Cancro in aumento nei giovani, cause e sintomi cui fare attenzione: le risposte dell’oncologo Porta
Negli ultimi anni alcuni studi di epidemiologia oncologica hanno evidenziato un drammatico aumento dei casi di cancro negli adolescenti e nei giovani adulti, fasce di popolazione ritenute fino a non molto tempo fa relativamente “al sicuro” – non in senso assoluto, naturalmente – dalle neoplasie. La questione, ben nota agli esperti, è recentemente (e nuovamente) balzata agli onori della cronaca internazionale dopo la pubblicazione di un'approfondita analisi condotta dal Wall Street Journal, basata sul corposo database del National Cancer Institute statunitense. Il dato sull'inquietante incremento dell'incidenza del cancro giovanile è stato rilanciato con un “cinguettio” su X (ex Twitter) dal professor Roberto Burioni, nel quale il medico ha specificato uno dei dettagli che destano maggiore preoccupazione, ovvero il fatto che non ne conosciamo le ragioni. Per sapere qualcosa in più su questi dati, sui sintomi cui prestare attenzione e sulle possibili cause, Fanpage.it ha contattato il professor Camillo Porta, oncologo presso l'Università “Aldo Moro” di Bari. Ecco cosa ci ha raccontato.
Professor Porta, innanzitutto le chiediamo quanto è grande questo incremento nell'incidenza dei tumori nei giovani
Diciamo che questa è stata una sorpresa spiacevole che in realtà è stata comunicata al mondo scientifico già da qualche anno. Perché il primo report di un aumento di incidenza delle neoplasie negli adolescenti e nei giovani adulti è del 2020. I dati sono inquietanti. Ovviamente sono dati americani, però onestamente i dati epidemiologici sul cancro sono molto simili in tutti i Paesi occidentali. Per cui quello che si osserva negli Stati Uniti, in linea di massima, si osserva anche in Europa e quindi e anche in Italia. Ovviamente con numeri assoluti minori, a seconda della grandezza del Paese. I dati del 2020 ci dicono che l'incidenza delle neoplasie maligne dal 1973 al 2017 circa è aumentata quasi del 30 percento. Sono analisi su oltre 500.000 soggetti adolescenti e giovani adulti, monitorati nel corso degli anni. È estremamente preoccupante. Noi siamo sempre stati legati al concetto che il tumore è una malattia dell'anziano, ma questo cambia un po' le carte in tavola.
Quali sono le neoplasie che hanno avuto il maggiore aumento di diagnosi nei giovani?
Nei maschi il tumore che ha mostrato il più evidente incremento in questa fascia di età è stato quello al testicolo, nelle donne il tumore alla mammella. Ma in numeri assoluti, il tumore che ha mostrato il più grosso aumento in questo lasso temporale in questa fascia di età di pazienti è stato il tumore del rene.
Cosa ci può dire sulle possibili cause? Sono state avanzate varie ipotesi: stile di vita malsano, sedentarietà, obesità infantile.
Una cosa che possiamo dire è che non è l'aumento del fumo. Perché negli stessi anni, negli Stati Uniti, in questa fascia di popolazione si è osservato un significativo decremento dei soggetti che fumano. La causa non è dunque la diffusione delle sigarette nella popolazione giovanile, come qualcuno potrebbe anche pensare. L'unica cosa che effettivamente potrebbe giustificare questi dati è l'aumento dell'obesità, che a questo punto se venisse confermata dovrebbe portare a implementare una serie di operazioni di largo respiro sulla popolazione generale. Quindi abbiamo l'obesità infantile, lo stile di vita occidentale, il junk food (cibo spazzatura NDR) che troppi di noi mangiano a tutte le età, la maggiore sedentarietà anche nei giovani, che fanno meno sport. Non parliamo poi dell'Italia; come sappiamo lo sport nelle scuole è ridicolo. Queste sono le uniche cose che realisticamente sembrerebbero aver determinato questo aumento di incidenza. Le altre cause non giustificherebbero questi numeri, che sono veramente impressionanti.
Alcuni suggeriscono anche alterazioni del microbiota intestinale, cosa ne pensa?
