Casi di Covid in aumento con l’arrivo della variante Eris ma la situazione non preoccupa gli esperti
Dopo mesi caratterizzati da bassi tassi di infezione, i casi di Covid sono tornati ad aumentare in Europa in concomitanza con l’arrivo della nuova variante Eris, ufficialmente conosciuta come EG.5, un ceppo che discende dalla variante XBB.1.9.2 ma che possiede una proteina Spike molto simile a quella un’altra variante, la XBB.1.5, più conosciuta come Kraken, pur mostrando un ulteriore mutazione dell’amminoacido in posizione 456, dove la fenilalanina è sostituita da una leucina (F246L). All’interno del ceppo EG.5, a farsi strada è però un’ulteriore sottovariante, denominata EG.5.1, che ha una mutazione supplementare a livello della Spike (Q52H) che, nel mondo, attualmente rappresenta circa l’88% delle sequenze disponibili per EG.5. Ma qual è l’impatto di queste mutazioni? E, soprattutto, perché la situazione non preoccupa gli esperti?
La variante Eris: cosa sappiamo
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha classificato Eris e, nello specifico, tutti lignaggi simili a XBB.1.5 con mutazione aggiuntiva dell’amminoacido F456L, come varianti di interesse (VOI) a causa del rapido aumento della proporzione di queste sottovarianti attualmente in circolazione. Finora, tuttavia, non ci sono prove che queste varianti siano associate a un aumento della gravità dell’infezione o a una riduzione dell’efficacia dei vaccini, nonostante – sulla base di quanto osservato al di fuori dell’UE, come nel Regno Unito e negli Stati Uniti – si preveda che contribuiranno ad aumentare il numero di contagi nelle prossime settimane.
Secondo l’ECDC, la probabile causa dell’elevato tasso di crescita di Eris risiede principalmente nella mutazione F456L e comunque nella “maggiore capacità di fuga immunitaria” che queste varianti mostrano rispetto alle precedenti. Sempre secondo l’ECDC “è improbabile” che queste varianti siano associate a un aumento della gravità dell’infezione rispetto alle varianti precedenti o a una riduzione dell’efficacia del vaccino contro malattie gravi. “Tuttavia – precisa il Centro europeo – come per altre varianti di SARS-CoV-2, gli individui più anziani e quelli con condizioni sottostanti che contraggono l’infezione potrebbero sviluppare sintomi gravi”.
La co-circolazione della variante Kraken e l’importanza dei vaccini
Attualmente, la circolazione delle varianti della famiglia Eris che, nell’ultima settimana, in Europa hanno mostrato una crescita di quasi 1,6 volte rispetto ai lignaggi precedenti, è accompagnata da una serie di altri ceppi sempre derivati da Omicron, tra cui anche la variante XBB.1.16.6, nota anche come Arturo (Arcturus) che, a sua volta, ha mostrato un vantaggio di crescita di 1,44 rispetto alle varianti precedenti. Una situazione che, oltre all’aumento della capacità di fuga immunitaria conferita dalle mutazioni che caratterizzano queste varianti, secondo l’ECDC è dovuta calo dell’immunità nella popolazione.
Alla luce di questo quadro si prepara la nuova campagna di vaccinazione anti-Covid prevista in autunno. Negli Stati Uniti, così come in Europa, si attende l’autorizzazione delle nuove formulazioni mirate alle varianti (aggiornata monovalente XXB.1.5), il cui via libera da parte di EMA e dell’AIFA per l’Italia è prevista per fine estate/inizio autunno e di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre.
L’obiettivo della campagna nazionale è quello di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di Covid nelle persone anziane e con elevata fragilità, e proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari. A questi gruppi di persone e in generale ai soggetti più fragili è raccomandata e offerta una dose di richiamo a valenza dodici mesi con la nuova formulazione di vaccino aggiornato. La vaccinazione è consigliata anche a familiari e conviventi di persone con gravi fragilità.
Relativamente alle tempistiche di somministrazione, si prevede la possibilità di somministrazione della dose di richiamo a distanza di almeno 3 mesi dall’ultima dose o dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2. Eccetto alcuni casi, sarà possibile anche la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini (come quello antinfluenzale).