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Casi di Covid in aumento del 40%, Maga spiega le ragioni e perché è importante il vaccino aggiornato

Nella settimana compresa tra il 27 giugno e il 3 luglio i casi di Covid sono aumentati del 40% in Italia rispetto ai sette giorni precedenti. Per comprendere cosa sta succedendo, quali sintomi vengono rilevati e qual è l’importanza dei vaccini aggiornati contro il coronavirus SARS-CoV-2 Fanpage.it ha intervistato il professor Giovanni Maga del CNR. Ecco cosa ci ha raccontato.
Intervista a Prof. Giovanni Maga
Direttore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
A cura di Andrea Centini
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L'ultimo bollettino pubblicato dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) indica un aumento significativo dei casi di Covid in Italia rispetto alla settimana precedente. L'incremento registrato nel periodo compreso tra il 27 giugno e il 3 luglio 2024 è stato infatti superiore del 40 percento rispetto al bollettino relativo ai sette giorni precedenti. L'incidenza media indicata è di 6,5 casi per 100.000 abitanti, con alcune regioni molto più colpite di altre. Nel Lazio, quella con i dati peggiori, l'incidenza è di 14 casi ogni 100.000 abitanti, mentre all'opposto ci sono le Marche, con 0,2 casi ogni 100.000 abitanti.

Ciò che è certo è che l'incremento complessivo è elevato e mostra una circolazione rilevante del SARS-CoV-2, il patogeno responsabile della COVID-19. Nonostante la diffusione del patogeno, non si registrano aumenti nei decessi e negli accessi dei reparti di terapia intensiva, ma solo un lievissimo aumento dei ricoveri negli ospedali, nei quali la situazione resta stabile, sotto controllo e non emergenziale. Per comprendere come mai c'è stato questo aumento dei casi, quali sono i sintomi rilevati nei pazienti e quale sarà l'impatto dei vaccini aggiornati contro le ultime varianti Fanpage.it ha contattato il professor Giovanni Maga, Direttore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

Professor Maga, l'ultimo bollettino condiviso dal Ministero della Salute indica un aumento del 40% dei casi di Covid rispetto alla settimana precedente, cosa sta succedendo?

Diciamo che un aumento dei casi nelle ultime settimane è stato rilevato non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei, ad esempio la Francia e il Regno Unito. Questo aumento tra l'altro interessa anche gli Stati Uniti, quindi è un fenomeno abbastanza globale. Ci sono probabilmente due motivi che sottendono a questa situazione. Il primo è sicuramente il fatto che c'è una circolazione che sembra in aumento di una nuova sottovariante, quella che viene identificata come KP.3. Ha delle piccole differenze rispetto alla variante che ha dominato per tutto l'inverno; verosimilmente, stando ai tassi di crescita, possono renderla più facilmente acquisibile. Quindi è più contagiosa. Ma senza una differenza sostanziale rispetto al quadro clinico.

Quali sono i sintomi riscontrati?

Ormai da mesi vediamo che le risultanze delle infezioni da questi ceppi di SARS-CoV-2 sono molto moderate. Fondamentalmente sono delle sindromi da raffreddamento, diciamo così. Nel senso che interessano le alte vie respiratorie. Possono dare un po' di febbre, tosse e infiammazione della gola, ma fondamentalmente i sintomi più tipici sono quelli di un raffreddore. Quindi naso che cola, mal di testa e un po' di stanchezza. Che però si esauriscono nel giro di 72 ore. Sono quindi pochi giorni giorni.

Come mai un incremento così repentino proprio in estate? In genere i virus respiratori vengono favoriti dal freddo

Abbiamo una circolazione costante del SARS-CoV-2, che quindi non ha un andamento tipicamente stagionale, ma dipendente dall'evoluzione del virus. Può dare dei ceppi che, mantenendo un'alta contagiosità, circolano in maniera costante per tutto l'anno, quindi possono portare a questi picchi in stagioni che normalmente non sono caratterizzate da sindromi da raffreddamento. Sebbene poi in estate, complice anche lo sbalzo di temperatura tra l'aria condizionata e il caldo esterno, noi sappiamo che ci possono essere delle diverse manifestazioni da raffreddamento. Possono essere causate da diversi fattori, batteri, virus eccetera. Però il SARS-CoV-2 avendo una circolazione continua dà ancora un numero rilevante di infezioni.

Ricordiamo che il sistema sanitario testa il numero di infezioni – e quindi l'incidenza – in base ai tamponi che vengono fatti, che per la maggior parte dei casi si riferiscono ai ricoveri ospedalieri. O comunque a quei contesti in cui il tampone è ancora obbligatorio. Ancora oggi se qualcuno deve essere ricoverato in ospedale per una qualsiasi causa viene fatto il tampone per sapere se è o meno positivo al Covid. Quindi è probabile che la circolazione nella popolazione generale – che può essere paucisintomatica o addirittura asintomatica – sia più ampia rispetto ai numeri che siamo in grado di rilevare. Quindi c'è sicuramente la possibilità di prendersi l'infezione anche in estate.

Qual è il secondo possibile motivo di cui accennava legato all'aumento dei casi?

