Come è possibile che nel talco di Johnson&Johnson ci fosse amianto e perché è cancerogeno
Il talco di Johnson&Johnson, da oltre un decennio al centro di cause legali e risarcimenti miliardari, poteva contenere tracce di asbesto crisotile, un tipo di amianto che può causare gravi malattie polmonari e tumori, come il mesotelioma e il cancro alle ovaie. La contaminazione era emersa in seguito a una serie di indagini condotte anche dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, che hanno poi portato al ritiro da mercato del prodotto a base di talco tritato, un minerale naturale del magnesio di per sé considerato sicuro.
Essendo però estratto alle rocce, il talco rischia di essere contaminato da altri minerali, incluso l’asbesto crisotile, noto anche come crisotilo o amianto bianco, un silicato fibroso che appartiene al gruppo degli amianti “serpentini”. Gli studi scientifici sul rischio di sviluppare malattie in seguito all’esposizione a qualsiasi forma di amianto, compreso l’asbesto crisotile, sono inequivocabili e anche le più recenti revisioni della letteratura scientifica hanno confermato la schiacciante evidenza che l’amianto, compreso il crisolito, costituisce una grave minaccia per la salute.
Perché il talco può contenere amianto
Il talco è un minerale del magnesio (fitosilicato di magnesio) si estrae da rocce eruttive e, più frequentemente, da rocce metamorfiche, che possono contenere anche quantità variabili di altri minerali, incluso l’amianto (asbesto): con amianto, nello specifico, si intende un insieme di minerali (un gruppo di sei fibre minerali presenti in natura) di cui il crisolito (asbesto crisotile o amianto bianco) è un silicato fibroso del gruppo degli amianti serpentini, nonché il tipo più comune di amianto
Può quindi accadere che le rocce da cui si ottiene il talco siano contaminate dall’asbesto crisotile e che, durante il processo di estrazione e successiva frantumazione, le fibre di amianto vengano rilasciate nell’aria e quindi inalate. Qualsiasi applicazione di talco contaminato da asbesto crisotile può comportare rischi per la salute derivanti dall’esposizione.
Per legge, è bene precisarlo, in Italia è richiesto che il talco utilizzato nei prodotti per il corpo sia privo di amianto (“non deve contenere fibre microscopiche e submicroscopiche di asbesto” precisa la IX edizione della Farmacopea Ufficiale). È importante anche precisare che non tutte le miniere da cui il talco viene estratto sono interessate dalla contaminazione con amianto: il talco attualmente impiegato nell’industria si ottiene da miniere in cui le rocce non presentano tracce di amianto.
Perché l’amianto è cancerogeno
L’amianto, o asbesto, è estremamente pericoloso per la salute. Studi clinici ed epidemiologici hanno accertato in modo incontrovertibile la nocività di tutti i tipi di fibre di amianto, il che ha portato a vietare l’uso di questi materiali in molti Paesi, inclusa l’Italia. Se inalate, le polveri contenenti fibre di amianto possono infatti causare gravi malattie, come l’asbestosi, una malattia polmonare cronica conseguente a importanti esposizioni, e diverse forme di tumore, tra cui il mesotelioma (un tipo di cancro che si forma sul tessuto protettivo che ricopre i polmoni o l’addome), il cancro del polmone, della laringe e delle ovaie.
Gli amianti più cancerosi sono quelli che appartengono al gruppo degli anfiboli (di cui il più temibile è la crocidolite, o amianto blu) ma è stato ampiamente dimostrato che anche l’amianto crisotilo (asbesto crisotile o amianto bianco), l’unica forma serpentina dell’amianto, può causare cancro del polmone, mesotelioma maligno, cancro alla laringe, alle ovaie e altri tipi di tumore, oltre all’asbestosi. Nello specifico, analisi comparative hanno indicato che il crisotilo è dalle 2 alle 4 volte meno potente dell’amianto crocidolite nella sua capacità di causare mesotelioma maligno, ma di uguale potenza nel causare il cancro ai polmoni.
“Il rischio di queste malattie – spiegano i ricercatori – aumenta con l’esposizione cumulativa al crisotilo nel corso della vita e anche con l’aumentare dell'intervallo di tempo (latenza) dalla prima esposizione”.
L’amianto crisotilo e tutte le altre forme di amianto sono state classificate come cancerogene da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il rischio che le fibre – che non si dissolvono in acqua né evaporano, sono resistenti al calore, al fuoco, alla degradazione chimica, biologica e meccanica – possano essere inalate, penetrando in profondità nei tessuti, dove provocano uno stato di infiammazione persistente che induce danni a carico del DNA delle cellule, favorendo la trasformazione tumorale.
In Italia, la produzione, la lavorazione e la vendita dell’amianto sono vietate dal 1992, sebbene gli ultimi dati indichino che sul territorio nazionale siano ancora presenti circa 40 milioni di tonnellate di amianto.