Che aspetto aveva il primo essere umano? Ricreato il volto dell’Homo sapiens di Jebel Irhoud: ecco com’era
Il più antico essere umano conosciuto, l’Homo sapiens di Jebel Irhoud, chiamato così dal nome del sito in Marocco dove furono scoperti i suoi resti fossili, ha finalmente un volto: ricreato grazie al lavoro dell’esperto brasiliano Cicero Moraes, il viso è stato ricostruito utilizzando le scansioni in 3D del cranio e impiegando i dati forniti dai ricercatori del Max Planck Institute.
Il risultato, mostrato in uno studio pubblicato sulla rivista di computer grafica 3D OrtogOnLineMag, risolve un mistero lungo 300.000 anni, visto che ritrovamento di Jebel Irhoud – avvenuto tra l’altro casualmente, durante un’estrazione mineraria negli Anni 60 – ha recentemente riscritto la storia della nostra specie, collocandone la comparsa circa 100.000 prima di quanto precedentemente ipotizzato. A oggi, Jebel Irhoud è infatti considerato il più antico Homo sapiens conosciuto, dopo che le più moderne tecniche analitiche hanno dimostrato che i suoi fossili risalgono a circa 315.000 anni fa.
Moraes, esperto di graphic design e riferimento internazionale nel campo della modellazione facciale forense, è già autore di famose ricostruzioni religiose, tra cui il volto di Sant’Antonio di Padova e di Santa Maria Maddalena, ma anche di ricostruzioni legate dell’evoluzione umana, come quelle dell’Homo di Neanderthal, dell’Homo rhodesiensis e dell’Homo habilis, oltre che creatore di diverse protesi umane e veterinarie, inclusa quelle della tartaruga Freddie e della tartaruga Filò.
In quest’ultimo lavoro di ricostruzione, per sviluppare il volto di Jebel Irhoud, Moraes ha spiegato di “aver incrociato i diversi approcci” , inclusa la deformazione anatomica. “È stato in questa fase che ho utilizzato la tomografia di un essere umano moderno, adattandola in modo che il cranio del donatore diventasse il cranio di Jebel Irhoud e la deformazione finisse per generare un volto compatibile” ha spiegato il designer brasiliano. Altri dati, provenienti sempre dagli esseri umani moderni, sono stati impiegati per prevedere lo spessore dei tessuti molli e la probabile proiezione del naso e di altre strutture facciali. “Il volto finale è l’interpolazione di tutti questi dati, che genera due gruppi di immagini, con elementi più tecnici, senza capelli e in scala di grigi” ha aggiunto Moraes.
Successivamente, l’esperto si è concentrato sull’elaborazione “artistica”, scegliendo la pigmentazione di pelle e capelli. Secondo il Max Planck Institute, il volto di Jebel Irhoud risultate presenta un “viso e denti dall’aspetto moderno e una scatola cranica grande ma dall’aspetto più arcaico”. Moraes ha inoltre osservato che il teschio di Jebel Irhoud gli ha ricordato quello di Skhul V, trovato nel nord di Israele e risalente a circa 180.000 anni dopo, su cui aveva lavorato in precedenza.
Descrivendo poi il suo nuovo lavoro, il designer ha affermato che Jebel Irhoud presenta un volto “forte e sereno” e che il cranio stesso è stato ottenuto da combinando le immagini 3D dei diversi fossili, posizionate secondo un modello “eccellente e abbastanza coerente, anatomicamente parlando”. Da tale ricostruzione, ha notato che il cranio era “piuttosto robusto e mascolino”, motivo per cui ha poi deciso di dare a Jebel Irhoud le sembianze di un uomo.