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Caterina e la sua storia con l’osteoporosi: “Ingannata dall’assenza di dolore ma i modi per fermarla ci sono”

Caterina, 77 anni, ha scoperto di essere affetta da osteoporosi a causa di un improvviso crollo vertebrale, pur non avendo avuto nessun sintomo fino a quel momento. L’endocrinologa Maria Luisa Brandi, presidente della Fondazione Firmo, spiega come le fratture da fragilità potrebbero essere evitate con la continuità assistenziale e un’adeguata prevenzione sulla salute delle ossa, fondamentale soprattutto nelle donne in menopausa.
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Un dolore alla schiena. Quando Caterina, 77 anni, lo ha avvertito, così all'improvviso, un giorno di tre anni fa, ha pensato che fosse un dolore come tanti, uno di quelli che passano con un po' di riposo e al più con qualche antidolorifico. Il dolore però, invece di passare, è aumentato di ora in ora. Il quinto giorno era insopportabile. Caterina decide così di farsi visitare. La diagnosi parla chiaro: crollo vertebrale con frattura di due vertebre.

La causa non è una caduta o il sollevamento di un oggetto troppo pesante. Caterina scopre di soffrire di osteoporosi, una malattia cronica che causa una progressiva perdita della densità minerale e della massa ossea. Nelle persone che ne sono affette le ossa diventano più fragili e meno elastiche e resistenti, con un elevato rischio di frattura. In Italia, come Caterina, soffrono di osteoporosi cinque milioni di persone, di cui l'80% sono donne in post-menopausa (dati del Ministero della Salute).

Una "malattia silenziosa" ma non invisibile

L'osteoporosi è una condizione più comune di quanto si pensi, soprattutto tra le le donne dopo la menopausa e negli anziani. Si stima che tra gli over 50 una donna su tre e un uomo su cinque andrà incontro a una frattura da fragilità, ovvero dovuta o osteoporosi. Eppure, proprio come è capitato a Caterina, molti scoprono di soffrire di osteoporosi solo dopo una frattura. La chiamano la "malattia silenziosa" proprio perché è spesso asintomatica fino a quel momento: secondo una recente indagine dell'Istituto superiore di sanità solo una donna con osteoporosi su due sa di averla.

Non va meglio tra gli uomini, dove la quota aumenta, ma di poco, a uno su cinque. Silenzioso però non è l'impatto che ha sulla vita di chi subisce una frattura da fragilità, e che, a macchia d'olio, si ripercuote sulla sua famiglia e sull'intera società, con un costo socio-economico non trascurabile: si stima che l'Italia spenda per il trattamento dei pazienti con osteoporosi circa 9,5 miliardi di euro all'anno. Una somma destinata a raggiungere i 12 miliardi nel 2030.

A Fanpage.it la professoressa Maria Luisa Brandi, docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università di Firenze e presidente della Fondazione Firmo (Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell'Osso) ha spiegato perché in Italia l'approccio all'osteoporosi è ancora un problema. Accanto alla sua voce, quella di Caterina, una signora in trattamento per una condizione di osteoporosi severa, diagnosticatale tre anni fa a causa di un improvviso crollo vertebrale.

La storia di Caterina e quel dolore dal nulla

"Le mie zie paterne soffrivano di osteoporosi e sapendo di avere una possibile familiarità con questa condizione, ho iniziato abbastanza presto a fare dei controlli di routine. Da questi ho scoperto che ero in osteopenia, ma non mi era stata ancora diagnosticata l’osteoporosi". Quella di cui parla Caterina, l'osteopenia, è una condizione che indica una lieve riduzione della densità minerale ossea che non può essere classificata ancora come osteoporosi.

"Poi, a un certo punto della mia vita, tre anni fa, sono successe delle cose che mi hanno portato a interrompere i miei controlli: i problemi di salute di salute, l'arrivo del Covid-19, insomma è stato un periodo complicato e mi sono trascurata un po’. Poi un giorno ho sentito un dolore alla schiena. Pensavo sarebbe passato da solo, convinta che si trattasse di un dolore muscolare come tanti, invece è peggiorato di giorno in giorno, fino a diventare insopportabile". È grazie (o a causa) di questo dolore che Caterina ha scoperto di essere affetta da osteoporosi grave.

"Dalla radiografia e poi dalla MOC – un esame che misura la densità e la massa dell'osso – ho scoperto che avevo due vertebre fratturate, ma non avevo fatto nessuno sforzo particolare, né sollevato pesi o qualsiasi altro movimento a rischio".

Perché le ossa possono diventare fragili

La parola "osteoporosi" deriva dall'unione di due parole greche che letteralmente significano "osso" e "buco". Questa malattia sistemica infatti rende le ossa porose, come svuotate, a causa della progressiva perdita della densità minerale ossea e del deterioramento del tessuto osseo. Come spiega la Fondazione Firmo, l'osso è un tessuto soggetto a un continuo processo di rigenerazione: mente il tessuto vecchio viene riassorbito da alcune cellule, gli osteoclasti, altre, gli osteoblasti, permettono la formazione del nuovo.

