Cancro al polmone, farmaco riduce del 77% rischio di recidiva o morte: 3 pazienti su 4 vivi a 4 anni
Il farmaco osimertinib (nome commerciale Tagrisso) sviluppato dalla casa farmaceutica AstraZeneca si sta dimostrando estremamente efficace nei pazienti colpiti da una particolare forma di cancro al polmone, il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) allo stadio precoce e caratterizzato da mutazioni al recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Dopo l'intervento chirurgico – con la completa resezione della massa tumorale – e il trattamento col farmaco, infatti, è stato registrato “un miglioramento prolungato e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da malattia (DFS) rispetto al placebo”, come indicato in un comunicato stampa della società anglo-svedese. Nello specifico, è stata osservata una sopravvivenza di circa cinque anni e mezzo e 3 pazienti su 4 erano privi della malattia a quattro anni. È un risultato eccezionale, considerando l'elevato rischio di recidiva e mortalità di questa diffusa forma di cancro al polmone.
A determinare la notevole efficacia della terapia adiuvante con osimertinib – un EGFR-TKI irreversibile di terza generazione – è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati giapponesi del National Cancer Center Hospital East di Kashiwa, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Guangdong Lung Cancer Institute (Cina), della Scuola di Medicina e del Centro per la Ricerca sul Cancro dell'Università di Yale (Stati Uniti), del Late Oncology Research & Development di AstraZeneca (Regno Unito) e di diversi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Masahiro Tsuboi del Dipartimento di Chirurgia Toracica e Oncologia dell'ateneo nipponico, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver proseguito la sperimentazione clinica dello studio di Fase 3 ADAURA, un trial clinico randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo condotto su circa 700 pazienti affetti dalla forma di cancro al polmone allo stadio precoce (IB, II e IIIA). I pazienti sono stati arruolati in oltre 200 centri medici di una ventina di Paesi, tra Europa, Asia, Sud America, Stati Uniti e Medio Oriente.
I partecipanti sono stati trattati con 80 milligrammi di osimertinib (in compresse orali una volta al giorno) o con un placebo, per un periodo di tre anni o fino alla recidiva della malattia, come spiegato AstraZeneca. Come indicato, i benefici clinici per i pazienti trattati sono stati estremamente positivi; non solo 3 su 4 erano vivi e liberi da malattia a quattro anni dal trattamento dopo la resezione chirurgica, con riduzione del 77 percento del rischio di recidiva o morte, ma ha anche abbattuto del 76 percento una complicanza molto diffusa di questa malattia, ovvero tumori secondari al cervello e al midollo spinale, associati a una prognosi sfavorevole. Fino a un paio di anni fa per questi pazienti non c'era un trattamento ad hoc dopo l'intervento chirurgico, ma questi risultati donano concrete speranze di sopravvivenza. Il farmaco è stato già approvato e reso rimborsabile dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
“I risultati aggiornati dello studio ADAURA mostrano che il trattamento adiuvante con osimertinib non solo continua a prolungare la sopravvivenza libera da malattia dei pazienti con tumore del polmone in fase precoce con mutazione di EGFR dopo l’intervento chirurgico, ma nel tempo riduce anche il rischio di recidiva a livello del sistema nervoso centrale”, ha dichiarato il dottor Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e principale referente per lo studio ADAURA in Italia. “Questi dati confermano l’utilizzo di osimertinib in adiuvante come standard di cura per questi pazienti, finora caratterizzati da alti tassi di recidiva e privi di opzioni terapeutiche mirate dopo la chirurgia”, ha aggiunto l'esperto. “I risultati dello studio ADAURA sono senza precedenti e hanno condotto, a maggio 2021, all’approvazione europea di osimertinib in adiuvante per i pazienti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule in stadio precoce con mutazioni del gene EGFR. I vantaggi ottenuti, in base ai risultati aggiornati dello studio, cioè una riduzione del rischio di recidiva o morte pari al 73% nella popolazione globale e una sopravvivenza mediana libera da malattia di circa cinque anni e mezzo, sono davvero significativi e definiscono un nuovo standard di cura, a fronte di un’ottima tollerabilità”, ha concluso de Marinis.