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Carlo Budel, l’uomo che vive in cima al ghiacciaio: “Lavoravo in fabbrica. Qui è dura ma non torno indietro”

Carlo Budel è il gestore del rifugio Capanna Punta Penia. La struttura si trova a 3.340 metri di quota, sulla vetta della Marmolada. Passa qui tutti i mesi estivi, da solo. Budel ha deciso di spostarsi qui sette anni fa, dopo una vita passata a lavorare in fabbrica.
Intervista a Carlo Budel
Gestore del rifugio Capanna Punta Penia
A cura di Valerio Berra
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Questa intervista non è stata un affare semplice. La telefonata è partita da una stanza in centro a Milano, giusto un po’ riscaldata dal Sole di cui ci stiamo accontentando per questa estate. È arrivata alla Capanna Punta Penia, il rifugio più alto delle Dolomiti. Si trova a 3.340 metri, esattamente sopra il gruppo della Marmolada. Non si può uscire. Il vento si avvicina ai 200 km/h. Manca l’acqua corrente.

Dall’altra parte del telefono c’è Carlo Budel, gestore del rifugio. È arrivato qui i primi giorni di giugno, andrà via a fine stagione. Passerà buona parte delle prossime settimane a cucinare torte, accogliere ospiti, sistemare e proteggere dal vento la capanna. Una vita che Budel racconta sul suo profilo Instagram e sui libri, tanto che ormai è noto come la Sentinella della Marmolada.

Intervistarlo non è stato semplice. E non per le condizioni ambientali. La connessione anche a 3.300 metri con le raffiche di vento regge bene. Budel resta poco sulle risposte, le schiva e si lancia dentro teorie politiche note a chi bazzica un po’ il mondo di certi complotti. In ogni caso la vita di Budel non è esattamente ordinaria.

Ci sono ospiti alla Capanna?

Sì, c’è qualcuno. Ora c’è una guida alpina che ha portato su tre indiani che non possono uscire. In questo momento a Punta Penia ha appena tirato una raffica a 196 km/h. Non possiamo muoverci. Chi prova a andare fuori viene buttato giù.

Se volete verificare le condizioni ambientali, la telefonata è avvenuta nel pomeriggio del 21 giugno.

Ma è una situazione normale?

No, è successo dopo la Tempesta Vaia, nel 2018. Dal quel momento ha soffiato sempre più vento e ci sono condizioni climatiche devastanti. Almeno ad alta quota.

Da quando sei salito su?

Da inizio giungo, ormai è così ogni anno.

CARLO BUDEL | Davanti alla Capanna Punta Peina
CARLO BUDEL | Davanti alla Capanna Punta Peina

Negli ultimi giorni è girata una foto che viene mette a confronto la Marmolada tra il 2022 e il 2024. Quest’anno è coperta di neve.

Sì, ho visto il post. La persona che l’ha pubblicato all’inizio aveva scritto giusto: c’era una foto del 15 giugno 2024 a confronto con una del 15 giugno 2022. Poi ne ho viste altre che paragonavano la foto del 2024 a quella del 2023 ma era sbagliata, anche l’anno scorso c’era tantissima neve.

Secondo i siti che si occupano di meteo le previsioni di questo inizio di estate non sono molto buone.

Ormai quei siti non indovinano nulla, nemmeno da qui a due ore. Le persone che vanno in montagna devono controllare il radar in tempo reale e capire come si evolve la situazione. Ormai il meteo cambia talmente tanto che questo è l’unico metodo credibile.

Sta arrivando poca gente in questi giorni?

Adesso non arrivano molte persone: ha fatto quattro metri di neve a maggio. I turisti arrivano più avanti, non è un problema. Intanto però i siti meteo fanno i soldi e distruggono l’economia della montagna.

Quando sei stato per la prima volta alla Capanna Punta Penia?

Era il 2014. Anche allora era un’estate piena di neve.

Come è cambiato il ghiacciaio da quando sei arrivato?

Si è ritirato. È logico. Quest’anno perderà meno perché ha una copertura nevosa migliore però perderà comunque. Fa parte di un ciclo. Non è che se compri l’auto elettrica questo ciclo finisce.

CARLO BUDEL | Foto dalla Marmolada
CARLO BUDEL | Foto dalla Marmolada

Sempre la Marmolada è stata coperta dalla sabbia del Sahara in questi giorni.

Sì forse, questa è la prima volta che la vedo. Parlando con quelli del rifugio però mi hanno detto che è già successo altre volte.

Come sono le tue giornate in cima al ghiacciaio?

Quando ci sono gli ospiti mi sveglio all’alba, riaccendo i fuochi delle stufe e facciamo colazione insieme. Dopo loro vanno giù, inizia ad arrivare gente. Mangiano, stanno qui tranquilli a godersi la giornata. Si fa cena insieme.

Da quanto tempo gestisci la capanna in modo continuativo?

Sono sette anni che sono qua. Il meteo è sempre più uno schifo. Il cambiamento climatico esiste. Sono il primo a dirlo.

Ci saranno momenti in cui non c’è nessuno. Come passi i giorni in cui sei da solo?

Io amo star da solo. È la cosa che mi piace. Poi certo, quando c’è gente si cena insieme. Mi piace stare con loro, c’è anche chi viene su apposta per conoscermi.

Quando non sei qui dove vivi?

Guarda, ho appena comprato una casa a San Gregorio nelle Alpi. È isolata dal mondo, in un bosco. Ci ho messo anni a convincere il proprietario a vendermela. Diceva che c’erano troppi lavori da fare, che era troppo isolata ma a me fa bene vivere così.

L’anno scorso hai superato i 50 anni, prima di questa vita chi era Carlo Budel?

Ho fatto 20 anni di fabbrica. Lavoravo come dipendente. Una volta ho chiesto tre mesi di ferie perché volevo andare in Colombia. Mi hanno detto che non potevano darmele e che dovevo seguire le chiusure aziendali. Ho deciso di andarmene.

È una vita difficile come sembra?

Vivo nel punto più alto delle Dolomiti. Ti alzi e spali la neve. Il giorno dopo magari ne trovi il doppio. Tutti si lamentano del caldo e tu non riesci a uscire perché tira un vento fortissimo. Qui non c’è nemmeno la doccia calda.

Perché tante persone si sono appassionate alla tua storia?

Perché gli altri non hanno il coraggio di cambiare. Forse si chiedono: “Perché lui l’ha fatto e io no? “. Non critico chi ha famiglia perché non può fare la mia vita. Ma a quelli che non hanno una famiglia dico: cambiate. Non ne vale la pena.

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