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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Come evitare di prendere il vaiolo delle scimmie in vacanza e a cosa bisogna stare attenti

L’OMS ha dichiarato il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria globale. Cosa fare per ridurre al minimo il rischio di contagio in vacanza.
A cura di Andrea Centini
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Da quando all'inizio di maggio sono stati diagnosticati i primi casi di vaiolo delle scimmie (Monkeypox), nel Regno Unito, gli esperti di malattie infettive non si aspettavano di certo che saremmo arrivati alla situazione attuale, con la dichiarazione di emergenza sanitaria internazionale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e circa 16mila infezioni registrate in decine di nazioni (Italia compresa). Ad oggi non è ancora chiaro cosa abbia permesso la diffusione della malattia, endemica dell'Africa centro-occidentale e fino al 2022 considerata solo occasionale al di fuori dei Paesi normalmente interessati. Potrebbe esserci una correlazione con la pandemia di COVID-19, oppure il virus del vaiolo delle scimmie – un Orthopoxvirus analogo virus del vaiolo – potrebbe essere mutato e divenuto più trasmissibile. Ciò che è certo è che la circolazione del patogeno è significativa in varie parti del mondo (ciò che vediamo è solo la punta dell'iceberg) e il rischio di contagiarsi non è da sottovalutare, soprattutto in un periodo in cui si viaggia molto e aumentano sensibilmente le occasioni di contatto stretto tra le persone. Ecco cosa c'è da sapere per evitare di prendere il virus durante le vacanze e a cosa bisogna stare attenti.

Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie

Prima di addentrarci nel discorso sulla trasmissione è bene ricordare quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie e quali comportamenti vanno adottati in caso di contagio. Come specificato in un approfondito articolo dell'OMS, i sintomi più comuni dell'infezione “includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, bassa energia e linfonodi ingrossati”. Queste manifestazioni sono normalmente seguite o accompagnate da una caratteristica eruzione cutanea pustolare, che in genere dura 2 o 3 settimane. Le lesioni, simili a quelle provocate dal vaiolo umano, decisamente più aggressivo e mortale, si evolvono in varie fasi (macule, papule, vescicole, pustole e croste) fino a quando non si incrostano, seccano e staccano. “L'eruzione cutanea può essere trovata sul viso, sui palmi delle mani, sulla pianta dei piedi, sugli occhi, sulla bocca, sulla gola, sull'inguine e sulle regioni genitali e/o anali del corpo. Il numero di lesioni può variare da uno a diverse migliaia”, spiega l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il periodo di incubazione, cioè il tempo che intercorre tra l'esposizione al patogeno e la manifestazione clinica, è di due o tre settimane. Chiunque sospetti di avere il vaiolo delle scimmie o fosse entrato in contatto stretto con una persona con diagnosi acclarata dovrebbe isolarsi (limitare i contatti con gli altri), lavare con frequenza le mani con acqua e sapone o un gel idroalcolico e contattare l'assistenza sanitaria, che fornirà tutte le indicazioni necessarie per test, comportamento da tenere ed eventuali cure mediche. Fortunatamente sta circolando il ceppo meno aggressivo del vaiolo delle scimmie, con una mortalità stimata dell'1 percento. Nella maggior parte dei casi si tratta di una malattia autolimitante che guarisce spontaneamente ne giro di 2/3 settimane, ma come riportato dall'OMS, nelle persone in gravidanza, nei bambini e nei pazienti immunocompromessi c'è il rischio di un'infezione grave potenzialmente letale, che richiede il ricovero in ospedale.

