video suggerito
video suggerito

Come è riuscito Paul Alexander a vivere in un polmone di acciaio e diventare avvocato

Paul Alexander è morto a 78 anni, dopo aver vissuto per oltre 70 anni in un polmone di acciaio. Si tratta di una macchina cilindrica a grandezza d’uomo, che blocca per intero il corpo, lasciando liberi solo il collo e la testa. Nonostante gli ostacoli dovuti alla malattia e ai pregiudizi, nella sua vita, Paul ha tagliato numerosi traguardi, diventando un “modello” per gli altri.
0 CONDIVISIONI
Immagine

Ci sono storie che meritano di essere raccontate. Quella di Paul Alexander, o "Polio Paul", com'è stato rinominato, è una di questa. Non lo è per la poliomielite che lo ha paralizzato dal collo in giù quando aveva solo sei anni e nemmeno per essere vissuto 70 anni all'interno di un "polmone d'acciaio", ma per tutto quello che da quell'enorme cilindro che gli ha permesso di respirare, pur tenendolo bloccato per la maggior parte della sua vita, l'uomo dal "polmone di acciaio" ha insegnato agli altri, lottando per i propri diritti e per quelli delle persone con disabilità come lui.

Paul Alexander è morto a 78 anni, dopo averne trascorsi più di 70 anni all'interno di un polmone d'acciaio. Si tratta di un macchina cilindrica inventata nei primi anni del ‘900 per permettere alle persone con paralisi ai muscoli polmonari o altri problemi di tornare a respirare. Quando si è ammalato, nessuno pensava che sarebbe sopravvissuto: man mano che i mesi passavano e Paul stava meglio, i medici lo guardavano crescere dentro quella macchina e commentavano "è impossibile che sia ancora vivo".

Paul è sopravvissuto per altri 70 anni, si è laureato in Giurisprudenza, è diventato avvocato e quando è arrivato il Covid-19, nonostante la paura, è sopravvissuto a una nuova pandemia.

La storia del polmone di acciaio

Il polmone d'acciaio può essere considerato l'antenato dei moderni ventilatori meccanici. Si tratta di un scatola cilindrica, una sorta di capsula, a grandezza d'uomo, che attraverso un particolare meccanismo di compressione e decompressione d'aria, permetteva alle persone con gravi problemi polmonari di tornare a respirare, pur rimanendo con tutto il corpo bloccato al suo interno. L'unica parte che è libera di muoversi è il collo e la testa, che però per forza di cose, sono limitati, essendo la persona costretta a rimanere in posizione supina.

Il polmone d'acciaio è stato inventato negli anni '20 del ‘900 negli Stati Uniti per salvare le migliaia di persone, soprattutto bambini, colpite dalle frequenti epidemie di poliomielite, una malattia infettiva che attacca soprattutto i neuroni motori del midollo spinale.

Permetteva alle persone di respirare

Uno dei suoi sintomi più gravi della poliomielite acuta è la paralisi muscolare. Qando colpisce i muscoli del torace impediva ai malati di respirare. Per salvare da morte certa i malati di poliomielite, due scienziati della Harvard School of Public Health inventarono il polmone d'acciaio. Il primo della storia è stato utilizzato al Boston Children's Hospital per salvare la vita di una bambina di otto anni con la polio nel 1928.

Paul era uno dei pochi al mondo a servirsene ancora: ora, che Paul è scomparso, negli Stati Uniti resta solo una persona ad utilizzare il polmone d'acciaio. Prima di lui, l'ultima persona nel Regno Unito nelle loro stesse condizioni è morta nel 2017.

La malattia di Polio Paul

In un'intervista rilasciata al Guardian nel 2020, Paul ha raccontato di aver contratto la malattia nel 1952 in Texas, dove viveva con la famiglia, durante la peggiore epidemia di poliomielite della storia degli Stati Uniti, con oltre 21.000 casi registrati. Quando i suoi genitori, spaventati dal continuo peggioramento delle sue condizioni, lo portano all'ospedale di Parkland, i medici erano tutti d'accordo sul fatto che Paul non ce l'avrebbe fatta.

In quei mesi gli ospedali erano presi d'assalto dai malati, soprattutto bambini, e molti di loro morivano dopo pochi giorni. Ma un dottore volle vedere Paul di nuovo, subito dopo la tracheotomia d'urgenza, il buio. Paul ha raccontato di essersi svegliato dopo tre giorni in quella macchina, da cui non sarebbe più uscito se non – dopo anni – per poche ore al giorno.

I primi mesi sono stati terribili: Paul era solo un bambino, e oltre alle sofferenze dovute alla malattia, era costretto a stare in ospedale, circondato da decine di bambini, che come lui erano immobilizzati in queste scatole di ferro. "Ogni volta che mi facevo un amico, morivano", ha raccontato Paul nel 2020 al giornale inglese.

Come ha vissuto dentro il suo polmone di acciaio

Il vero incubo durò 18 mesi, poi Paul tornò a casa e finalmente le cose cominciarono a migliorare, per quanto fossero ancora estremamente difficili: stiamo parlando degli anni '50, negli Stati Uniti le persone disabili venivano praticamente nascoste e molto raramente uscivano in pubblico. Nel 1954, però, la madre di Paul ricevette una chiamata da un fisioterapista che lavorava con la March of Dimes, un ente di beneficenza statunitense che si occupava di limitare la diffusione della poliomielite.

Il team di esperti che prese in cura il caso Paul gli insegnò una particolare tecnica di respirazione, la "respirazione glassofaringea". Paul la chiamava "respirazione da rana", per il particolare movimento della gola con cui riusciva a "inghiottire" poca aria alla volta. Attraverso questa particolare tecnica, Paul poteva uscire dal polmone di acciaio, anche se per pochissimo al giorno.

Un modello per gli altri

Nonostante le difficoltà e la fatica, Paul ha condotto la sua vita, conquistando traguardi mai raggiunti prima. Uno dei più importanti: a 21 anni si è diplomato in una scuola superiore di Dallas, diventando la prima persona a farlo senza frequentare fisicamente una classe. Non si è fermato al diploma: dopo tanti rifiuti, è riuscito a entrare alla Southern Methodist University di Dallas d poi alla scuola di legge all'Università del Texas ad Austin.

Dopo la laurea, Paul ha esercitato per decenni come avvocato a Dallas e Fort Worth, rappresentando i clienti in tribunale usando una particolare sedia a rotelle modificata che teneva il suo corpo paralizzato in posizione verticale. Come si legge nell'annuncio della morte sulla sua pagina di Di GoFundMe, "la sua storia ha viaggiato in lungo e in largo, influenzando positivamente persone in tutto il mondo. Paul è stato un modello incredibile che continuerà a essere ricordato".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views