a partire da 500 euro, come stabilito dall’art. 15 del D. Lgs. 192/2005.

Regolare le valvole termostatiche per il risparmio in bolletta

Un altro buon modo per tagliare la spesa del gas è quello di utilizzare le valvole termostatiche installate direttamente sui termosifoni. Obbligatorie per gli impianti centralizzati e in caso di installazione di un nuovo impianto autonomo, le valvole termostatiche permettono di regolare la temperatura dei caloriferi, sia che siano di tipo tradizionale – la manopola graduata – , o di tipo digitale – con display e gestione remota.

Le tecnologie più moderne possono far risparmiare fino al 30% dei consumi necessari per il riscaldamento domestico, anche se tutto dipende ovviamente dalla temperatura e dai tempi impostati. I nuovi modelli consentono infatti una gestione più completa del calore, in quanto le valvole termostatiche possono essere controllate a distanza mediante specifiche App per smartphone, oppure modulare la temperatura in base al meteo esterno, oltre ad essere spesso dotate di nuove funzionalità, come la decalcificazione di routine.

Ridurre le dispersioni di calore

Per tagliare i consumi di gas, è fondamentale anche evitare che il calore si disperda, il che vanifica parte del lavoro e del dispendio energetico del nostro impianto. Le dispersioni di calore possono infatti indurre ad alzare la temperatura del riscaldamento che, in bolletta, per ogni grado in più, si traduce in un aumento del 5-7% della spesa.

Ovviamente, installare finestre con doppi vetri, isolare le pareti con cappotti termici e magari sostituire una vecchia caldaia con una a condensazione sono tutte operazioni che aumentano l’efficienza energetica della nostra abitazione, ma se stiamo attraversando un momento non adatto per gli investimenti, possiamo comunque adottare una serie di accorgimenti per limitare gli sprechi:

  • Limita l’apertura degli infissi alle ore più calde, arieggiando per circa mezz’ora tutte le stanze contemporaneamente.
  • Verifica l’efficienza dei radiatori, evitando di posizionare mobili e divani davanti al loro perimetro d’azione, tenendoli sgombri da biancheria da asciugare, ed eliminando periodicamente l’aria all’interno delle tubazioni prima di accenderli.
  • Utilizza paraspifferi sotto le porte e fai uso di tappeti se hai un pavimento molto freddo.
  • Isola le tubazioni che si trovano all’esterno della casa.
  • Abbassa le tapparelle o chiudi le persiane di sera, e utilizza tende più doppie.

Sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione

Come dicevamo nel punto precedente, investire sull’efficienza energetica ci aiuta a ridurre i costi dovuti al riscaldamento domestico. E proprio per questo che la sostituzione di una vecchia caldaia con una caldaia a condensazione significa un maggiore risparmio e una migliore efficienza, oltre ad essere una scelta green.

La caldaia a condensazione riesce infatti a sfruttare al meglio la combustione del gas, poiché recupera anche il calore dei fumi, cosa che le caldaie tradizionali non fanno. In altre parole, a partire da una stessa quantità di gas, la caldaia a condensazione “scalda” di più, con un rendimento energetico maggiore. Ciò si traduce in un risparmio sui consumi, che può superare anche il 30% rispetto ai modelli più datati.

Quanto gas si consuma regione per regione: le zone tariffarie e le zone climatiche

Differenti da regione a regione, i consumi di gas in Italia – sulla base dei dati forniti da SNAM e disponibili sul sito del Ministero – si aggirano intorno ai 70 miliardi di metri cubi l’anno, di cui circa 31 miliardi ad uso domestico. Tali volumi variano sensibilmente anche tra le diverse zone climatiche in cui è suddiviso il territorio nazionale (che, come premesso, sono sei, identificate con le lettere dalla A alla F), e stabilite usando come criterio di classificazione i “gradi-giorno” (GG), ossia la media della somma, estesa a tutti i giorni dell’anno, delle sole differenze positive tra la temperatura dell’ambiente interno (fissata convenzionalmente a 20 °C) e la temperatura esterna giornaliera.

  • Zona A: comuni con gradi giorno non superiori a 600. (Comprende, nello specifico, i comuni di Linosa, Lampedusa e Porto Empedocle)
  • Zona B: comuni con gradi giorno compresi tra 600 e 900. (Rientrano in questa zona le province di Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Siracusa, Trapani, Crotone e Reggio Calabria).
  • Zona C: comuni con gradi-giorno tra 901 e 1400. (Incluse in questa zona le province di Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto).
  • Zona D: comuni con gradi-giorno tra 1401 e 2100. (Comprende le province di Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Viterbo e Vibo Valentia).
  • Zona E: comuni con gradi-giorno tra 2101 e 3000 (Include le province  di Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Lecco, Lodi, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Verona, Vicenza).
  • Zona F: comuni con gradi-giorno superiori a 3000. (Include le province di Cuneo, Belluno e Trento).
Le sei zone climatiche in cui è suddivisa l'Italia / Fonte: DPR 412 /93.
Le sei zone climatiche in cui è suddivisa l'Italia / Fonte: DPR 412 /93.

Per ogni zona climatica, il Piano di risparmio energetico del Ministero, ha rivisto i limiti di esercizio degli impianti termici, ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione:

  • Zona A: ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo;
  • Zona B: ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo;
  • Zona C: ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
  • Zona D: ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile;
  • Zona E: ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;
  • Zona F: nessuna limitazione

Le sei zone climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano non vanno però confuse con le zone tariffarie, che regolano le tariffe di distribuzione e misura del gas. Queste sono fissate dall’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente in Italia, con cadenza trimestrale e impattano sul prezzo della materia prima (il prezzo del gas metano) per le forniture in regime di tutela (nel mercato libero, al contrario, il prezzo della materia prima è definito autonomamente dal fornitore).

In altre parole, le tariffe obbligatorie di distribuzione e misura del gas in Italia sono differenziate in ambiti tariffari:

  • Ambito nord occidentale, comprendente le regioni Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria;
  • Ambito nord orientale, comprendente le regioni: Lombardia, Trentino – Alto Adige, Veneto, Friuli – Venezia Giulia, Emilia – Romagna;
  • Ambito centrale, comprendente le regioni Toscana, Umbria e Marche;
  • Ambito centro-sud orientale, comprendente le regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata;
  • Ambito centro-sud occidentale, comprendente le regioni Lazio e Campania;
  • Ambito meridionale, comprendente le regioni Calabria, Sicilia.
  • Ambito Sardegna, comprendente la regione Sardegna.

Tra i principali parametri per il calcolo della misura del gas, c’è il cosiddetto “coefficiente C”, un coefficiente di adeguamento altimetrico-climatico che converte il consumo misurato dal contatore (espresso in metri cubi) nell’unità di misura utilizzata per la fatturazione, cioè gli standard metri cubi (Smc).

Questo coefficiente risulta da una formula matematica in cui, oltre ai gradi-giorno, si tiene conto di parametri come i giorni di esercizio dell’impianto di riscaldamento e l’altitudine dell’utenza, in quanto il volume del gas cambia in base alla pressione e alla temperatura della località in cui ci si trova. Pertanto, moltiplicando il coefficiente C del proprio comune per i metri cubi misurati dal contatore, si convertono i consumi influenzati dai fattori di cui sopra in uno stato standard al fine della corretta fatturazione.

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