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Come è nato il boato che si è sentito sulle coste della Toscana: “Per capirlo dobbiamo guardare il cielo”

Per Emanuele Marchetti, professore di Geofisica all’Università di Firenze, spiega perché il boato che si è sentito al largo della costa toscana potrebbe essere stato un bolide che è entrato nell’atmosfera terrestre. “Evento più energetico di quelli che abbiamo registrato in passato, è stato registrato fino alla Valle d’Aosta”.
Intervista a Emanuele Marchetti
Professore di Geofisica all'Università di Firenze
A cura di Velia Alvich
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La prima ipotesi è stata quella di un sisma. Poi, l'allarme lanciato dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, è stato smentito: l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) non ha registrato nessun terremoto. Deve essere stato qualcos'altro. Un boato, quello che è stato sentito vicino all'Isola d'Elba il 20 giugno così forte che poi è stata proposta l'idea di un aereo supersonico che ha rotto il muro del suono. Ma l'ipotesi che sta prendendo sempre più spazio è quella di un frammento di meteorite che è entrato nell'atmosfera terrestre. Un evento raro, ma possibile. Anzi, il più probabile secondo Emanuele Marchetti, professore di Geofisica all'Università di Firenze, che collabora con Prisma, il progetto che traccia le meteore che entrano nella nostra atmosfera.

È plausibile che si sia trattato di un frammento di asteroide?

In questo momento stanno uscendo anche altre ipotesi, per esempio di geyser sottomarini, ma io li trovo più improbabili. L'ipotesi più plausibile è che si sia trattato dell'ingresso di un meteorite. Visto che è successo nelle ore diurne, non ha lasciato traccia sulle immagini della rete Prisma. Quando c'è l'accesso di un meteorite in atmosfera questo si frammenta, causando un'esplosione. Quello che abbiamo registrato con i nostri sistemi è l'onda di pressione, cioè appunto la variazione di pressione prodotta dall'esplosione. Questo segnale è molto simile ad altri che abbiamo già registrato in passato in Italia e che sono stati confermati dalla rete Prisma.

Il fatto che sia successo di giorno significa che un'eventuale scia luminosa del bolide non è stata rilevata dalla rete di camere Prisma, ma neppure dall'occhio umano? 

Non è stato visibile per le telecamere, ma comunque siamo riusciti a rilevarlo con la rete di sensori di pressione e con i sismografi, che rappresentano delle osservazioni complementari rispetto a quella ottica che viene fatta per i meteoriti. Bisogna considerare anche che questo evento è stato localizzato perché lo abbiamo registrato anche da altre stazioni. Per ognuna di esse otteniamo la direzione di provenienza del segnale, così abbiamo triangolato le diverse direzioni di provenienza. La sorgente sembra essere localizzata nel Mar Tirreno, a sud dell'isola di Montecristo. Quindi in una zona in cui le osservazioni umane possono essere molto limitate perché siamo in mezzo al mare.

Lei ha citato i sismografi che hanno rilevato il possibile ingresso di una meteorite, ma l'Ingv non ha registrato nulla. Com'è possibile?

Il segnale è evidente in molte stazioni della Toscana, non è stato ancora interpretato in modo chiaro perché comunque ci sarà bisogno di fare delle analisi sui tracciati. Noi di Prisma, insieme ai colleghi della fondazione Parsec di Firenze, una stazione sismica ed acustica a Elba. E lì il tracciato dei sismografo è chiaro. Il tracciato c'è, ma non è un terremoto. L'Ingv registra automaticamente gli eventi sismici, ma questi sono associati a una forma d'onda particolare: prima l'arrivo delle onde primarie, seguito da quelle di taglio. Fondamentalmente ha delle caratteristiche riconoscibili. Ci sono tante altre sorgenti che generano onde sismiche e che però non sono terremoti. Quelle devono essere analizzate in dettaglio prima di poter associare la forma d'onda a una fonte diversa.

La forma d'onda di un bolide che entra nell'atmosfera terrestre com'è?

Fondamentalmente è un'esplosione. Un sismogramma sarà privo per esempio delle onde a taglio che invece sono tipiche dei terremoti. E questo, in presenza di altre fonti complementari, permette di identificare l'evento.

Quanto è stato forte l'evento che è stato registrato? Siamo sicuri che non si tratti di un aereo che ha superato il muro del suono?

Vede, i boati che in passato venivano registrati all'Elba erano associati ad aerei che superavano il muro del suono. Un fenomeno comune magari non quanto in passato, ma che ancora si verifica. Siamo nel Mar Tirreno, vicino alla Corsica. Potrebbero anche essere i francesi. Insomma, non è che quando si verifica un fenomeno del genere viene percepito soltanto nelle aree limitrofe. In questo caso il boato è stato sentito anche in buona parte della costa toscana e anche in Corsica. Possiamo dire che all'Elba abbiamo superato tranquillamente i 40 Pascal. È stato un evento più energetico di quelli che abbiamo registrato in passato. E anche questo ci fa pensare che l'evento non sia un aereo, ma un processo più energetico. Il segnale prodotto da questa sorgente lo abbiamo registrato addirittura fino in Valle D'Aosta con strumenti analoghi.

Il frammento di asteroide potrebbe essere caduto in mare. In casi simili si cercherebbe di recuperarlo?

Non so dirlo con certezza. Se fosse ancora sulla terra probabilmente avrebbe prodotto del materiale. Ma io penso che in mare sia assolutamente irrecuperabile. Lo trovo altamente improbabile. Purtroppo sarà un evento per cui sarà impossibile recuperare i prodotti, mancano osservazioni più prossimali e alla fine sarà difficile alla fine avere una validazione di quello che ipotizziamo.

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