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Come capire se si è allergici al mezzo di contrasto della TAC e di altri esami radiologici

I mezzi di contrasto utilizzati per la TAC e altri esami radiologici sono tra i farmaci più utilizzati al mondo e sono generalmente ben tollerati, ma in rari casi possono scatenare una grave reazione allergica fino allo choc anafilattico. Quali sono le categorie a rischio e come capire se si è allergici.
A cura di Andrea Centini
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Le immagini di una TAC. Credit: Wikipedia
Le immagini di una TAC. Credit: Wikipedia

Quando ci sottoponiamo a una TAC (tomografia computerizzata), a una Risonanza Magnetica o ad altri esami radiologicidiagnostici in genere vengono somministrati i mezzi di contrasto (MDC), fluidi che hanno lo scopo di modificare il contrasto delle immagini e migliorare i dettagli delle parti anatomiche scansionate. Una volta iniettato, infatti, un liquido di contrasto attraversa i vasi sanguigni e raggiunge organi e tessuti, dove grazie alla sua composizione – ad esempio con Iodio o Gadolinio – permette di esaltare la qualità delle immagini ottenute, rendendo ben visibili ad esempio tumori e altre tipologie di lesioni.

I mezzi di contrasto in genere sono ben tollerati

Come specificato dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), i mezzi di contrasto “sono tra i farmaci di più largo utilizzo a livello mondiale” e solitamente sono ben tollerati. Tuttavia in alcuni casi possono scatenare reazioni avverse anche gravi, col rischio di choc (o shock) anafilattico potenzialmente letale. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) indica in un documento di ricevere regolarmente “segnalazioni di reazioni di ipersensibilità immediata con mezzi di contrasto (MdC)”, e sebbene “si verifichino generalmente con frequenza rara, possono avere esiti gravi e talvolta fatali”. Una reazione anafilattica al mezzo di contrasto è probabilmente la causa scatenante della morte della 44enne napoletana Federica Borrometi, deceduta a Ragusa tra il 4 e il 5 luglio durante una TAC cui si era sottoposta per dolore acuto all'arcata dentaria, provocato da un ascesso molare.

Poiché è ampiamente noto in letteratura medica che in rare circostanze i mezzi di contrasto possono provocare severe reazioni avverse, il paziente non solo deve compilare il consenso informato nel quale indica di essere al corrente dei rischi, ma i medici devono effettuare una scrupolosa anamnesi per capire se chi deve sottoporsi all'esame diagnostico è un soggetto a rischio di ipersensibilità. Ci sono infatti categorie e fattori predisponenti che sono considerati a elevato rischio di reazione allergica ai mezzi di contrasto, sia quelli iodati che quelli contenenti Gadolinio. Come evidenziato dall'AIFA, il rischio di allergia “esiste indipendentemente dalla via di somministrazione e dalla quantità di MDC somministrata”, inoltre “tali reazioni hanno carattere di imprevedibilità e possono verificarsi in pazienti che non hanno mai ricevuto MDC ma anche in soggetti che non hanno mai manifestato alcuna reazione con precedenti esposizioni a mezzi di contrasto”. In parole semplici, non è sempre possibile prevedere uno shock anafilattico da MDC, dato che le reazioni avverse possono presentarsi anche in chi li ha sempre assunti senza problemi.

Chi rischia una reazione allergica da mezzo di contrasto

L'AIFA specifica che tra i pazienti a elevato rischio di reazione allergica ci sono coloro che avevano avuto una precedente reazione allergica o simil-allergica a MDC della stessa classe utilizzata per il nuovo controllo; pazienti con asma bronchiale “non controllata da terapia”, in particolar modo va prestata attenzione a quelli che assumono dei beta-bloccanti; anafilassi idiopatica (cioè della quale non si conosce la causa scatenante); e mastocitosi, una malattia caratterizzata dall'accumulo di mastociti – cellule immunitarie generate dal midollo osseo – nei tessuti e negli organi. La SIAAIC aggiunge che anche i pazienti con orticaria-angioedema sono a elevato rischio di reazione avversa. L'AIFA indica che non sono considerati fattori di rischio le precedenti reazioni allergiche ad alimenti (come ad esempio crostacei e molluschi), ad altre categorie di farmaci, ai metalli etc etc, mentre. L'ente specifica inoltre che la frequenza delle reazioni lievi agli MDC iodati è compresa tra lo 0,9 e il 2,9 percento degli esami totali, mentre quelle severe sono appena dello 0,0035 percento. Sono dati che dimostrano la rarità degli eventi gravi, comunque possibili ed è per questo che si presta sempre la massima attenzione ai fattori di rischio dei pazienti.

I tipi di reazione avversa e i sintomi provocati dai mezzi di contrasto

Le reazioni avverse ai mezzi di contrasto possono essere di tipo tossico, pseudo-allergico e allergico. Queste ultime si suddividono in immediate (entro la prima ora, spesso nei primi minuti dopo l'infusione) e non immediate / tardive, che possono manifestarsi dopo 1 – 2 ore o giorni dopo la somministrazione del farmaco. La SIAAIC indica che fra i sintomi delle reazioni immediate vi sono “eritema cutaneo (rossore), l’orticaria con o senza angioedema, la mancanza di fiato, la nausea, il vomito, il calo della pressione e, nei casi più gravi, lo shock anafilattico”. Quelle tardive sono in genere reazioni lievi o moderate.

Come capire se si è allergici ai mezzi di contrasto

Per capire se si è allergici ai mezzi di contrasto e stimare il rischio di una reazione avversa è possibile sottoporsi a una visita allergologica, ma in genere questi esami sono raccomandati a persone considerate a rischio o che comunque hanno avuto un sospetto evento avverso dopo l'esposizione a un determinato allergene (come un MDC). Come spiegato dalla SIAAIC, il test di provocazione (DPT) “è considerato il gold standard per la diagnosi di allergia a farmaci, MDC iodati compresi”, ma solo “in casi selezionati”. Tra gli esempi citati vi sono la comparsa di una reazione quando il farmaco responsabile non è noto o quando la reazione “è avvenuta più di 6 mesi prima dalla valutazione allergologica”. “Inoltre – conclude la SIAAIC – dipende soprattutto dalla gravità della reazione avvenuta, che se sistemica è controindicato”. L'ente spiega che nella fase acuta di una reazione avversa si può fare diagnosi di allergia attraverso il dosaggio della triptasi sierica entro 3 – 4 ore, da ripetere nei giorni successivi. Anamnesi, test in vivo (cutanei, prick etc etc) e test in vitro (BATT e LTT) sono tutte soluzioni che possono fornire la diagnosi di allergia al mezzo di contrasto.

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