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Cancro, quasi la metà dei tumori associata a stili di vita non salutari: quali sono e cosa fare

Un nuovo studio dell’American Cancer Society ha determinato che circa la metà dei casi di cancro e dei decessi per tumori maligni è associata a fattori di rischio modificabili. Cambiando lo stile di vita si possono dunque ridurre sensibilmente le probabilità di sviluppare diverse neoplasie. Quali sono e cosa fare secondo gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Poco meno della metà delle nuove diagnosi di cancro e circa la metà dei morti per tumori maligni negli adulti è associata a fattori di rischio modificabili, ovvero allo stile di vita delle persone. Gli autori di un nuovo studio hanno identificato alcuni di questi fattori particolarmente influenti: vizio del fumo ed esposizione al fumo passivo; peso corporeo eccessivo (obesità); consumo di alcol; sedentarietà (assenza di attività fisica); scarsa qualità della dieta seguita, con consumo di carni rosse e lavorate e poca assunzione di frutta e verdura, fibre alimentari e prodotti ricchi di calcio; e le infezioni cancerogene (come papilloma virus, virus di Epstein-Barr, virus dell'epatite B e C e altri). Anche i raggi ultravioletti (UV) sono emersi come un forte fattore di rischio importante per il melanoma, il più diffuso e aggressivo cancro della pelle.

In generale, i ricercatori si sono concentrati su trenta tipi di cancro e sono giunti alla conclusione che lo stile di vita era associato a più della metà dei nuovi casi per diciannove di essi. In parole semplici, anche se spesso una diagnosi di cancro ha origini sconosciute (dunque viene attribuita alla sfortuna), oppure è associata a fattori ambientali o a determinate condizioni genetiche, come spiegato alla CNN dal professor Arif Kamal dell'American Cancer Society, i fattori di rischio modificabili “spiegano una quota significativamente maggiore di casi di cancro e decessi rispetto a qualsiasi altro fattore noto”. Possiamo dunque intervenire sui nostri comportamenti per ridurre in modo significativo il rischio di ammalarci.

Il dato fa riflettere alla luce del fatto che i nuovi casi di cancro sono in constante aumento e un prezzo altissimo lo stanno pagando anche i giovani, una fascia della popolazione considerata generalmente “protetta” da certe malattie, ma che negli ultimi decenni ha subito una significativa impennata nell'incidenza dei tumori. Basti pensare che, come indicato dall'oncologo Camillo Porta dell'Università "Aldo Moro" di Bari a Fanpage.it, uno studio del 2020 ha rilevato che nei giovani le diagnosi di neoplasie maligne sono aumentate del 30 percento tra il 1973 e il 2017. Sempre più indagini stanno confermando questa preoccupante tendenza.

A condurre il nuovo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi della sezione Surveillance and Health Equity Science dell'American Cancer Society (ACS), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Cancer Surveillance Branch dell'International Agency for Research on Cancer (IARC) e altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Farhad Islami, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati del 2019 relativi all'incidenza del cancro e al rischio relativo in adulti statunitensi con età uguale e superiore ai 30 anni. Dall'indagine statistica è emerso che il 40 percento delle diagnosi dei tumori maligni presi in esame (oltre 700.000 su quasi 1.8 milioni) erano associati ai suddetti fattori di rischio modificabili, così come circa la metà dei decessi.

Alcuni dei fattori identificati da Islami e colleghi erano molto più influenti di altri. Il fumo, ad esempio, è quello che ha dato il contributo peggiore, essendo associato al 20 percento delle diagnosi e a circa il 30 percento dei decessi. A seguire l'eccesso di peso corporeo, associato al 7,6 percento delle diagnosi e al 7,3 percento dei morti; e il consumo di alcol, associato rispettivamente al 5,4 e al 4,1 percento di casi e decessi. L'esposizione ai raggi ultravioletti era associata al 4,6 percento delle diagnosi, mentre l'assenza di esercizio fisico al 3,1 percento. Per quanto concerne le singole tipologie di tumori, i fattori di rischio potenzialmente modificabili avevano un impatto dal 100 al 5 percento circa in base al tipo di tumore. Ad esempio, il cancro alla cervice uterina è strettamente associato all'infezione da papilloma virus umano (HPV), che può essere prevenuto praticamente del tutto attraverso il vaccino estremamente efficace (in alcuni Paesi sta eradicando la malattia). I fattori di rischio modificabili erano associati anche a oltre l'80 dei melanomi, all'88 percento dei tumori del polmone, al 90 percento di quelli alla laringe, al 95 percento dei tumori dell'ano e all'85 percento di quelli alla trachea e all'esofago.

“Questi risultati mostrano che c'è una continua necessità di aumentare l'accesso equo all'assistenza sanitaria preventiva e alla consapevolezza sulle misure preventive. Sono disponibili vaccini efficaci per il virus dell'epatite B, che causa il cancro al fegato, e per l'HPV, che può causare diversi tipi di cancro, tra cui il cancro cervicale, altri tumori anogenitali e orofaringei”, ha spiegato in un comunicato stampa il coautore dello studio Ahmedin Jemal, dirigente dell'ACS. “La vaccinazione al momento raccomandata può ridurre sostanzialmente il rischio di infezione cronica e, di conseguenza, i tumori associati a questi virus”, ha chiosato il dottor Jemal. “Gli interventi per aiutare a mantenere un peso corporeo e una dieta sani possono anche ridurre sostanzialmente il numero di casi di cancro e decessi nel paese, soprattutto data la crescente incidenza di diversi tipi di cancro associati al peso corporeo in eccesso, in particolare negli individui più giovani”, gli ha fatto eco il professor Islami. I dettagli della ricerca “Proportion and number of cancer cases and deaths attributable to potentially modifiable risk factors in the United States, 2019” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica CA: A Cancer Journal for Clinicians.

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