Per tutta la fase della crescita, la formazione ossea prevale sul riassorbimento, poi, a partire dai 20 anni, c'è una situazione di sostanziale equilibrio tra i due processi che dura circa fino ai 40 anni. Trascorso questo periodo, il riassorbimento inizia a superare la formazione. Nelle persone con osteoporosi però la differenza tra i due processi si fa netta. È questo che rende le ossa più fragili e a rischio frattura.

"Le fratture da fragilità nell’anziano rappresentano l’evento cronico più prevedibile tra tutte le patologie", spiega la professoressa Brandi. Le fratture da fragilità – quelle che si verificano senza un evento traumatico scatenante e che interessano soprattutto femore, vertebre e polso – avvengono continuamente: secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) se ne verifica una ogni tre secondi, 9 milioni all'anno. Dall'inizio di questo articolo una media di sessanta persone ha subito una frattura che poteva essere prevista ed evitata.

La trappola dell'assenza di dolore

"In realtà, l’osteoporosi è una condizione che può essere asintomatica a lungo e non causare dolori fino al momento della frattura", spiega Caterina, raccontando di come pur avendo uno stile di vita attivo non abbia mai avvertito dolore: "Cammino molto ogni giorno, anche 7-10 chilometri al giorno, perché so che aiuta molto la muscolatura. L’ho sempre fatto e lo faccio tutt’ora, eppure non ho mai sentito dolori fino al giorno del crollo vertebrale". L'assenza di dolori è proprio ciò che ha portato Caterina ad abbassare la guardia in un momento di particolare stress: "Pur sapendo che entrambe le mie zie paterne avevano avuto problemi a causa della loro osteoporosi, non avrei mai pensato che li avrei avuti anche io".

Ora, a tre anni da quel crollo vertebrale, Caterina sta meglio: è seguita da specialisti che oltre a seguirla nelle sue abitudini quotidiane, dall'alimentazione allo stile di vita, le hanno suggerito un intervento di ultima generazione – il suo nome è AGN1 LOEP (ANG1 local osteo-enhancement procedure) – che punta a favorire la rigenerazione del tessuto osseo. "I primi controlli mostrano risultati positivi, sono fiduciosa", racconta.

Il dolore silenzioso da non sottovalutare

Non sempre però l'osteoporosi diventa dolorosa solo al momento della frattura. In alcuni pazienti il dolore può iniziare prima. "Dalle biopsie ossee dei pazienti con osteoporosi – spiega la professoressa Brandi – è possibile documentare quelli che in medicina chiamiamo ‘microcrack', ovvero piccole rotture sulla superficie dell’osso che si verificano quando il riassorbimento del tessuto osseo è maggiore della sua formazione. Questi eventi in alcune persone possono scatenare dolore ancor prima che si verifichi la frattura".

Parliamo di dolori spesso sminuiti o attributi ad altre cause: "Ad esempio, moltissime donne, quando entrano in menopausa, lamentano mal di schiena proprio per effetto di questa condizione – prosegue Brandi – eppure si tende a sottovalutare quel dolore, che invece, se venisse ascoltato, potrebbe permettere di prevenire il rischio di frattura".

Le donne sono le più colpite

"Probabilmente nel mio caso, ha inciso sulla mia condizione anche il fatto di essere andata in menopausa molto presto, a 41 anni", spiega Caterina, che per storia familiare sa che l'osteoporosi è soprattutto – ma non solo – una malattia femminile. Il sesso femminile è infatti tra i fattori di rischio non modificabili dell'osteoporosi e l'ingresso in menopausa ne rappresenta un altro per le donne. C'è infatti un complesso legame tra gli estrogeni, i principali ormoni femminili, l'assorbimento di calcio a livello intestinale e la salute delle ossa.

"Nelle donne l’osteoporosi è molto più frequente rispetto agli uomini perché a un certo punto della loro vita subiscono una perdita di massa ossea più intensa di quella a cui sono soggetti gli uomini per effetto della più rapida perdita di ormoni sessuali", spiega la professoressa Brandi.

La fragilità oltre le ossa

L'osteoporosi è una condizione che può mettere a rischio la vita. Ecco perché specialisti di tutto il mondo insistono affinché venga dedicata a questa malattia l'attenzione che merita, sia in termini di prevenzione che di trattamento. "Per come siamo messi oggi in Italia – commenta Brandi – sarebbe già un grande risultato garantire una continuità assistenziale ai pazienti che hanno subito una frattura, perché ancora non lo stiamo facendo. In Italia solo il 20% dei pazienti fratturati viene trattato con i farmaci che prevengono le future fratture. È un dato assurdo se si pensa che ogni frattura aumenta di cinque volte il rischio di averne un’altra".

Oltre agli effetti sulla salute, soprattutto qualora le fratture si verifichino in età avanzata, l'osteoporosi ha un altro costo di cui spesso non si parla. "Nelle donne, i dolori da osteoporosi – aggiunge Brandi – arrivano spesso con la menopausa, che per la maggior parte delle donne si porta dietro una fase di grande cambiamento e un momento molto delicato, con un impatto psicologico non indifferente. Parliamo infatti di persone ancora nel pieno della loro vita e della loro carriera. Magari hanno raggiunto solo da qualche anno quel posto o quel ruolo tanto agognato".

L'osteoporosi può mettere a rischio tutto questo: rompere il silenzio su quel dolore è il primo passo per difendere le propria ossa e con esse la propria vita.

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