Il microbiota oggi come oggi è molto di moda, ma non dimentichiamoci che il microbiota è una conseguenza di qualcos'altro. Le alterazioni noi le induciamo con determinate abitudini, fra le quali appunto gli stili alimentari. Per cui la brutta e non corretta alimentazione determina l'obesità, che determina l'alterazione del microbiota e questo verosimilmente si riflette su questo aumento di neoplasie.
È possibile fare un parallelismo tra l'incremento dei casi di cancro nei giovani e quello nella popolazione generale. Nel recente rapporto “I numeri del cancro 2023” presentato dal Ministero della Salute, ad esempio, è stato osservato nelle donne un incremento del 16% delle diagnosi di tumore al polmone. Sono stati registrati anche più casi di melanoma e cancro del pancreas
Diciamo che i dati che abbiamo, fino ad oggi non si sono mai concentrati particolarmente su questa popolazione. Quindi è difficile correlare l'aumento generale di certi tipi di cancro nella popolazione generale rispetto a quello che succede in una sottopopolazione selezionata per età. Senza contare un altro grosso problema che abbiamo in Italia; a differenza degli Stati Uniti noi non abbiamo dei database dei registri nazionali sui tumori. Facciamo un grosso sforzo – assolutamente lodevole – di mettere assieme i dati di diversi registri tumori, ma il vantaggio che hanno in questo senso gli Stati Uniti è la possibilità di avere i dati che derivano dalle assicurazioni, da questo grosso database che si chiama SIR. Sostanzialmente è nato perché il loro sistema – che ha tutti i bachi che ben conosciamo – è basato sulle assicurazioni, che ovviamente devono avere questo tipo di informazioni. E quindi abbiamo un database nazionale su una popolazione come quella americana. In Italia è un po' più a spot questa rilevazione. E devo dire che fino ad oggi non ci si era mai concentrati più di tanto su questi pazienti. Sì, chi si occupa di tumori urologici come il sottoscritto, sa comunque che il tumore al testicolo è tipico del giovane adulto, come chi si occupa di mammella sa che ha una quota importante di giovani pazienti. Ma non credo si sia mai percepito cosa realmente stesse succedendo. Però questi dati hanno fatto riflettere tutti; fai mente locale e dici che probabilmente tutto questo è vero anche da noi.
In queste cifre c'è una quota che potrebbe essere spiegata dalle campagne di sensibilizzazione e di screening? Oppure i giovani non le seguono comunque e quindi non “rientrano” nella statistica?
No. Quei pochi screening che sono documentatamente efficaci sono screening rivolti normalmente a una popolazione di età avanzata. Quello che forse va aggiunto è che, purtroppo, questa follia novax che sta permeando la nostra società a tutti i livelli – la mia è semplicemente solo un'ipotesi, sia ben chiaro – potrebbe aver portato anche a un minor numero di giovani che fanno la vaccinazione contro l'HPV (Papillomavirus NDR). Con tutto il rischio che ne consegue di sviluppare tumori. Non dimentichiamoci che non sono soltanto tumori ginecologici, ma sono anche tumori dell'ano, degli organi genitali maschili, del distretto cervico-cefalico. Per cui se si vaccinano meno giovani contro l'HPV, sicuramente saremo destinati ad avere più cancri invasivi della cervice uterina, del pene, della vagina, della vulva e così via. Che fra l'altro, anche soltanto per la loro posizione anatomica e per l'impatto che hanno sulla vita di una persona, hanno un effetto veramente devastante.
A tal proposito ci sono dati molto promettenti sulla somministrazione del vaccino anti HPV in Australia, dove viene somministrato gratuitamente ai ragazzini nelle scuole
Il vaccino anti HPV deve essere somministrato prima dell'inizio dell'attività sessuale, affinché possa veramente avere un impatto importante a livello di popolazione. Dobbiamo prendere atto, piaccia o non piaccia, che l'età media del primo rapporto sessuale si sta abbassando in tutti i Paesi occidentali. E quindi tutte le campagne di vaccinazione contro l'HPV vanno tarate su questa nuova realtà. Ma il problema è la penetrazione delle vaccinazioni. Lei citava giustamente l'Australia; gli ultimi dati che ho visto, che non sono aggiornatissimi, fanno riferimento a più del 70 percento della popolazione australiana vaccinata. Di contro negli Stati Uniti siamo poco sopra al 40 percento. Temo che questo delirio novax, che si è scatenato in particolar modo col Covid, faccia ancora più danni, andando a toccare anche quello che è l'effetto preventivo assolutamente garantito dai vaccini HPV.
