Cancro al seno, nuova terapia riduce del 25% il rischio di recidiva e migliora la sopravvivenza
Una nuova terapia adiuvante basata sul farmaco ribociclib è in grado di abbattere del 25 percento il rischio di recidiva del cancro al seno, la malattia oncologica più diffusa al mondo (oltre 2 milioni le nuove diagnosi ogni anno). Inoltre grazie a questo medicinale, tecnicamente un inibitore CDK4/6, migliora sensibilmente la sopravvivenza libera da malattia invasiva. I risultati sono stati presentati al meeting annuale 2023 dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), attualmente in corso di svolgimento a Chicago. Presto verranno pubblicati sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine, considerata la più autorevole al mondo dal punto di vista della letteratura medica. I dati sono stati anticipati anche dal The American Journal of Managed Care.
Il ribociclib, prodotto dal colosso farmaceutico Novartis (nome commerciale Kisqali), è un adiuvante da aggiungere alla terapia ormonale dopo l'intervento chirurgico e la chemioterapia o la radioterapia. È stato testato su migliaia di pazienti – uomini e donne in peri/post menopausa – con carcinoma mammario positivo per il recettore ormonale (HR) e HER2 negativo, ovvero la forma più comune di cancro al seno, che colpisce circa i due terzi dei casi. Nonostante la stragrande maggioranza dei pazienti trattati con le terapie standard oggi raggiunga una sopravvivenza libera da malattia a cinque anni dalla diagnosi (in Italia circa il 90 percento), in molti sono a rischio recidiva. Per questo motivo un farmaco in grado di ridurre sensibilmente questo rischio e di allungare la sopravvivenza dei pazienti è accolto con grande entusiasmo da medici e pazienti.
Il ribociclib è un inibitore di alcune proteine presenti nelle cellule del cancro al seno chiamate CDK4 e CDK6, che regolano la crescita delle stesse. Il farmaco è stato testato nel cuore dello studio NATALEE su oltre 5.000 pazienti, che hanno ricevuto un ciclo di dosi per tre anni assieme alla terapia ormonale o la sola terapia ormonale. La dose utilizzata è stata di 400 milligrammi, considerata efficace ma meno tossica rispetto ai dosaggi più elevati utilizzati nei trial clinici precedenti. Al termine del periodo di follow-up 189 partecipanti del gruppo ribociclib (il 7,4 percento) hanno avuto una recidiva rispetto ai 237 (9,2 percento) nel gruppo di controllo, trattato con la sola terapia ormonale. Ciò significa una riduzione del 25 percento, che è considerata statisticamente significativa. Inoltre il farmaco ha migliorato i tassi di sopravvivenza in generale e le condizioni libere da malattia. I risultati erano coerenti tra i vari sottogruppi, ovvero stato di menopausa, coinvolgimento dei linfonodi e stadio della malattia, pertanto si pensa che anche le persone con basso rischio di recidiva possano beneficiare della terapia, come spiegato dal professor Dennis J. Slamon, medico oncologo presso l'Università della California di Los Angeles e primo autore dello studio.
I risultati della nuova terapia sono stati accolti con favore anche dagli oncologi italiani: “Ci auguriamo che la disponibilità della terapia avvenga quanto prima, perché potremo offrire un'opportunità terapeutica efficace a una grande platea di pazienti. Circa 20mila donne ogni anno, in Italia”, ha dichiarato all'ANSA il professor Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare presso l'Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli. “Le pazienti con questo tipo di tumore della mammella restano a rischio di recidiva, perché la malattia si ripresenta in un terzo dei casi inizialmente in stadio II e nella metà di quelli esorditi in stadio III. I dati dello studio Natalee rappresentano dunque un ulteriore passo avanti per portare a guarigione un maggior numero di pazienti”, ha chiosato il professor Fabio Puglisi, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica all'Irccs di Aviano.