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Come funziona il test del DNA delle feci dei cani per multare chi non le raccoglie

In diverse città del mondo viene utilizzato il test del DNA sulle feci dei cani per identificare i proprietari incivili che non le rimuovo. La procedura, estremamente precisa ed efficace, è stata introdotta anche nel Comune di Carmagnola, in Piemonte. Ecco come funziona.
A cura di Andrea Centini
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Nel Comune di Carmagnola, nella città metropolitana di Torino, è entrato pienamente a regime un metodo innovativo ed estremamente affidabile per identificare (e sanzionare) i padroni dei cani che non raccolgono le feci degli amici pelosi. La procedura, inserita nel contesto del progetto “Con il Dna di Fido, io mi fido!” avviato alcuni anni addietro, come suggerisce il nome stesso si basa sulla profilazione genetica dei cani. A partire dall'inizio del 2019 il comune piemontese ha obbligato tutti i possessori dei quattrozampe a recarsi presso il canile comunale (o un veterinario convenzionato) al fine di effettuare un tampone salivare, una procedura rapida e indolore, attraverso la quale viene introdotto un bastoncino cotonato nella bocca dell'animale e strofinato sulla guancia interna. In questo modo, grazie al prelievo del materiale biologico, sono stati ottenuti i profili col DNA di tutti (o quasi) i cani dei residenti a Carmagnola e inseriti in una banca dati ad hoc.

In questo modo, quando un funzionario autorizzato trova un escremento per strada, può raccoglierlo, inviarlo al laboratorio – collabora al progetto l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta – e conoscere il DNA del cane che lo ha lasciato. Mettendo a confronto il profilo genetico ottenuto dalle feci con quelli presenti nel database legato ai tamponi è possibile individuare con certezza il cane che ha fatto l'escremento e di conseguenza il suo proprietario, che viene così contattato e sanzionato. Il trasgressore non solo è tenuto a pagare la multa di 100 Euro, ma anche i 150 Euro necessari per effettuare il test di laboratorio per verificare la “paternità” delle feci.

In parole molto semplici, attraverso procedure di biologia molecolare, il campione fecale viene purificato e il DNA dell'animale isolato. I profili genetici della banca dati creata con i tamponi salivari e quelli delle feci vengono messi a confronto sulla base di specifiche regioni dell'acido desossiribonucleico (DNA), chiamate microsatelliti o STR (acronimo di Short Tandem Repeats). Si tratta di sequenze ripetute di nucleotidi non codificanti e univoche per ciascun individuo, una sorta di firma biologica (biomarcatore) con la quale ottenere l'impronta genetica di un individuo e dunque il suo profilo DNA. È un metodo ampiamente utilizzato negli studi di genetica di popolazione ma anche nella pratica forense, permettendo ai tecnici di individuare i responsabili dei delitti.

Potrebbe sembrare eccessivo utilizzare il DNA per identificare e sanzionare i padroni incivili dei cani, tuttavia i rischi degli escrementi non sono da sottovalutare. Le deiezioni canine, infatti, oltre a danneggiare il decoro di un marciapiede o di una piazza, possono rappresentare un potenziale pericolo per la salute pubblica e per altri animali, a causa del significativo numero di batteri in esse presenti. Come specificato dall'azienda biotecnologica International Biosciences, la defecazione media di un cane "contiene 3 miliardi di batteri fecali e l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che una malattia può trasferirsi dai rifiuti del cane ai bambini e ad altri animali domestici". "Un cane produce più batteri al giorno di un essere umano, una mucca e un cavallo combinati. Le feci del cane potrebbero causare disturbi quali febbre, mal di testa, vomito e disturbi renali", chiosa la società milanese sul proprio sito web.

Proprio per questo i proprietari dei cani sono tenuti per legge a portarsi dietro sacchetti e altri strumenti per rimuovere gli escrementi dei propri amici a quattro zampe. Nonostante i regolamenti, i cestini e tutte le altre misure per agevolare la rimozione delle feci, è comunque pieno di incivili che lasciano i “ricordi” di Fido in giro, mettendo a repentaglio la salute degli altri. Anche calpestare inavvertitamente un escremento e doverselo portare in macchina, a casa o in ufficio per pulire le scarpe non è un'esperienza piacevole. Per contrastare definitivamente il problema, in diverse città del mondo è entrata in gioco la profilazione del DNA dei cani, un metodo praticamente infallibile. Il Comune di Carmagnola ha deciso di seguire questa strada e sono stati già sanzionati i primi sei proprietari, ma le multe stanno partendo anche per chi non ha portato il proprio cane al prelievo del tampone salivare.

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