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Come capire se soffri d’insonnia: sintomi, cause e quando c’è da preoccuparsi

L’insonnia è un disturbo del sonno che in Italia riguarda un adulto su quattro e si manifesta con sintomi come difficoltà a prendere sonno, frequenti risvegli notturni o risvegli precoci al mattino. Quando occasionale, l’insonnia è solitamente causata da eventi stressanti o condizioni specifiche, ma se il disturbo si presenta più volte e persiste per tre mesi o più può comportare problemi di salute anche importanti.
A cura di Valeria Aiello
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L’insonnia è un disturbo del sonno che, secondo gli ultimi dati dell’AIMS, l’Associazione italiana di Medicina del Sonno riguarda circa 12 milioni di persone in Italia e, più precisamente, un adulto su quattro e un minore su cinque: ciò significa che, numeri alla mano, non è raro che una persona riferisca di avere difficoltà ad addormentarsi o altri sintomi di insonnia, come frequenti risvegli notturni o risvegli precoci al mattino.

Ciò che però è importante capire è quando questi disturbi del sonno rappresentano un problema occasionale, perché ad esempio dovuti a un determinato evento stressante o una condizione specifica, oppure se sono il segnale di un disturbo che può diventare cronico e causare un debito di sonno, che è estremamente nocivo per la salute. L’insonnia altera infatti il normale ciclo del sonno e, a seconda della frequenza con cui si manifesta, può essere classificata come occasionale, a breve termine o cronica, con conseguenze che possono influenzare fortemente la qualità della vita e il benessere della persona insonne. In altre parole, soffrire di insonnia, come condizione medica, non significa solo sperimentare occasionali difficoltà nell’addormentarsi o risvegli durante la notte: ecco cosa c’è da sapere sull’insonnia, sulle cause di questo disturbo e sui rischi della privazione di sonno.

Cos’è l’insonnia e quali sono i sintomi di questo disturbo del sonno

L’insonnia è un disturbo del sonno che si riscontra frequentemente nella popolazione, caratterizzato da sintomi che includono difficoltà ad addormentarsi quando ci si corica, frequenti risvegli durante la notte, difficoltà a riaddormentarsi e/o risvegli precoci. Sotto il profilo sintomatico, queste diverse difficoltà permettono infatti di distinguere tre tipi di insonnia:

  • insonnia iniziale ovvero la difficoltà a prendere sonno;
  • insonnia intermittente o centrale, caratterizzata da frequenti risvegli durante le ore notturne;
  • insonnia terminale caratterizzata dal risveglio precoce, con l'incapacità di riprendere il sonno.

Sotto il profilo diagnostico, l’insonnia può essere classificata come occasionale, a breve termine o cronica a seconda della frequenza con cui si manifesta il disturbo. In particolare, si parla di insonnia occasionale, quando la difficoltà a dormire dura meno di una settimana; insonnia a breve termine, quando la difficoltà a dormine persiste per giorni o settimane; insonnia cronica quando la difficoltà ad addormentarsi, a rimanere addormentati o a svegliarsi la mattina presto senza riuscire a riaddormentarsi si verifica per almeno 3 notti a settimana per almeno 3 mesi.

La sintomatologia che accompagna l’insonnia è caratterizzata da stanchezza continua nelle ore diurne (astenia), difficoltà a mantenere la concentrazione, deficit di memoria, stati depressivi, aumento dell’irritabilità – spiegano gli esperti – . L’insonnia può comportare anche, nei casi più gravi, ipertensione, problemi cardiovascolari e insorgenza di diabete di tipo II”.

Quali sono le cause dell’insonnia

Le cause dell’insonnia possono essere diverse anche se, tra le principali ragioni alla base dell’insonnia occasionale, ci sono eventi stressanti e condizioni specifiche, come ansia e angoscia, che possono compromettere la qualità del riposo notturno. L’insonnia occasionale può essere dovuta anche a fattori ambientali che possono disturbare il sonno, come rumori notturni, temperatura della camera da letto eccessiva o troppo bassa, o il consumo di caffè, alcolici, nicotina e l’assunzione di alcuni farmaci.

L’insonnia cronica è invece provocata generalmente da condizioni mediche, come dolore cronico, allergie alimentari o respiratorie, problemi gastrointestinali come il reflusso, problemi endocrini come l’ipertiroidismo, artrite, asma. Altre condizioni che possono causare l’insonnia possono essere di tipo neurologico, la malattia di Parkinson, lombalgia, e stati psicologici di vario tipo, come disturbi cronici dell’umore e depressione.

Altre cause di insonnia possono inoltre includere una scadente igiene del sonno (andare a letto negli orari sbagliati, visione di film particolarmente impressionanti prima di andare a dormire, riposini diurni, ecc.), e anche l’utilizzo di dispositivi elettronici come computer, smartphone e tablet nelle ore serali influenza negativamente la qualità del sonno.

Cosa fare se si soffre di insonnia e quando preoccuparsi

Per la cura dell’insonnia il primo passo è riuscire a identificare la causa che scatena il disturbo del sonno, che se legato a una scarsa igiene del sonno può essere risolto cercando di regolarizzare il ritmo sonno-sveglia: ciò implica svegliarsi e coricarsi sempre alla stessa ora, evitare di passare troppo tempo davanti agli schermi prima di andare a dormire e, più in generale, tutti quei comportamenti che possono compromettere un buon sonno.

Tuttavia, quando l’insonnia non è occasionale ma si manifesta per diversi giorni o settimane, rendendo difficile svolgere le attività quotidiane, può essere utile rivolgersi a un medico o a uno specialista, con il quale si potrà verificare quale potrebbe essere il problema che causa difficoltà nel dormire ed eventualmente valutare il ricorso a trattamenti specifici.

In caso invece di insonnia cronica, il trattamento di prima linea è la terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia (CBTI), che mira a ridurre la paura e l’ansia di dormire e a fornire strategie di rilassamento prima di andare a letto, oltre a fornire anche raccomandazioni comportamentali sulla corretta igiene del sonno. Lo specialista potrà inoltre prescrivere trattamenti farmacologici, come benzodiazepine, ipnoinducenti e antidepressivi.

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