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Come capire se una persona sta dicendo una bugia: secondo la scienza basta osservare un solo segnale

Lo dimostra una nuova ricerca che ha testato un semplice modo per smascherare chi mente, indicando che la valutazione di un singolo parametro permette di riconoscere chi mente con una precisione di quasi l’80%.
A cura di Valeria Aiello
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Probabilmente tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo chiesti come fare a capire se chi ci sta parlando, oppure ci scrive in chat, sta o meno mentendo. Un tema, quello delle bugie, sul quale sono stati condotti diversi studi scientifici, che negli anni hanno portato alla formulazione di lunghi elenchi di “segnali” in grado di rivelare il “Pinocchio” della situazione. Questi comprendono movimenti degli occhi, posizione della testa e del corpo, il tono della voce, i movimenti della bocca e del capo, ma anche la tendenza a ripetere la domanda prima di una risposta e mettere una certa distanza tra sé e l’oggetto della discussione. In sostanza, quanto scoperto finora ha indicato che esistono almeno 92 segnali che possono smascherare i bugiardi, il che rende praticamente impossibile osservare con attenzione tutti questi aspetti in un breve lasso di tempo, come quello che può essere impiegato dal nostro interlocutore per dire la bugia. Una nuova ricerca ha però messo in luce un nuovo approccio di rilevamento della menzogna basato su un singolo segnale che, stando ai risultati dei test appena pubblicati su Nature Human Behavior, permette di riconoscere i bugiardi con una precisione di quasi l’80%.

Il segnale che smaschera i bugiardi

Per rilevare l’inganno, il team di ricerca che ha escogitato questo nuovo approccio, guidato da Bruno Verschuere, professore associato di psicologia forense dell’Università di Amsterdam, ha fatto affidamento su quella che in gergo è chiamata “euristica” (dal greco εὑρίσκω, letteralmente “scopro” o “trovo”), una semplice regola empirica che permette di semplificare le decisioni difficili ignorando la maggior parte delle informazioni e affidandosi ai soli parametri più diagnostici.

Ciò significa che il nuovo metodo di rilevamento delle bugie si concentra interamente su un singolo segnale, ovvero sul livello di dettaglio della storia raccontata da una persona, ignorando tutto il resto. “Sicuramente ci vuole un po’ per abituarsi – spiega Verschuere – . Può sembrare molto controintuitivo ascoltare semplicemente ciò che le persone dicono e non prestare attenzione a tutti gli altri segnali, come il modo convincente o emotivo con cui qualcuno racconta la propria storia. Le persone che dicono la verità possono fornire una descrizione ricca di un evento, perché l’hanno realmente vissuto, ma anche i bugiardi possono comunque indicare dettagli, aumentando però il rischio di essere scoperti”.

L'accuratezza dei dettagli

Per verificare il metodo, i ricercatori hanno condotto una serie di nove studi, chiedendo a 1.445 persone di valutare l’accuratezza di dichiarazioni scritte, trascrizioni video, interviste video o interviste dal vivo sulle attività degli studenti nel campus di Amsterdam, indicando se queste le loro storie fossero vere o false. Questi resoconti provenivano da due gruppi di studenti, divisi in colpevoli o innocenti: ai colpevoli è stato chiesto di rubare un compito da un armadietto, mentre al gruppo di innocenti di trascorrere mezz’ora nel campus, andare in biblioteca, bere un caffè e chiamare un amico. Successivamente, a tutti è stato detto di dichiarare che avevano trascorso mezz’ora nel campus.

Tali resoconti sono stati quindi sottoposti ai partecipanti agli studi che, in una situazione standard, sono stati liberi di scrutare tutti i segnali che ritenevano opportuni – dal guardare le persone negli occhi alla ricerca di un comportamento o di una storia particolarmente emotiva – per rilevare se qualcuno stesse mentendo. “In questa situazione – spiegano i ricercatori – hanno trovato difficile distinguere le bugie dalle verità, discriminando le menzogne a malapena al di sopra del livello di probabilità”.

Tuttavia, quando è stato chiesto di esaminare “la quantità di dettagli (descrizioni di persone, luoghi, azioni, oggetti, eventi e la tempistica degli eventi)” e “il grado in cui il messaggio sembrava completo, concreto, sorprendente, o ricco di dettagli”, i partecipanti sono stati costantemente in grado di discernere le bugie dalle verità, con una precisione del 59-79%.

Ciò ha suggerito che la regola empirica di “utilizzare il meglio (e ignorare il resto)” è effettivamente un metodo superiore di rilevamento delle bugie, indicando che se una persona fornisce descrizioni ricche di dettagli, su chi, cosa, quando, come e perché, è probabile che stia dicendo la verità. Se invece sorvola su questi dettagli, probabilmente sta mentendo. In situazioni ad alto rischio, sottolineano gli studiosi, è però probabile che le persone arricchiscano le bugie con dettagli più minuziosi, per aumentare la loro credibilità, quindi è possibile che le regole empiriche per il rilevamento delle bugie dipendano dal contesto.

Ad ogni modo, l’utilizzo di sempre più indizi, incrementa il rischio che i bugiardi vengano smascherati. “Usa il meglio e ignora il resto – concludono gli studiosi – . Anche se il metodo sembra tutt’altro che perfetto, vale la pena prestare attenzione ai dettagli… e nient’altro che i dettagli”.

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