Come si trasmette il vaiolo delle scimmie e cosa fare per proteggersi

Le dinamiche della trasmissione del vaiolo delle scimmie non sono ancora pienamente comprese dagli esperti, anche alla luce dell'anomala epidemia che si sta registrando negli ultimi mesi. L'OMS indica che il vaiolo delle scimmie si diffonde da persona a persona “attraverso il contatto stretto con qualcuno che ha un'eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie, anche attraverso il contatto faccia a faccia, pelle a pelle, bocca a bocca o bocca a pelle, compreso il contatto sessuale”. L'infezione non è esplicitamente contemplata tra le malattie sessualmente trasmissibili, tuttavia i rapporti sessuali rappresentano una delle situazioni di rischio maggiori per via del contatto con la pelle e i fluidi corporei. Non a caso larga parte dei casi emersi all'inizio dell'epidemia sono stati rilevati in gruppi di persone che avevano avuto rapporti intimi. Non è ancora chiaro se le persone asintomatiche possano trasmettere l'infezione, mentre si ritiene che un positivo rimanga contagioso fino al momento in cui tutte le lesioni cutanee “non si sono incrostate, le croste sono cadute e sotto si è formato un nuovo strato di pelle”. È possibile infettarsi anche attraverso le goccioline respiratorie (droplet e aerosol) di una persona positiva che ha “ulcere, lesioni o piaghe” nella bocca, anche se i meccanismi di trasmissione respiratoria sono ancora da comprendere a fondo. Si rischia il contagio anche attraverso il contatto con oggetti, lenzuola e vestiti contaminati (i fomiti) da una persona infetta. “È anche possibile contrarre l'infezione respirando frammenti di pelle o virus da vestiti, lenzuola o asciugamani”, aggiunge l'OMS. Non va infine dimenticato che il vaiolo delle scimmie è una zoonosi, una malattia trasmessa dagli animali, pertanto l'OMS raccomanda di prestare la massima attenzione con la carne potenzialmente infetta e il contatto con le specie portatrici del virus (principalmente piccoli mammiferi africani, come alcuni roditori). Questo rischio è tuttavia superiore nelle aree in cui la patologia è endemica. Alla luce di queste molteplici vie di trasmissione, il rischio di infettarsi può essere significativo in ambienti affollati come possono essere un party in spiaggia o una serata in discoteca. I CDC statunitensi sottolineano di prestare la massima attenzione in tutti quei luoghi in cui non è possibile mantenere libero il proprio spazio personale. I semplici urti con le altre persone possono essere un rischio, soprattutto negli ambienti in cui si sta con molta pelle del corpo scoperta, come appunto una festa in spiaggia. L'uso del preservativo è considerato fondamentale con i partner occasionali, oltre che una precauzione da usare per 12 settimane da parte dei pazienti guariti (non è ancora chiara la contagiosità attraverso lo sperma). Può essere utile anche indossare la mascherina FFP2 nei contesti più affollati e dunque a rischio.

Come evitare il contagio se si vive con un positivo e come comportarsi

L'OMS raccomanda di limitare / evitare i contatti ravvicinati con persone che hanno il sospetto o la conferma dell'infezione e di pulire e disinfettare gli ambienti potenzialmente contaminati dal virus. Lenzuola, vestiti e asciugamani a rischio vanno contenuti fino a quando non sia ha la possibilità di fare il bucato. I positivi che vivono con altre persone dovrebbero isolarsi in una stanza e usare un bagno dedicato (se non fosse disponibile va pulito quello comune dopo ogni utilizzo). L'OMS raccomanda di pulire le superfici toccate frequentemente con acqua e sapone e un disinfettante domestico, inoltre bisogna evitare di passare la scopa e l'aspirapolvere, poiché potrebbero diffondere nell'ambiente particelle infette e favorire il contagio degli altri. I positivi non devono grattarsi la pelle, che va lasciata asciutta e scoperta. Si raccomanda la pulizia del corpo con acqua sterilizzata o un antisettico, oltre a bagni caldi con bicarbonato di sodio e sali per le lesioni corporee. Per quelle in bocca si consigliano invece risciacqui con acqua salata come per le afte. Alle donne incinte e positive si raccomanda il parto cesareo per evitare di infettare il piccolo durante il parto naturale.

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