Come è possibile che il terremoto in Turchia si sia sentito anche in Groenlandia
Le scosse del potente terremoto che ha colpito la Turchia e la vicina Siria lunedì 6 febbraio sono state avvertite anche in Groenlandia, a oltre 5.500 chilometri di distanza dall’epicentro, appena a nord della città turca di Gaziantep. È quanto emerso dai dati dei sismografi, che hanno rilevato le onde sismiche sulla costa orientale della Groenlandia circa otto minuti dopo l’inizio dell’evento di magnitudo 7,9. Anche il secondo terremoto di magnitudo 7.5 e molte altre scosse successive hanno raggiunto la costa orientale dello stato insulare.
“Le onde sismiche – ha affermato la sismologa Tine Larsen del Geological Survey of Denmark and Greeland – hanno prima raggiunto il sismografo sull’isola danese di Bornholm, cinque minuti dopo l’inizio della scossa. Otto minuti dopo, hanno raggiunto la costa orientale della Groenlandia, propagandosi ulteriormente in tutta la regione”. Circa nove ore dopo, un’altra scossa di magnitudo 7,5 ha colpito la Turchia sud-orientale, nei pressi della città di Elbistan, a circa 130 km a nord del primo sisma. “Abbiamo registrato entrambi i terremoti e molte altre scosse di assestamento in Danimarca e Groenlandia” ha aggiunto Larsen.
Ma come è possibile che le onde sismiche si siano propagandate per una così grande distanza? Chiaramente avvertite anche a Cipro, in Egitto e in Libano, le onde possono propagarsi dalla sorgente sismica (in questo caso la faglia dell’Anatolia orientale) in tutte le direzioni, in funzione del mezzo che attraversano (modificano la loro velocità in base alla densità del mezzo), riflettendosi o rifrangendosi sulle principali discontinuità.
Lo studio della loro propagazione ha permesso di ricostruire la struttura interna della Terra, permettendo di individuare gli strati concentrici che compongono il nostro pianeta e addirittura di comprendere che il suo nucleo interno – una sfera calda e densa di ferro solido delle dimensioni di Plutone – ruota separatamente dal resto del pianeta. Tale rotazione è stata infatti scoperta solo da pochi decenni grazie allo studio dei doppietti sismici, ovvero di onde che percorrono uno stesso percorso nel nucleo interno e possono essere registrate sull’altra estremità della Terra.
Ciò significa che, se magnitudo importanti, possono attraversare distanze che superano il diametro medio del pianeta (12,7 mila chilometri circa), è possibile che abbiano percorso più di 5mila chilometri lungo la sua superficie, senza che ciò abbia implicato uno spostamento definitivo di materiali. Tranne che nelle vicinanze della sorgente sismica, dopo il passaggio delle onde prodotte da una stessa sorgente, le rocce tornano infatti nella loro posizione originaria, producendo vibrazioni dette “deformazioni elastiche” in risposta allo stress, che scompaiono al cessare della sollecitazione.