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Ciclone polare in arrivo sull’Italia: cos’è e quali sono i veri effetti sulle temperature

In Italia è in arrivo un’ondata di maltempo dovuta a un ciclone polare: porterà pioggia e perturbazioni ma, nonostante il nome, il calo delle temperature non sarà così evidente. La risposta è nella natura stessa del sistema di bassa pressione in arrivo sul Paese.
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Immagine da satellite della situazione meteorologica in Italia mercoledì 16 ottobre
Immagine da satellite della situazione meteorologica in Italia mercoledì 16 ottobre

Molte previsioni meteo di oggi, mercoledì 16 ottobre, annunciano l'arrivo di un ciclone polare in Italia, che porterà in questi giorni perturbazioni soprattutto nelle regioni centro-settentrionali. Ma per quanto riguarda le temperature sembra che in questi giorni non ci saranno cambiamenti drastici. Probabilmente un calo più evidente si avrà nel fine settimana.

In questi giorni, da mercoledì 16 a venerdì 18 ottobre, le stime prevedono temperature tra i 14 e i 19 gradi, con punte di 21 gradi al Sud. Niente in confronto a quello che ci aspetteremmo da un fenomeno atmosferico definito "ciclone polare". C'è una spiegazione a questa apparente contraddizione.

Le caratteristiche di un ciclone polare

Come spiega la maggior parte dei siti meteo, il ciclone polare che sta investendo il Nord e il Centro dell'Italia in queste ore è un sistema di bassa pressione in arrivo dal Nord Atlantico, ovvero da latitudini più alte delle nostre. L'aggettivo "polare" deriverebbe quindi dal fatto che questa depressione è spinta da aria fredda di origine polare.

Fanpage.it ha chiesto un riscontro alla professoressa Claudia Pasquero, docente di "Oceanografia, meteorologia e climatologia" dell'Università Bicocca di Milano: "Si tratta di un classico ciclone extratropicale in arrivo dall'Atlantico e, dato che coinvolge aria che proviene da latitudini più alte, porta con sé un lieve abbassamento delle temperature".

Cos'è un ciclone extratropicale 

Come abbiamo spiegato in questo approfondimento, i cicloni sono sistemi di bassa pressione, ma non sono tutti uguali. I meteorologi distinguono due grandi categorie: i cicloni tropicali e quelli extratropicali. I primi, come l'uragano Milton che ha investito la Florida a inizio ottobre, si formano nelle regioni vicino all'Equatore, mentre i secondi possono originarsi in due modi diversi. Alcuni cicloni extratropicali sono il risultato dell'evoluzione di cicloni tropicali man mano che si spostano a latitudini più alte perdono di intensità e modificano la loro struttura (il fenomeno si chiama "transizione extratropicale"). Un esempio recente è la tempesta Kirk.

Come si formano

I cicloni extratropicali possono però anche generarsi direttamente alle medie latitudini attraverso un processo noto come ciclogenesi. Senza scendere nei dettagli, possiamo dire che una delle cause scatenanti è l'incontro di masse di aria di temperatura e umidità diverse, nello specifico, quando una massa di aria fredda che muove verso Sud incontra una una massa d'aria calda.

Rispetto ai cicloni tropicali, quelli extratropicali causano eventi atmosferici in genere meno violenti, ma sono più estesi. Si sviluppano in genere nella zona del fronte polare, tra i paralleli 40 e 70. Gli effetti dei cicloni extratropicali possono essere diversi: possono portare aria mite, piogge poco intense e venti fino ai 30 km/h.

Se invece sono a o, possono innescare perturbazioni molto intense e venti fino a 119 km/h. Come spiega il Centro Meteo Ligure, i cicloni extratropicali che interessano l'Europa si formano soprattutto in alcune aree, dette "ciclogenetiche", dove "il contrasto termico dell’aria tropicale che sale e di quella polare in discesa è più marcato". Tra queste ci sono l'Isola di Terranova, le coste al Sud della Groenlandia e l'Islanda.

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