L'altro elemento che può contribuire alla diffusione è il fatto che, anche se siamo in estate e la gente sta fuori, si tende comunque ad aggregarsi in diversi contesti. Pensiamo anche soltanto a tutto il flusso di turismo che si ritrova nelle città d'arte, nei musei, nelle discoteche, in spiaggia. Sono tutti luoghi in cui tipicamente ci si trova in estate. Se circola un virus contagioso ovviamente non è improbabile che questo poi possa dare delle infezioni. Però al di là dei numeri, l'elemento positivo è che non ci sono riflessioni che ci inducano a pensare al fatto che il virus cambierà. Ha acquisito delle caratteristiche tali per cui il contagio non dà più quelle risultanze gravi come eravamo abituati a vedere all'inizio della pandemia.

Del resto, in base ai dati dell'ISS, l'aumento dei casi è accompagnato solo da un lieve incremento dei ricoveri in ospedale, ma non dei decessi e degli accessi in terapia intensiva. Non dobbiamo aspettarci incrementi "a ruota" come si vedevano nei momenti più delicati della pandemia, giusto?

Non nella popolazione generale. È chiaro che se il virus colpisce persone con particolari fragilità, l'infezione può essere una complicanza che può dare poi origine a delle sintomatologie più gravi. Però non tanto per un effetto diretto – diciamo così – del virus, ma proprio come un peggioramento di una situazione già compromessa. A meno che appunto non siano persone gravemente immunocompromesse, con patologie croniche preesistenti. Quindi il fatto che il virus circoli, che sia altamente contagioso e che quindi ci sia la possibilità di contagio anche in questa stagione, non deve far dimenticare di proteggere il più possibile le persone fragili.

Cosa possiamo fare?

Ad esempio, serve avere cautela se si convive con persone che sono in terapia immunosoppressiva o che hanno patologie croniche gravi. Bisognerebbe avere sempre un minimo di attenzione per diminuire il rischio di contagio. Se io convivo con una persona anziana gravemente cardiopatica, molto obesa, diabetica o con un'affezione respiratoria cronica e comincio a manifestare i sintomi compatibili con un'infezione da SARS-CoV-2, l'ideale sarebbe fare il tampone e, se sono positivo, me ne sto a distanza. Questo è un po' il principio.

Un dato particolare di questa ondata di casi riguarda il Lazio, dove sono triplicati nel giro di un mese. Attualmente è la regione con l'incidenza peggiore, 14 casi per 100.000 abitanti

È una tendenza che si cominciava a vedere anche nella scorsa settimana. È difficile razionalizzarla. Certamente bisognerebbe capire la possibile presenza di una localizzazione più precisa, più granulare del virus all'interno della regione. Se la città metropolitana di Roma sia l'epicentro oppure no. Questo non è dato saperlo. Però è chiaro che siamo in un periodo in cui in una città come Roma c'è un enorme afflusso di turisti – fra poco fra l'altro ci sarà anche il Giubileo – quindi ci sono momenti di aggregazione e non è irragionevole pensare che questo possa portare anche a una maggiore circolazione del virus. Sempre ripetendo che non stiamo in una situazione di allarme, di emergenza sanitaria. Abbiamo un patogeno che, fortunatamente, vuoi per le caratteristiche, vuoi per il fatto che abbiamo una popolazione con una notevole immunità sia dal vaccino che da malattia, quindi immunità ibrida, porta avere delle conseguenze blande. A meno che, appunto, non ci sia interessamento di persone con particolari fragilità.

Si parla di vaccini aggiornati per la prossima stagione autunnale. Pensa saranno efficaci contro questa sottovariante KP.3?

La raccomandazione dell'OMS per i produttori di vaccini è quella di aggiornare la formulazione attuale con il sottotipo a cui appartiene questa KP.3. Ormai si parla di sottofamiglie, sotto-sottofamiglie. Comunque fondamentalmente sì, i vaccini saranno aggiornati con la variante dominante che è quella della famiglia JN, tanto per capirci, e quindi saranno efficaci anche contro queste sottovarianti KP. Ci sono la 2, la 3. Magari se ne diversificheranno anche altre. Però l'importanza della vaccinazione rispetto alla stagione autunno-inverno è sicuramente da sottolineare, proprio perché ci saranno anche le condizioni climatiche più favorevoli per la diffusione del virus. Oltre all'effetto personale della vaccinazione, che fa si che le persone che contraggono il virus magari non stanno nemmeno male oppure hanno dei sintomi molto attenuati – ad esempio non perdono ore di lavoro -, c'è anche il livello di protezione di popolazione verso le persone fragili. Che già in inverno hanno un ulteriore carico rispetto alle loro patologie. Come sappiamo la stagione invernale è sempre quella più impegnativa da superare per le persone che hanno delle patologie serie.

Recentemente è uscita la notizia della sperimentazione del nuovo vaccino a mRNA di Moderna che protegge sia dall'influenza che dalla Covid. Che ne pensa? Può essere una buona soluzione?

Le piattaforme basate sull'mRNA hanno questo grande vantaggio di poter essere molto flessibili e quindi poter essere implementate anche per coprire più agenti virali. La disponibilità di un unico vaccino che protegga contro l'influenza e il SARS-CoV-2 è sicuramente una bella cosa. Nel senso che si evita di fare la doppia vaccinazione. Come avvenuto nella stagione passata, in cui la somministrazione poteva essere simultanea con due iniezioni. O altrimenti uno doveva andare due volte a fare il vaccino. Se i dati della sperimentazione manterranno le promesse che sembrano delinearsi all'orizzonte, ritengo che sia uno strumento molto utile. Poi vedremo come procederà lo sviluppo.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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