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Cinque persone contagiate dall’influenza aviaria in Colorado, forse dai polli: i sintomi rilevati

In un allevamento di galline ovaiole del Colorado sono stati confermati cinque casi di influenza aviaria tra il personale. I lavoratori erano impegnati nello “smaltimento” degli uccelli a causa di un’estesa epidemia di aviaria ad alta patogenicità (HAPAI) H5N1. Sintomi e rischio pandemia secondo gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Cinque lavoratori di un allevamento di galline ovaiole del Colorado, negli Stati Uniti, sono stati contagiati dal virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) H5. A confermarlo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in collaborazione con gli esperti del Centro operativo di emergenza statale, del Dipartimento di Salute pubblica e Ambiente e del Dipartimento dell'Agricoltura del Colorado, che hanno analizzato i campioni biologici delle cinque persone. Quattro casi sono stati ufficialmente diagnosticati, mentre il quinto è già risultato positivo presso un laboratorio statale ed è in attesa della conferma – molto probabile – dei CDC. Si tratta dei primi casi registrati tra il personale di allevamenti di uccelli in Colorado dall'aprile del 2022.

Al momento, a differenza della emagluttinina (H), il sottotipo (N) del virus relativo dalla proteina di superficie neuroamidiasi non è stato ancora determinato dagli scienziati, pertanto non è ancora noto quale sia il ceppo virale coinvolto nelle infezioni. Tuttavia è molto probabile che si tratti del virus H5N1, responsabile di una devastante pandemia in numerose specie animali a partire dalla fine del 2021, che ha colpito soprattutto uccelli. Sono centinaia di milioni quelli uccisi dall'infezione o abbattuti, sia tra quelli di interesse commerciale – come polli, tacchini e quaglie – che selvatici, in particolar modo uccelli marini (con intere colonie spazzate via e decenni di conservazione perduti). L'allevamento di galline ovaiole in cui sono stati registrati i cinque casi umani di influenza aviaria, del resto, era alle prese proprio con una devastante epidemia di HAPAI H5N1.

Come si sono contagiati i lavoratori

I lavoratori coinvolti erano impegnati nello “smaltimento” dei volatili, ovvero il trasferimento nelle camere a gas in cui vengono sterminati tutti gli esemplari – compresi quelli sani – proprio per ridurre il rischio di diffusione del patogeno. Non è ancora chiaro come il virus sia arrivato nei capannoni con le galline ovaiole, ma nelle aree limitrofe ci sono allevamenti di mucche da latte in cui è presente un'epidemia di H5N1. Da quest'anno, infatti, il virus è riuscito per la prima a contagiare anche i bovini, un evento considerato insolito e preoccupante dagli esperti dato che, come spiegato a Fanpage.it dalla professoressa Ilaria Capua, i virologi ritenevano che questi animali fossero protetti dai virus dell'influenza aviaria. Così non è e decine di allevamenti di mucche sono stati colpiti negli USA (al momento solo lì), contribuendo anche ai contagi di alcuni allevatori. In qualche modo, forse trasferito da uccelli selvatici o dagli stivali del personale, il virus è passato da un allevamento all'altro del Colorado e ora risultano contagiati anche i cinque lavoratori del settore avicolo.

“C'erano grandi ventilatori industriali che sicuramente aiutavano a mantenere freschi i capannoni, ma quei ventilatori diffondevano anche cose come piume, che sono note per essere portatrici del virus”, ha dichiarato durante una conferenza stampa il dottor Nirav Shah, vicedirettore principale dei CDC. “Inoltre, il metodo di abbattimento utilizzato in questo caso prevedeva che i lavoratori si spostassero da un pollo all'altro, aumentando il grado di interazione con ogni volatile potenzialmente infetto”, ha aggiunto l'esperto. In parole semplici, i lavoratori sarebbero stati contagiati dal virus H5 (molto probabilmente H5N1) entrando in contatto con il pollame positivo. È interessante notare che i lavoratori del settore avicolo, quando sono impegnati in queste operazioni di sterminio, indossano dispositivi di protezione individuale (DPI) molto efficaci. Si ritiene che le temperature di circa 40 °C di questi giorni in Colorado possano aver reso difficoltoso lavorare costantemente protetti.

Quali sono i sintomi dell'influenza aviaria rilevati nei pazienti

Fortunatamente, nessuna delle persone risultate positive al virus dell'influenza aviaria è stata ricoverata in ospedale, alla luce dei lievi sintomi sviluppati. Tra quelli segnalati dai CDC congiuntivite, lacrimazione, febbre, tosse, mal di gola e rinorrea (naso che cola), tutti sintomi di una tipica infezione respiratoria. Il virus H5N1 ad alta patogenicità non è "bravo" a infettare le cellule umane ed è per questo che dal 1996, quando fu identificato per la prima volta in un allevamento cinese, ha provocato meno di un migliaio di casi. Il problema è che i virus continuano a mutare e a causa del passaggio in un numero di specie sempre superiore, comprese le mucche che sono molto a contatto con le persone, non si può escludere un salto di specie (spillover) più efficace, in grado di innescare una pandemia anche nell'essere umano. Del resto, secondo il dottor Robert Redfield, virologo ed ex direttore dei CDC, una pandemia di aviaria sarebbe solo questione di tempo, non di se. E a preoccupare è il tasso di mortalità previsto, tra il 25 e il 50 percento. Estremamente più alto di quello della pandemia di COVID-19. Nei gatti, sempre più colpiti dall'aviaria, arriva addirittura al 67 percento.

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