Alla luce dell'incidenza del cancro in significativo aumento nei giovani, a quali sintomi consiglierebbe di prestare attenzione? Anticiperebbe l'età per alcuni screening?
No, finché non dimostriamo che i programmi di screening – e dobbiamo dimostrarlo ovviamente su campioni di popolazione adeguate – impattano sull'aspettativa di vita, non ha senso pensarci. C'è il rischio che poi diventi un esborso economico ingesibile per la società, che poi rischia di sottrarre risorse in altri punti in un momento in cui le risorse della sanità sono quelli che sono. E non è ovviamente una questione di quanti soldi mette il governo sulla sanità, ma è proprio una questione di sostenibilità in generale del sistema salute. Io credo che vada fatta informazione per cui sia i diretti interessati, cioè gli adolescenti e i giovani adulti, ma anche i medici, e in particolar modo i medici di base, non sottovalutino tutta una serie di segni e sintomi, che se indagati potrebbero portare a un aumento delle diagnosi precoci.
Ci faccia qualche esempio
Per esempio, se è vero come dicono i dati che in questa fascia di età il tumore di cui è aumentata maggiormente l'incidenza, ad oggi, è il tumore del rene, ecco, se un ragazzino dovesse arrivare con un'ematuria, quindi la presenza di sangue nelle urine, e io fossi un medico di base, magari non mi limiterei a dire “magari è una cistite, diamogli l'antibiotico e basta”, ma lo manderei almeno a fare un'ecografia. Tanto per fare un esempio. E poi raccomandare di badare alle alterazioni dell'alveo. Troppo spesso, soprattutto nei soggetti giovani, pensiamo sia fisiologico, legato a cambiamenti delle abitudini alimentari, alla maggiore o minore attività fisica etc etc. Il tumore del colon negli Stati Uniti sta aumentando in maniera importante in questa fascia di età. Va ricordata anche l'importanza dell'autopalpazione nelle giovani donne e, banalmente, per i maschi di accorgersi se ci sono delle tumefazioni a livello testicolare. Sono tutte piccole cose che noi siamo abituati magari a ricordare ai pazienti adulti. Sicuramente qualunque medico con un po' buon senso avrà detto una volta o più nella sua vita a una donna “mi raccomando, faccia autopalpazione e se sente qualcosa che non va al seno si faccia vedere”. Ma magari non lo facciamo con i giovani adulti. Probabilmente è arrivato il momento di pensare specificatamente anche a questa popolazione.
Teme un ulteriore peggioramento di questi dati sull'incidenza dei tumori giovanili, oppure sono troppo “freschi” per avere una proiezione, una tendenza?
Ovviamente sono freschi. Se però guardo le curve di incidenza che sono riportate in questo famoso primo articolo del 2020, sono francamente preoccupato. Poi mi auguro che la tendenza si inverta, e che magari anche questa maggiore attenzione contribuisca a invertire la tendenza. Però se noi estrapoliamo queste curve nei prossimi anni, la previsione è che aumentino.
Quindi dovrebbero essere le istituzioni ad avviare importanti e impattanti campagne di sensibilizzazione pubblica, specifiche per i giovani
Io credo che dovremmo iniziare ad avviare queste campagne focalizzate su questa età. Laddove immagino – non sono un esperto di comunicazione – che i modi di trasmettere questo tipo di informazione non possono che essere in qualche maniera adattati all'età. Magari anche sfruttando quelli che sono i mezzi di comunicazione prediletti dagli adolescenti e dai giovani adulti. Sicuramente se vogliamo andare a intercettare una popolazione di 60enni, la pubblicità in televisione dopo il telegiornale ha tutto il senso di questo mondo. Non sono sicuro che lo stesso valga per una popolazione di ventenni. Allora forse si deve pensare al messaggio sul telefonino, a X, TikTok e tutti i social che i ragazzi utilizzano oggi. Forse ha più senso dei canonici canali di comunicazione che utilizziamo per una popolazione molto più vecchia.
