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Come facciamo a sapere quando ci sarà la prossima aurora boreale in Italia

Tra il 10 e l’11 maggio 2024 l’Italia è stata baciata dall’aurora boreale, visibile nei cieli di larga parte dello Stivale. Il fenomeno è scaturito da una forte tempesta geomagnetica provocata dall’attività del Sole. Ecco cosa sappiamo sull’origine del fenomeno e com’è possibile prevederlo.
A cura di Andrea Centini
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L'aurora boreale dell'11 maggio sulla Certosa di Trisulti (FR). Credit: Giacomo Salomone
L'aurora boreale dell'11 maggio sulla Certosa di Trisulti (FR). Credit: Giacomo Salomone

Con non poca sorpresa, in molti nella sera / notte tra il 10 e l'11 maggio 2024 hanno avuto l'eccezionale opportunità di vedere con i propri occhi l'aurora boreale nei cieli d'Italia. Per milioni di persone si è trattato della prima volta nella vita. Non c'è dunque da stupirsi che un fiume di video e immagini tinti di rosso e violetto, catturati da quasi tutto lo “Stivale”, ha inondato i principali social network, spesso accompagnati da commenti di stupore, meraviglia e anche commozione. Le aurore boreali, del resto, sono meravigliosi fenomeni di luce che normalmente associamo ai Paesi scandinavi, dove vi sono diversi tour operator specializzati proprio nell'offrire pacchetti per l'osservazione. Il motivo per cui le aurore polari (boreali a nord, australi a sud) si vedono più facilmente ai poli è legato all'interazione delle particelle cariche elettricamente (plasma) del vento solare con il campo magnetico terrestre, le cui linee si “piegano” proprio all'altezza delle regioni polari (le particelle vengono attratte verso i poli magnetici).

In molti, dopo lo spettacolo vissuto tra il 10 e l'11 maggio, si stanno chiedendo quando sarà possibile ammirare un altro fenomeno del genere in Italia. La risposta è che, purtroppo, non lo sappiamo. Potrebbero volerci giorni, settimane, anni o addirittura decenni. Devono accadere una serie di fortunate combinazioni e sperare che la Terra sia investita da una forte tempesta geomagnetica, ma senza conseguenze su infrastrutture elettriche, connessioni internet, satelliti e comunicazioni radio. I rischi, infatti, possono essere significativi. In occasione di eruzioni solari particolarmente violente, come la sequenza di espulsioni di massa coronale (CME) che aveva portato a un'allerta per una tempesta geomagnetica G4 per il 10 – 12 maggio 2024, il flusso di materiale scagliato dalla stella può essere molto più rapido e abbondante della norma. Se diretto verso la Terra, l'impatto con la magnetosfera terrestre può dar vita ad aurore polari – e altri fenomeni come SAR, STEVE e altri – visibili a latitudini molto più basse del solito.

Aurora boreale dell'11 maggio a Roma. Credit: Alessandro Nobili
Aurora boreale dell'11 maggio a Roma. Credit: Alessandro Nobili

È esattamente ciò che è accaduto nella notte “magica” in cui molti italiani hanno potuto ammirare l'aurora boreale, quando l'intensità della tempesta solare è stata tale da offrire lo spettacolo non solo nei cieli dello Stivale, ma anche in Australia, alle Hawaii e in moltissimi altri Paesi dove normalmente non si vedono questi fenomeni. Non a caso le tempeste geomagnetiche alla base delle aurore del maggio 2024 hanno raggiunto un indice di Disturbance Storm Time (Dst) di – 412 nanoTesla (nT), poco al di sotto dei –422 della tempesta geomagnetica G5 di Halloween del 2003. È una misura che, in parole molto semplici, indica quanto è forte una tempesta solare; superiore è il valore, maggiori sono le probabilità di vedere aurore polari alle basse latitudini.

Ci sono vari siti web e applicazioni per smartphone che permettono di capire quali sono le probabilità che un'aurora polare possa palesarsi nella propria area geografica, ad esempio a seguito di brillamenti solari particolarmente intensi. Al di là del portale dello Space Weather Prediction Center (SWPC) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), che fornisce dati più “istituzionali”, il sito SpaceWeatherLive.com indica in tempo reale la velocità del vento solare, la classe di potenza dell'ultimo brillamento più intenso (nell'arco di due ore) e soprattutto l'attività aurorale, con tanto di indice Kp in scala da 1 a 9. In parole semplici, si tratta di un indicatore che misura l'attività geomagnetica: più è alto il valore, maggiori sono le probabilità che si verifichino aurore a latitudini più basse (da 5 in su è considerato alto). Nella sera tra il 10 e 11 maggio 2024 l'asticella era praticamente al massimo.

Lo stesso "lavoro" viene fatto da varie applicazioni per smartphone, come Aurora Forecast, AuroraNow, Aurora Alerts e altre simili che forniscono servizi analoghi, con la possibilità di ricevere notifiche quando di verificano le condizioni più propizie. Molto valido anche il portale auroreboreale.net, che lavora in combinazione con Google Maps e fornisce informazioni in tempo reale sulle regioni più coinvolte. Ma come specificato, per quanto si possa essere "equipaggiati" e informati, le aurore polari alle nostre latitudini sono una vera rarità e il fenomeno di maggio può essere definito realmente eccezionale, come sottolineato dall'astrofisico Gianluca Masi del Virtual Telescope Project (VTP), che ha pubblicato un video meraviglioso dell'evento.

Il merito della “fortunata” tempesta solare di maggio 2024, se così vogliamo dire, è stato del complesso di macchie solari AR3664, dal quale sono scaturiti brillamenti violentissimi di Classe X accompagnati alle sopracitate espulsioni di massa coronale. Va tenuto presente che le tempeste geomagnetiche violente non solo danno vita agli affascinanti spettacoli di luce, ma anche a potenziali effetti catastrofici su linee elettriche, rete internet, comunicazioni radio, navigazione satellitare e simili. Un nuovo evento di Carrington, una tempesta solare G5 che colpì la Terra nel 1859, provocherebbe danni ingentissimi nel nostro mondo tecnologico e connesso. Ecco perché il meteo solare è strettamente monitorato dagli esperti, soprattutto in questo periodo.

La ragione risiede nel fatto che il Sole si sta avvicinando al picco massimo di attività magnetica, atteso tra la fine del 2024 e l'estate del 2025. Questa fase è associata a un numero superiore di macchie solari e brillamenti più intensi e frequenti, che si traducono in un maggior rischio di tempeste solari significative. Ecco perché abbiamo visto l'aurora polare proprio a maggio 2024 e uno spettacolare SAR nel novembre del 2023. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sono attese tempeste geomagnetiche deboli di classe G1, che non permetteranno la visione di aurore polari dall'Italia.

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