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Campi Flegrei

Campi Flegrei, Di Vito (INGV): “Nessun segno di eruzione, ma l’evacuazione non è un problema”

Il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV a Fanpage.it: “Registriamo un aumento nel numero di terremoti ma non ci sono segnali di risalita di magma dalle profondità. Il solo sentore farebbe scattare l’allarme e, di conseguenza, il piano di evacuazione, possibile anche in meno di 72 ore”.
Intervista a Mauro Antonio Di Vito
Vulcanologo, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV) di Napoli
A cura di Valeria Aiello
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Particolare della fangaia della Solfatara / Credit: Credit: S. Carlino
Particolare della fangaia della Solfatara / Credit: Credit: S. Carlino
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L’aumento delle scosse sismiche nell’area dei Campi Flegrei, concentrato soprattutto tra Pozzuoli, Solfatara, Pisciarelli e Agnano, sta causando preoccupazione tra i residenti della zona nord-occidentale di Napoli, dove il bradisismo è sempre più frequentemente accompagnato da sciami sismici, con eventi di magnitudo arrivati a livelli simili a quelli degli anni Ottanta. Il timore è che si tratti di segnali che preludono ad una eruzione, sebbene l’incremento di terremoti in sé, spiega a Fanpage.it Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV (INGV-OV) di Napoli, non sia il solo parametro in grado di dirci se ci saranno o meno variazioni dello scenario nel breve termine.

C’è da preoccuparsi?
Quella dell’area flegrea è una situazione su cui c’è grande attenzione già da un po’ di anni e su cui in questo periodo abbiamo intensificato i controlli, anche sul campo, con campionature, rilievi e acquisizione di dati, che verifichiamo più frequentemente.

Ci sono segnali particolari?
L’unico parametro che ha mostrato una variazione è la sismicità, intesa come una maggiore frequenza di terremoti, che non riguarda solo il mese di settembre o quello di agosto, ma anche altri mesi del 2023. Il numero di terremoti è certamente un parametro da tenere in considerazione ma non è il solo, nel senso che questi eventi comportano una serie di altre valutazioni sui loro meccanismi, sull’area sismogenetica, cioè l’area dove avvengono i terremoti, ma anche su magnitudo, variazioni geochimiche, gravimetriche e di inclinazione del suolo… solo per citare alcuni dei parametri che più frequentemente utilizziamo per sapere se ci sono variazioni nella sorgente (o nelle sorgenti) di spinta del bradisismo.

Terremoti localizzati nell'area dei Campi Flegrei dal 1° agosto al 7 settembre 2023. L'evento di magnitudo 3.8 del 7 settembre è indicato con il cerchio rosso più grande / Credit: INGV
Terremoti localizzati nell'area dei Campi Flegrei dal 1° agosto al 7 settembre 2023. L'evento di magnitudo 3.8 del 7 settembre è indicato con il cerchio rosso più grande / Credit: INGV

Oltre l’aumento dei terremoti, ci sono altre variazioni importanti?
Non ci sono variazioni negli altri parametri che siano tali da immaginare un cambiamento di scenario nel breve termine. Ovviamente, parliamo di un sistema vulcanico che ha una sua dinamica, per il quale nel medio-lungo termine non possiamo ovviamente escludere variazioni né eruzioni, ma attualmente la probabilità di un’eruzione vulcanica è bassa.

Cosa ci dice che il rischio di eruzione è basso?
Non ci sono evidenze di risalita di magma verso la superficie, che è una delle pre-condizioni di un’eruzione vulcanica. Il solo sentore che il magma stia risalendo da elevate profondità farebbe scattare sicuramente l’allarme.

Parla dell’allarme evacuazione?
Sì, ma evidenze di questo genere al momento non ce ne sono. La risalita di magma è qualcosa a cui guardiamo con massima attenzione, unitamente alle deformazioni del suolo, alla geochimica e tutti gli altri parametri che teniamo in altissima considerazione e che ci aiutano a capire cosa succede al sistema profondo.

Il piano di evacuazione prevede di mettere centinaia di migliaia di persone al sicuro in poche ore. Secondo lei è fattibile?
Assolutamente sì, anche se è vero che sono numeri molto grandi. Ma il piano è studiato da esperti e, personalmente, le possono dire che, pur non essendo un esperto di evacuazioni, ho assistito a varie riunioni in Regione Campania, dove sono state fatte valutazioni proprio sulla viabilità e addirittura l’ipotesi che le cosiddette 72 ore, che è il tempo complessivo stimato dalla Protezione Civile per l’allontanamento dalla zona rossa, possano essere ridotte a poco più di 40, perché l’evacuazione avverrà con sistemi misti, quindi anche confidando sul contributo di ogni famiglia nell’allontanamento con mezzi propri.

Questo ovviamente può accadere solo con un fortissimo controllo della movimentazione, che è la fase più delicata e su cui si sta lavorando molto, perché è ovvio che è un punto importante nell’attuazione del piano.

L’allarme verrebbe quindi lanciato prima dell’eruzione?
Sì, il piano è quello di evacuare la popolazione prima che inizi l’eruzione.

Si basa quindi sulla probabilità di eruzione, con anche il rischio di falso allarme?
Sì, anche se il falso allarme è ciò che temo di meno, perché ha una probabilità che diventa minore man mano che ci si avvicina all’evento e perché metterebbe comunque in sicurezza le persone. Ciò che invece ci deve preoccupare di più, in una situazione urbanistica come quella dei Campi Flegrei, è il mancato allarme, e su questo facciamo tutti gli sforzi perché non accada.

Come?
La maggior parte dei dati registrati dall’Osservatorio Vesuviano sono raccolti in tempo reale, nella nostra centrale di Fuorigrotta, dove abbiamo uno dei sistemi di monitoraggio più avanzati al mondo. E questo rende altamente improbabile non osservare segnali di variazione nello stato e nell’attività del vulcano. Pensi che rileviamo deformazioni del suolo nell’ordine del millimetro, per cui abbiano una strumentazione di sensibilità elevatissima, in grado di registrare terremoti che in precedenza non venivano neppure osservati.

In altre parole siamo in una condizione di struttura di monitoraggio dei siti, con una raccolta di dati multi-parametrica, che è davvero unica al mondo. A questo si aggiungono tutti i dati che ci arrivano dagli altri centri di competenza, tra cui anche il CNR, che fa controlli satellitari che vengono integrati alle nostre misurazioni.

Dovremmo essere quindi tranquilli sul rischio di mancato allarme?
Sì, tutto questo ci tranquillizza, portando a prenderci un po’ più di cautela. Il valore più esposto sono le vite umane e su questo dobbiamo essere attentissimi.

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