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Cancro al cervello, esame del sangue innovativo rileva il letale glioblastoma in meno di un’ora

Un team di ricerca internazionale ha sviluppato un rivoluzionario test del sangue in grado di rilevare in meno di un’ora il glioblastoma, il più aggressivo, comune e mortale cancro al cervello negli adulti. Come funziona e perché può rappresentare un grande passo avanti nella lotta a questa malattia.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno sviluppato un innovativo esame del sangue in grado di rilevare in meno di un'ora il glioblastoma, la più comune e letale forma di cancro al cervello negli adulti. È una malattia talmente aggressiva e a rapida crescita che i pazienti hanno un'aspettativa di vita di circa 15 mesi, dopo la terribile diagnosi. Il glioblastoma è al momento una patologia incurabile, tuttavia alcuni recenti studi hanno gettato le basi per nuove opportunità terapeutiche. Un vaccino a RNA messaggero sperimentale messo a punto da scienziati dell'Università della Florida, ad esempio, ha dimostrato di poter allungare la vita ai pazienti umani e ai cani, mentre un'immunoterapia basata sulle cellule CAR-T è stata in grado di cancellare il tumore dal cervello di un uomo di 72 anni (è un singolo caso, ma che dona speranza a molti pazienti). Anche un gel testato sui topi ha guarito la malattia eliminandola nel 100% dei casi. Alla luce di questi promettenti risultati, poter diagnosticare la malattia rapidamente e precocemente – prima della comparsa dei sintomi evidenti – attraverso un comodo esame del sangue può rappresentare un ulteriore e significativo passo in avanti nella lotta al glioblastoma.

A sviluppare il rivoluzionario esame del sangue (sperimentale) in grado di diagnosticare l'aggressivo cancro al cervello è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Notre Dame (Stati Uniti), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina del Centro Medico dell'Università Vanderbilt e del Laboratorio di targeting dei tumori – Olivia Newton-John Cancer Research Institute di Melbourne (Australia). I ricercatori coordinati dal professor Hsueh-Chia Chang, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biomolecolare dell'ateneo americano, hanno messo a punto il nuovo test concentrandosi sulle vescicole extracellulari (EV) o esosomi, "corrieri biologici" caratterizzati da un doppio strato di lipidi che permette loro di trasferire da una cellula all'altra molte tipologie di molecole, dalle proteine all'RNA. All'interno di esse possono trovarsi anche dei biomarcatori di tumori e altre malattie, le firme che permettono agli scienziati di fare una diagnosi.

Il biochip che permette di rilevare il gliobastoma dal sangue. Credit: Matt Cashore/University of Notre Dame
Il biochip che permette di rilevare il gliobastoma dal sangue. Credit: Matt Cashore/University of Notre Dame

Nel caso specifico del glioblastoma, il professor Chang e colleghi sono andati a caccia dei recettori attivi del fattore di crescita epidermico (EGFR) che risultano sovraespressi in alcune malattie oncologiche, compreso l'aggressivo cancro al cervello. Questi recettori si trovano anche all'interno delle vescicole extracellulari, che a loro volta possono essere isolate da un campione di sangue. Da qui l'idea di realizzarne un sofisticato test del sangue in grado di rilevare questi importanti biomarcatori. Per farlo i ricercatori hanno creato un biochip basato su un sensore elettrocinetico, sul quale le vescicole contenenti EGFR attivo si legano fortemente agli anticorpi. Negli esperimenti è stato impiegato un anticorpo monoclonale – cioè semisintetico – chiamato mAb806, che si lega a una specifica componente (epitopo) di questi recettori. Se il sangue del paziente contiene i biomarcatori del glioblastoma, durante questo test si verifica uno spostamento del voltaggio, che permette ai ricercatori di rilevare la presenza del cancro al cervello. “Questa strategia di rilevamento della carica riduce al minimo le interferenze comuni nelle attuali tecnologie di sensori che utilizzano reazioni elettrochimiche o fluorescenza”, spiegano gli scienziati in un comunicato stampa.

“Il nostro sensore elettrocinetico ci consente di fare cose che altre diagnosi non possono”, ha affermato il professor Senapati, coautore dello studio. “Possiamo caricare direttamente il sangue senza alcun pretrattamento per isolare le vescicole extracellulari perché il nostro sensore non è influenzato da altre particelle o molecole. Mostra un basso rumore e rende il nostro più sensibile al rilevamento delle malattie rispetto ad altre tecnologie”, ha chiosato l'esperto.

Ciò che rende questo biochip così interessante non solo risiede nella capacità di individuare il glioblastoma, ma anche nel basso costo (un paio di dollari) e nella potenziale modularità. I ricercatori, infatti, sperano di poterlo riadattare per andare a caccia dei segnali di altre malattie, comprese patologie cardiovascolari, cancro al pancreas e demenza. I dettagli della ricerca “An anion exchange membrane sensor detects EGFR and its activity state in plasma CD63 extracellular vesicles from patients with glioblastoma” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Communications Biology.

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