Recentemente l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato una procedura di revisione sui dati di sicurezza della terapia CAR-T, per il rischio di tumori secondari. Cosa ne pensa? Si tratta di un'immunoterapia considerata molto efficace e che sta dando buoni frutti contro alcune forme di tumori
Io credo che alla luce dei dati la revisione sia dovuta. I casi non sono tanti, ma ci sono. Adesso solo una valutazione un po' più precisa permetterà di capire se i dati osservati rientrano ancora nei casi attesi, o se può essere ipotizzato un apporto causale diretto. Trattandosi di neoplasie come i linfomi e considerando che noi andiamo a modificare il sistema immunitario, il motivo di preoccupazione c'è e quindi credo che EMA abbia fatto benissimo ad attivare queste procedure di controllo, che vanno nell'interesse di tutti. Così come non dovevamo immaginare che le CAR-T curassero tutte le neoplasie, oggi non dobbiamo demonizzarle o pensare che abbiamo sbagliato tutto e che non servono a nulla. Credo che, nell'interesse di tutti, il monitoraggio di quello che succede quando si inizia a trattare un numero importante di casi, faccia parte integrante di quello che le autorità regolatorie devono fare per garantire la sicurezza di chi riceve qualunque tipo di farmaco, dall'aspirina in avanti.
Si dice che il problema possa essere legato al vettore virale utilizzano per somministrare la terapia CAR-T, ma una terapia analoga chiamata CAR-CIK basata su un altro meccanismo sembra possa aggirare questo problema del vettore virale. Che ne pensa?
Io credo, ma è un mio pensiero, che non dovrebbe essere un problema di vettore virale. Credo sia più legato al fatto che andiamo a modificare quella che è la risposta immunitaria, e quindi è qualcosa di onestamente molto complesso. Noi la stiamo modificando in modo molto sofisticato rispetto a quello che si faceva fino a poco tempo fa, ma in realtà è molto elementare rispetto all'estrema complessità che è la biologia reale. I virus rappresentano un altro tipo di problema. In questo momento stanno crescendo le evidenze che pone i virus come una potenziale causa di cancro, al di là di quelle connotazioni più ovvie e note come appunto l'HPV e i virus epatitici. Ma questa è un'altra storia. Non credo che i vettori virali delle CAR-T o di altre terapie biologiche possano essere implicate in questo.
Le faccio un'ultima domanda. Scienziati dell'Università della California hanno trovato una sorta di “interruttore” su un recettore chiamato FAS che, se attivato da appositi anticorpi, porta alla morte cellulare delle cellule malate. In questo modo vengono rese aggredibili proprio da terapie come la CAR-T, che diventerebbe efficace anche contro i tumori solidi. Cosa ne pensa?
Il problema è che queste sono ricerche estremamente importanti, nella maggior parte assolutamente serie, ma non rappresentano necessariamente qualcosa che potrà cambiare il nostro modo di curare i tumori domani. Nel senso che i modelli sperimentali sono per definizione dei modelli semplificati, anche quando si utilizzano modelli animali. La complessità biologica di un organismo umano è enormemente maggiore. Per cui queste notizie vanno prese con favore – meno male che la ricerca sta andando avanti! – ma senza immaginare né far credere alla gente che queste novità di biologia di base si trasformeranno realmente in una terapia da proporre alla popolazione. Poiché se anche questo dovesse avvenire, i tempi previsti sono ancora piuttosto lunghi. La cosa positiva è che stiamo accumulando esperienza e informazioni che, così com'è successo in passato con miglioramenti oggettivamente epocali, porteranno a una nuova generazione di miglioramenti. Ma quando parliamo di modelli preclinici, prima di immaginare di poterli avere nella pratica ci vuole un bel po' di tempo. E poi ci servono anche le conferme.