Cancro al seno, terapia abbatte il rischio di morte a lungo termine e malattia invasiva
Uno studio ha dimostrato che la terapia adiuvante T-DM1 contro un tipo di cancro al seno, quello HER2+ (o HER2 positivo) aggressivo, è in grado ridurre di circa il 50 percento “il rischio di morte a lungo termine o di malattia invasiva”. Si tratta di un risultato straordinario che migliora sensibilmente i risultati del trattamento base, già efficace contro questo carcinoma mammario. Un precedente studio aveva evidenziato i vantaggi significativi della terapia, basata sull'anticorpo monoclonale trastuzumab in associazione al farmaco antitumorale emtansine; la nuova indagine ne ha confermato i risultati dopo un lungo periodo di follow-up. Gli oncologi e i ricercatori che hanno contribuito allo sviluppo di questo trattamento sono entusiasti per i risultati, ma hanno sottolineato che saranno soddisfatti solo quando verrà raggiunto il 100 percento di sopravvivenza libera dal cancro al seno.
A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi dell'UPMC Hillman Cancer Center dell'Università di Pittsburgh, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molteplici istituti. Tra quelli coinvolti l'Ospedale universitario di Heidelberg; il Centro tedesco per la ricerca sul cancro; l'Ospedale universitario nazionale di Taiwan; il Providence Cancer Institute; il Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e Gastroenterologia dell'Università di Padova; il Centro Tumori Azienda Socio Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (ERC) e molti altri. I ricercatori, coordinati dal professor Charles E. Geyer, docente presso la Divisione di ematologia maligna e oncologia medica presso l'ateneo di Pittsburgh, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato gli esisti clinici in circa 1.500 pazienti affette da carcinoma mammario in fase iniziale HER2 positivo e ad alto rischio, “con malattia invasiva residua nel seno o nell'ascella dopo trattamento sistemico neoadiuvante”, spiegano i ricercatori. Le pazienti in queste condizioni hanno infatti un elevato rischio di recidiva e morte.
Ricordiamo che il cancro a seno viene classificato e trattato sulla base dei recettori che si trovano sulla superficie delle cellule tumorali. Può essere ad esempio positivo alla proteina HER2, che è un recettore per il fattore di crescita epiteliale, oppure ai recettori degli ormoni femminili, estrogeni e progesterone. Esiste anche il cancro triplo negativo, molto aggressivo e che colpisce soprattutto le donne giovani. Molte terapie si basano sul prendere di mira i recettori (quando presenti) per scardinare le difese del tumore; è esattamente ciò che fa la terapia trastuzumab emtansine (T-DM1). Come spiegato dagli autori dello studio, l'anticorpo monoclonale (cioè semi-sintetico e prodotto in laboratorio) si lega al recettore HER2 e permette al farmaco anticancro di entrare più efficacemente all'interno delle cellule cancerose per ucciderle.
Nello studio di Fase 3 KATHERINE gli scienziati hanno assegnato casualmente la terapia trastuzumab di base o la T-DM1 per verificarne l'impatto sulla sopravvivenza libera da malattia. Ebbene, dopo un periodo di follow-up medio di 8,4 anni, è stato determinato che la sopravvivenza libera da malattia invasiva è stata dell'80,8 percento con il nuovo trattamento e del 67,1 percento con il solo trastuzumab. La sopravvivenza complessiva, inoltre, è risultata essere dell'89,1 percento con trastuzumab emtansine e dell'84,4 percento con il solo anticorpo monoclonale. I risultati confermano quanto evidenziato da un precedente studio, dimostrando l'efficacia del nuovo trattamento che è diventato lo standard di cura per questa specifica forma di cancro al seno.
“Abbiamo continuato a seguire i pazienti per comprendere l'intera portata del beneficio e ora dimostriamo che T-DM1 porta a miglioramenti stabili a lungo termine nella sopravvivenza libera da malattia invasiva e migliora la sopravvivenza complessiva”, ha sottolineato il professor Geyer in un comunicato stampa. Lo scienziato ha chiosato affermando che come oncologi non saranno mai soddisfatti fin quando “non raggiungeremo il 100% di sopravvivenza libera da cancro per le nostre pazienti affette da tumore al seno”. I dettagli della ricerca “Survival with Trastuzumab Emtansine in Residual HER2-Positive Breast Cancer” sono stati pubblicati sul The New England Journal of Medicine, la più autorevole rivista scientifica in ambito medico.