Come capire se è depressione e non solo tristezza: la psichiatra spiega il caso Cognetti
Chi è depresso non decide di esserlo, né tanto meno può decidere di non esserlo più. Il caso dello scrittore Paolo Cognetti, che ha raccontato in un'intervista a Repubblica di aver avuto una depressione sfociata in disturbo bipolare con fasi maniacali, mostra ancora una volta come la salute mentale non sia una questione di scelte o di volontà. "Le malattie nervose non devono essere più una vergogna da nascondere e la risalita comincia accettando chi realmente si è", ha detto l'autore del Premio Strega "Le otto montagne", raccontando di essere stato sottoposto a un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) all'inizio di dicembre.
Non è la prima volta che succede. Lo abbiamo visto anche con Fedez. Spesso, soprattutto se le persone coinvolte sono famose e ricche, il giudizio comune verso chi racconta di soffrire o aver sofferto di depressione è dubbioso, a volte perfino critico. Come se la depressione non fosse altro che tristezza a cui si lascia andare chi non ha abbastanza forza di volontà. La depressione è invece una malattia riconosciuta: il Manuale Msd, un'autorevole fonte medica, spiega come il termine depressione venga utilizzato per indicare uno dei possibili disturbi depressivi, nei quali la tristezza è una condizione così persistente da compromettere il normale svolgimento della vita di una persona. Vi lasciamo qui un approfondimento sui diversi tipi di depressione possibili. A Fanpage.it ne abbiamo parlato con la dottoressa Tiziana Corteccioni, psichiatra e psicoterapeuta.
Cosa caratterizza la depressione e la rende diversa dalla semplice tristezza?
La depressione e la tristezza sono due condizioni molto diverse. Nella depressione infatti l’umore basso è pervasivo, persistente e immodificabile, ovvero rimane costante per settimane. Invece quando una persona è triste lo può essere al massimo per qualche giorno e il suo umore non è perenne.
Cosa intende per tono dell’umore pervasivo e immodificabile?
L’umore depresso è pervasivo nel senso non riguarda un solo ambito della vita di una persona, ma la invade in ogni aspetto. È immodificabile perché non cambia in base agli eventi esterni, ai consigli degli altri, né tanto meno in base alla propria volontà. Per questo molto spesso provare a tirare su una persona depressa può essere perfino controproducente perché potrebbe innescare un senso di colpa dovuto al fatto di non riuscire a mettere in pratica quei consigli.
Ci sono altri tratti distintivi?
La depressione può essere definita in base a una serie di criteri: la persona depressa può presentare disturbi del sonno, come l’insonnia o l’ipersonnia, può perdere l’appetito o sviluppare iperfagia, ovvero un aumento insolito del senso di fame. Ci possono essere anche stanchezza costante, svogliatezza e apatia, anche verso attività da cui prima si traeva piacere, a volte ci possono essere anche pensieri suicidari. Tutto questo può innescare sensi di colpa verso gli altri e la società. La malattia non è semplice tristezza, ma una malattia a tutti gli effetti.
Quindi l’umore depresso non risparmia nessun ambito della vita?
La depressione può innescarsi da un determinato ambito della vita personale, ad esempio il lavoro, ma poi invade qualsiasi altro aspetto della vita personale. La persona depressa spesso sente di aver fallito in ogni cosa, è come se quella condizione emotiva occupasse interamente la tua vita e non ti lasciasse spazio.
Sappiamo però che può anche succedere che la depressione non sia visibile da fuori, magari la persona depressa continua a uscire o perfino a dare l’illusione che si stia divertendo. Cosa succede in questi casi?
Per capire cosa succede in questi casi bisogna tenere in mente il ruolo che gioca nel comportamento di ognuno la conformità alle norme sociali. Nelle prime fasi di un disturbo depressivo raramente la persona si ferma del tutto da un giorno all’altro, c’è prima una fase di rallentamento graduale. Durante questa fase la persona si mette alla prova per vedere se continuando a fare le normali attività della quotidianità si sente meglio. Poi pesano anche il senso di colpa e la paura di deludere l’altro, che spingono la persona depressa a provare a nascondere il suo umore reale.
Come si traducono queste emozioni a livello di azioni?
Tutti questi fattori portano la persona a indossare delle maschere per coprire anche il senso di inadeguatezza che prova quando ad esempio è a una festa circondata da persone che si divertono, stanno bene, ma lei non ci riesce. Da una parte non vuole deludere le aspettative degli altri, dall’altra si sente in colpa perché vede gli altri che si divertono nonostante i loro problemi.
Cognetti ha dichiarato di aver avuto una depressione sfociata in disturbo bipolare con atteggiamenti maniacali. Come si legano depressione e disturbo bipolare?
Nel disturbo bipolare si alternano una fase maniacale o ipomaniacale a una fase depressiva. Durante la prima fase la persona si sente euforica, non sente il bisogno di dormire, si sente bene, piena di energia, ma può assumere anche atteggiamenti maniacali – ovvero dettati da sentimenti eccessivi di euforia o autostima fino ad assumere comportamenti a rischio – o ipomaniacali. A questa fase si alterna invece una fase depressiva in cui la persona sviluppa i sintomi tipici di un disturbo depressivo, tuttavia durante la prima fase la persona non è consapevole di stare male. Per questo a volte la persona con disturbo bipolare può avere bisogno di un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio), che invece è richiesto molto meno spesso nei casi delle persone con depressione maggiore.
Chi è vicino a una persona che sviluppa i sintomi tipici della depressione cosa può fare?
Il mio consiglio è di non stimolarla a sforzarsi di stare bene, perché questo potrebbe aumentare il senso di colpa e di frustrazione derivati dal non riuscire poi nei fatti a stare meglio. È importante invece stare vicino alla persona depressa, rispettando i tempi del suo percorso e creare un rapporto di fiducia e consigliargli di rivolgersi a un professionista, psicologo o psichiatra, in base ai casi specifici, senza farla sentire giudicato. Dire semplicemente: "Io ci sono, la affrontiamo insieme".
Perché per gli altri è spesso difficile accettare che la depressione non dipende dalla volontà?
A volte avere vicino una persona depressa può creare un senso di frustrazione perché può essere difficile accettare la sofferenza dell’altro, ma bisogna avere anche fiducia nel fatto che dalla depressione si guarisce. Ovviamente, essendo una malattia e non una questione di pigrizia o volontà, occorre rivolgersi a un professionista, proprio come accade con qualsiasi altra malattia: nessuno si aspetterebbe di guarire il diabete o un’altra condizione con la volontà, serve il farmaco giusto. E questo vale anche per la depressione.