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Cani e gatti stanno facendo strage di uccelli in un modo inatteso: la scoperta nei nidi

I cani e soprattutto i gatti possono rappresentare un grave pericolo per la fauna selvatica, in particolar modo per i piccoli mammiferi e gli uccelli. I ricercatori hanno scoperto che i nostri animali domestici stanno facendo strage di piccoli uccelli in un modo inatteso. Ecco cosa hanno trovato nei loro nidi.
A cura di Andrea Centini
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È noto che gli animali domestici lasciati circolare liberamente in natura possono avere un impatto ecologico devastante. Ciò è vero sia per i cani che per i gatti, ma soprattutto per questi ultimi. Numerosi studi hanno dimostrato che i nostri amici felini, inseriti nella lista delle cento specie aliene più dannose al mondo dal Gruppo di studio sulle specie invasive (ISSG) dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), sono dei veri e propri killer di piccoli animali: uccelli, rettili, mammiferi e anche invertebrati. Una recente ricerca ha ad esempio dimostrato che predano nel mondo oltre 2.000 specie diverse, 350 delle quali minacciate di estinzione. Solo in Italia attaccano e uccidono 200 animai diversi. Ogni anno si calcola che i gatti negli USA uccidano fino a 3,7 miliardi di uccelli e fino a 22,3 miliardi di mammiferi, mentre in Australia predano 1,5 miliardi di esemplari di specie native (otto specie sono state fatte estinguere dalla loro introduzione).

Questi numeri sconvolgenti hanno portato a iniziative più o meno drastiche per contenere i significativi rischi ecologici, dall'obbligo di guinzaglio all'esterno al coprifuoco, fino alla dichiarazione di specie aliena invasiva. Un nuovo studio ha ora dimostrato che i nostri animali domestici – in questo caso anche i cani – rappresentano una grave minaccia per gli uccelli anche per un'altra ragione: i farmaci veterinari che mettiamo loro contro pulci, zecche, pappataci e altri vettori di patologie più o meno gravi. I ricercatori hanno infatti trovato tracce significative di imidacloprid, fipronil e altri composti chimici dei trattamenti antiparassitari nei nidi di passeriformi, perché gli uccelli usano il pelo perso da cani e gatti per costruirli. L'aspetto più inquietante della scoperta risiede nel fatto che nei nidi in cui vi erano i tassi più elevati di queste sostanze, era maggiore la percentuale di uova non schiuse e di pulli trovati morti.

A scoprire che i nidi degli uccelli sono fortemente contaminati dai peli di cani e gatti impregnati di trattamenti antiparassitari è stato un team di ricerca internazionale composto da scienziati della Facoltà di Scienze della Vita – Dipartimento di Evoluzione, Comportamento e Ambiente dell'Università del Sussex (Regno Unito) e della Piattaforma di chimica analitica di Neuchâtel – Facoltà di scienze dell'Università di Neuchâtel (Svizzera). I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Cannelle Tassin de Montaigu, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato oltre cento nidi di cinciarella (Cyanistes caeruleus) e cinciallegra (Parus major), due piccoli uccelli passeriformi comunemente presenti anche in Italia. Questi uccelli sono soliti rivestire la parte interna dei loro nidi con materiale morbido e caldo, come il pelo dei mammiferi, che possono recuperare sia in ambiente naturale che in quello urbano. Che sia di cane, gatto, cervo, lupo, orso o qualunque altra specie non fa differenza. La pelliccia mantiene il nido confortevole. Si calcola che circa il 75 percento degli uccelli che vivono nei boschi europei utilizzi la pelliccia dei mammiferi per rivestire i propri nidi.

Le indagini di laboratorio condotte sui nidi raccolti (alla fine della stagione riproduttiva), come la cromatografia liquida ad ultra alta prestazione (UHPLC) e la spettrometria di massa tandem, hanno fatto emergere una verità sconvolgente: tutti erano contaminati dai trattamenti antiparassitari. Sono stati trovati 17 dei 20 farmaci in esame, da 2 a ben 11 differenti in ciascun nido. I più comuni erano fipronil, imidacloprid e permetrina, ma sono stati trovati campioni abbondanti anche di dinotefuran. Come indicato, maggiore era l'abbondanza dei principi attivi, peggiore era l'impatto sui idi. “Nel complesso, un numero maggiore di prole morta o uova non schiuse è stato trovato nei nidi contenenti un numero maggiore di insetticidi, una concentrazione totale maggiore di insetticidi o una concentrazione maggiore di fipronil, imidacloprid o permetrina, il che suggerisce che l'esposizione per contatto delle uova agli insetticidi nel rivestimento del nido può portare a mortalità e minore successo riproduttivo”, hanno spiegato la dottoressa Tassin de Montaigu e colleghi nell'abstract dello studio.

È chiaro che gli scienziati non stanno raccomandando alle persone di non proteggere gli animali domestici da pulci, zecche e altri vettori di malattie, ma è fondamentale rivalutare l'impatto ambientale dei potenti antiparassitari che vengono utilizzati. “Siamo una nazione di amanti degli animali domestici e degli uccelli, ed è estremamente preoccupante vedere i livelli allarmanti di pesticidi tossici nei nidi degli uccelli provenienti da farmaci veterinari”, ha affermato Sue Morgan dell'associazione SongBird Survival, che ha finanziato lo studio. “I proprietari di animali domestici saranno sconvolti nello scoprire che nel tentativo di fare la cosa giusta per proteggere i loro animali domestici contro pulci e zecche, potrebbero danneggiare il nostro ecosistema, con conseguente morte di pulcini appena nati e uova non schiuse. Come proprietari di animali domestici, dobbiamo avere la certezza di mantenere i nostri animali domestici in buona salute, senza impatti devastanti sulla nostra fauna selvatica”, ha chiosato l'esperta. I dettagli della ricerca “High prevalence of veterinary drugs in bird's nests” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science of The Total Environment.

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