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Come riconoscere un malore quando facciamo sport: i segnali spiegati dal cardiologo

Sebbene ogni caso sia a sé e i sintomi dei malori di natura cardiovascolare possono variare anche molto da soggetto a soggetto, ci sono alcuni segnali ricorrenti che possono funzionare da “campanelli d’allarme”. Il professore Daniele Andreini spiega quali sono e come riconoscere i sintomi che potrebbero nascondere un problema più grave.
Intervista a Prof. Daniele Andreini
Responsabile di Cardiologia dello Sport presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio di Milano
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Quando durante la partita Udinese-Roma Evan Ndicka si è accasciato a terra tutti, presenti e telespettatori, hanno temuto il peggio. Fortunatamente poi il difensore della Roma, 24 anni, si è ripreso dal malore in campo: nessun infarto – come si era temuto all'inizio – ma un dolore toracico probabilmente da attribuire a una compressione polmonare.

Purtroppo però nella storia dello sport sono stati diversi i casi di malori con epilogo tragico. Secondo le stime riportate da fonti mediche tra uno e tre atleti giovani in apparenti buone condizioni su 100.000 muore improvvisamente mentre fa sport. Il rischio di avere un malore mentre si fa attività fisica riguarda chiunque, sia gli sportivi amatoriali che quelli professionisti. Ovviamente, alcune categorie sono più a rischio di altre.

A Fanpage.it il professor Daniele Andreini, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia clinica ed Imaging cardiaco e di Cardiologia dello sport dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano, ha spiegato quali sono i segnali da non sottovalutare e chi sono i soggetti più a rischio.

Quali sono i segnali più diffusi che non dobbiamo sottovalutare?

Ci sono almeno tre segnali che non vanno sottovalutati e che devono destare attenzione nel momento in cui si manifestano. Il primo in assoluto è quella che in linguaggio medico viene definita “sensazione di cardiopalmo” o palpitazione. Ovvero la sensazione improvvisa, e non progressiva, che il battito cardiaco acceleri in modo significativo. È normale infatti che durante l’attività fisica la frequenza cardiaca aumenti ma non lo è se l’accelerazione avviene in modo improvviso e fino a raggiungere valori oltre la norma, fino anche 200 battiti al minuto.

Allo stesso modo non va sottovalutato un’alterazione del battito che diventa irregolare o aritimico. Alcuni pazienti lo definiscono come un “colpo al cuore”, c’è anche chi avverte dei colpi di tosse. Queste due condizioni rappresentano il primo sintomo di un malore, anche in termini di frequenza con cui si manifestano.

Il secondo segnale in cosa consiste?

L’altro sintomo che deve metterci in allerta è il dolore al torace. Qui occorre specificare che non tutti i dolori sono preoccupanti. Ad esempio, se si avverte un dolore transitorio che si alleggerisce o si accentua toccando l’area dolente o se si modifica in base al nostro respiro o in base alla postura assunta in linea di massima non dovrebbe trattarsi del segnale di qualcosa di più serio a livello cardiocircolatorio. Questo è piuttosto il sintomo di un dolore di natura muscolare o la conseguenza di infiammazioni o traumi alla gabbia toracica.

Più preoccupante è invece il dolore toracico di natura cardiovascolare. Questo si manifesta come un dolore oppressivo o costrittivo nella regione centrale del torace, a volte anche più in basso, all’altezza della bocca dello stomaco (“epigastrio” in termini medici). Se questa sensazione di “peso” viene avvertita durante lo sforzo fisico e poi tende a scomparire a riposo, allora potrebbe essere la spia di un problema coronarico. Quindi non bisogna sottovalutarlo, ma occorre rivolgersi al proprio medico o andare al pronto soccorso.

Ne manca uno, giusto?

Esatto, manca il terzo segnale. Questo sintomo potrebbe potenzialmente verificarsi in diverse patologie cardiache e vascolari, ovvero l’improvvisa comparsa di respiro corto, affanno o difficoltà a respirare. In termini tecnici si parla di “dispnea”. Anche qui, come abbiamo detto prima per il battito cardiaco, è ovvio che durante un’attività fisica prolungata possiamo avvertire il respiro un po’ affaticato. Questo è normale. Invece, quello che deve mettere in allerta è una sensazione di fiato corto improvviso e molto intensa, soprattutto se ingiustificata dal tipo di sforzo fisico.

Ci faccia capire meglio.

Se sto facendo la mia solita corsetta al parco e mi sento mancare l’aria da un momento all’altro è meglio approfondire. Soprattutto se questa sensazione è accompagna da improvvisa perdita di forza, potrebbe essere il segnale di un problema al cuore o ai grossi vasi, come il circolo polmonare (embolia).

A questi tre segnali fondamentale può associarsi anche un quarto sintomo: lo svenimento improvviso (sincope), anche senza perdita di conoscenza (lipotimia). Qualsiasi caduta a terra non accidentale, ma causata da un problema di natura cardiologica o circolatoria, merita di essere approfondita.

Siamo tutti ugualmente a rischio o ci sono fattori che possono influire?

Negli under 30 sani, anche tra sportivi a livello non agonistico, quasi sempre il sintomo di esordio è l’aritmia, ovvero il battito cardiaco irregolare. Questo perché le coronarie in questi soggetti sono in linea di massima in buone condizioni, quindi è raro avere una malattia arteriosclerotica che dia esito a infarto.

A partire dai 35/40 anni e con l’avanzare dell’età aumenta, invece, il rischio di sviluppare condizioni che rappresentano fattori di rischio cardiocircolatorio, come diabete mellito, ipertensione arteriosa o livelli elevati di colesterolo. Ovviamente la presenza di questi fattori, anche in chi non ha cardiopatie, li espone a un rischio maggiore di andare incontro a malori durante l’attività fisica. Anche il fumo è un fattore aggravante.

Chi sono le persone più a rischio?

Deve prestare più attenzione chi ha una storia familiare dove ci sono stati casi di malattia coronariche nei parenti di primo grado e soprattutto di morti cardiache improvvise. Questo aumenta il rischio in modo significativo. Sicuramente i soggetti più a rischio restano però i cardiopatici. Questo non significa che chi rientra in questa categoria non deve a prescindere fare attività fisica, anzi in certe condizioni e soprattutto sotto controllo medico, l’attività fisica può essere anche benefica per questo tipo di pazienti.

Questi segnali sono gli stessi anche per le donne?

Un discorso a parte si dovrebbe fare per le donne. Si tratta di un argomento complesso, centrale nella medicina di genere, su cui sono ancora in corso diversi studi per capire quali sono i sintomi specifici nelle donne. Per il momento sappiamo che le donne, a parità di problemi coronarici, manifestano meno spesso il dolore e hanno sintomi più sfumati.

Per concludere, le attività sportive sono tutte uguali, o alcune sono più a rischio di altre?

In linea di massima possiamo dire che l’attività aerobica è meno rischiosa. Gli sport di resistenza – come fare jogging, ciclismo o anche solo passeggiare a lungo – sono complessivamente meno rischiosi, oltre ad apportare più benefici a chi li pratica rispetto alle attività anaerobiche. I vantaggi maggiori riguardano il profilo lipidico, quello glicemico e il contrasto all’ipertensione. Però è importante sempre contestualizzare: soprattutto gli atleti in età avanzata è importante svolgere attività fisica in modo controllato, sempre sotto la supervisione del proprio cardiologo, e senza eccedere.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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