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Ci sono uccelli canori capaci di imparare nuovi suoni per salvarsi dall’estinzione: la ricerca

Uno studio condotto nel Regno Unito per oltre dieci anni ha rivelato che gli uccelli canori trasferiti quando sono ancora nel nido sono in grado di apprendere nuovi canti per poter sopravvivere nel nuovo contesto.
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Nei primi quattro anni di vita un bambino può imparare più lingue senza andare in confusione. Questa capacità in realtà potrebbe non essere propria solo dei piccoli umani: secondo un recente studio condotto nel Regno Unito, anche gli uccelli canori giovani sarebbero in grado di apprendere nuovi suoni. La ricerca, pubblicata sulla rivista Conservation Science and Practice, ha rivelato che gli uccelli che non hanno ancora abbandonato il nido, riuscirebbero ad apprendere i suoni del luogo in cui vengono trasferiti per riuscire a sopravvivere nel nuovo contesto di vita. Quest'informazione potrebbe fare la differenza nei programmi di ricollocazione per la conservazione degli uccelli a rischio estinzione.

Come è stato condotto lo studio

Lo studio è stato il primo ad analizzare cosa succede se gli uccelli canori vengono trasferiti quando sono ancora nidiacei – cioè che non hanno ancora abbandonato il nido – e a studiare come la popolazione che si forma a partire dagli esemplari trasferiti sviluppa il proprio repertorio di suoni.

Per arrivare alla pubblicazione del studio definitivo, ci sono voluti più di dieci anni di osservazioni. La ricerca, condotta da esperti di conservazione dell'Università di Plymouth, della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e della Manchester Metropolitan University, è partita nel 2006 e si è concentrata su alcune popolazioni di zigolo nero (Emberiza cirlus) prelevati da diversi siti del Devon. Si tratta di una specie di uccelli canori, ovvero che imparano i suoni dagli adulti della specie, quindi apprendono i canti che ascoltano mentre sono nel nido.

I primi risultati dello studio

Tra il 2006 e il 2011 i piccoli selezionati sono stati prima allevati a mano e poi reintrodotti in Cornovaglia. Durante la fase dell'allevamento i ricercatori avevano fatto ascoltare ai piccoli di zigolo nero un solo cd con un singolo tipo di canto. Ecco perché, quando nel 2011, è stato effettuato il primo controllo, registrando i suoni nel sito di rilascio in Cornovaglia, non ha stupito osservare che la popolazione eseguiva un numero ridotto di canti, ma tutti diversi da quelli tipici della popolazione del Devon.

Cos'è successo a distanza di anni

Quando poi nel 2019 è stato effettuato un nuovo test i risultati sono stati sorprendenti: il repertorio di canti eseguito dalla popolazione trasferita era diventato molto più ampio, in termini di quantità molto simile a quello della popolazione di origine del Devon, ma costituito da canti tipici di altre popolazioni di questa specie. Secondo i ricercatori, nell'arco di questi anni la popolazione trasferita è riuscita, man mano che aumentava in dimensioni, a recuperare quello che all'inizio si era presentato come un problema "culturale" e di comunicazione.

Come questa scoperta potrebbe salvare le specie a rischio

I risultati ottenuti da questa ricerca fanno immaginare che si potrebbero mettere in pratica programmi di trasferimento di uccelli canori senza che questo implichi dei problemi a lungo termine nella comunicazione e quindi nella sopravvivenza delle nuove popolazioni. Questa potrebbe essere un'informazione chiave nella lotta per salvare le specie di uccelli a rischio.

Un problema tutt'altro che irrilevante, se si considera che secondo l'ultimo report di BirdLife International – tra le più importanti ong nel settore della conservazione delle specie – nel 2022 ben una specie su otto era a rischio estinzione. Certo, la comunicazione non è l'unica difficoltà possibile nei programmi di trasferimento e ricollocazione di una specie, ma conoscere questa capacità "linguistica" degli uccelli canori potrebbe fare la differenza.

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