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Campi Flegrei

Campi Flegrei, cos’è la risalita dei fluidi e come provoca i terremoti: la spiegazione dell’esperto

Il fenomeno del bradisismo ai Campi Flegrei è legato alla risalita dei fluidi che spinge sulla crosta terrestre provocando deformazioni e fratture, alla base dei terremoti. Per comprendere meglio questo fenomeno Fanpage.it ha contattato il dottor Roberto Isaia, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV. Ecco cosa ci ha spiegato.
Intervista a Roberto Isaia
Vulcanologo presso l'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
A cura di Andrea Centini
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I Campi Flegrei. Credit: Google Maps
I Campi Flegrei. Credit: Google Maps
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L'area dei Campi Flegrei continua a essere tormentata da scosse di terremoto piuttosto significative e a distanza ravvicinata le une dalle altre, che oltre a preoccupare la popolazione spingono a domandarsi sul perché di questo incremento dell'intensità e soprattutto su quali potrebbero essere le conseguenze nell'immediato futuro. L'ultimo e più violento sisma in ordine cronologico ad aver colpito la provincia di Napoli è stato un evento di magnitudo 4.0 registrato alle 22:08 di lunedì 2 ottobre, a una profondità di circa 2,6 chilometri. Pochi giorni prima, il 27 settembre, si era registrata una scossa di magnitudo 4.2, la più violenta degli ultimi 40 anni. Per capire meglio quali sono le dinamiche in corso legate al bradisismo e alla risalita dei fluidi Fanpage.it ha contattato il dottor Roberto Isaia, vulcanologo presso l'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Ecco cosa ci ha raccontato.

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Dottor Isaia, ieri sera c'è stata un'altra forte scossa di magnitudo 4.0 ai Campi Flegrei, a pochi giorni da quella di magnitudo 4.2. Innanzitutto le chiediamo cosa sta accadendo e come mai si stanno verificando questi sismi così intensi e ravvicinati

I sismi intensi e ravvicinati sono legati a un fenomeno in atto ormai da più di 15 anni. Questa crisi bradisismica all'inizio si è manifestata attraverso un minimo di variazione nella composizione dei gas delle fumarole, con una maggiore pressione per quanto riguarda la zona Solfatara Pisciarelli, un po' di incremento del flusso di CO2. Quindi segnali di attivazione del sistema. Poi è iniziata la deformazione che ora sta procedendo lentamente da un po' di tempo, con questo tasso mensile che varia tra 1,3 – 1,5 centimetri. A volte rallenta un minimo, a volte accelera un po', ma sta continuando. Questo continuare delle deformazioni ovviamente mette in crisi la parte crostale, superficiale, soprattutto gli ultimi 2 – 3 chilometri, dove si accumula – in particolare nella zona dove c'è stato lo sciame di stanotte – il gas che va in pressione. Quindi chiaramente man mano che aumenta questo fenomeno mette in crisi la crosta e ogni tanto si rompe. Si creano queste fratture che generalmente utilizzano strutture vulcaniche precedenti, anche vecchie relativamente a quella che è la storia geologica dei Flegrei, generando questi terremoti. Stanno aumentando di intensità perché ovviamente l'accumulo di energia nel tempo è diventato maggiore. Quella che scaricano al momento in cui si crea la frattura è maggiore e quindi il terremoto è di intensità superiore.

Il fenomeno del bradisismo è questo sollevamento del suolo che può essere legato sia alla risalita dei fluidi che a quella del magma. Come funziona questo meccanismo? E come provoca i sismi? 

Il motore di tutto è sempre il magma. I Campi Flegrei sono un vulcano attivo, in particolare una caldera. Sappiamo che nel tempo ha emesso discreti volumi di magma attraverso una serie di eruzioni. Il sistema magmatico profondo dei Flegrei inizia a una profondità di 8 – 9 chilometri nella parte sommitale, ma continua più giù in profondità. Quindi c'è questo accumulo di magma che sicuramente poi si ferma a un certo punto e fa risalire questi fluidi. In passato è risalito anche il magma e ha innescato delle eruzioni. Per quanto riguarda le recenti crisi bradisismiche, del '69 – '72 e dell'82 – '84, è stato stimato che una piccolissima quantità di magma sia risalita a 3 – 4 chilometri. Poi stagna lì, si raffredda lentamente. Quella è una zona in cui piccole quantità si possono muovere. Oppure è la zona in cui si accumulano i fluidi derivanti dalla camera magmatica profonda. Ovviamene questi fluidi stazionano, vengono alimentati in qualche maniera – perché c'è un movimento nella zona profonda – e si creano questi momenti di disturbo. L'apporto di questi fluidi magmatici crea le condizioni affinché spingano sulla roccia più superficiale, che viene deformata e cambia un po' le condizioni sopra. A quel punto inizia la crisi bradisismica vera e propria.

Come facciamo a capire se sono proprio i fluidi e non direttamente il magma a risalire e spingere sulla crosta terrestre?

Noi possiamo essere abbastanza certi che sono i fluidi. Non possiamo escludere totalmente che sia il magma, anche se il magma quando alimenta le eruzioni vulcaniche dà dei segnali molto importanti anche superficiali, come nella storia del Monte Nuovo ai Campi Flegrei. Per superficiali intendo 1 – 2 chilometri, quindi la rete di monitoraggio dovrebbe captare questi movimenti di massa per poter capire se c'è una dinamica in atto un po' più prossima e pericolosa.

Quali sono questi fluidi?

CO2, composti dell'azoto, metano, elio. Tutta una serie di specie che si combinano. Alcuni sono di natura più profonda. Ovviamente acqua, vapore. Anche solfati, anche se in misura minore. È un mix. Lei deve immaginare che per la maggior parte la solfatara è vapore acqueo. C'è una minima parte di CO2 e pochissimi solfati.

Le scosse di magnitudo 4 superficiali sono piuttosto forti e vengono ben avvertite dalla popolazione. Anche se al momento si registrano solo danni lievissimi, come la caduta di calcinacci e cornicioni, ci sono anche le chiusure delle scuole, gente che dorme in strada, controlli antisismici su edifici, infrastrutture e quant'altro. E non mancano le polemiche su evacuazione sì o evacuazione no. Voi esperti quando iniziereste a preoccuparvi per quello che sta accadendo?

La domanda è pertinente ma è complessa. L'INGV ha una serie di protocolli che sono in connessione con la Protezione Civile. Proprio oggi è in atto la Commissione Grandi Rischi in cui si fa una valutazione combinata. Noi abbiamo il polso legato al monitoraggio, quindi forniamo i dati e poi si fa una valutazione – tra virgolette – congiunta. Lei sa che adesso siamo in zona gialla, proprio perché alcuni dei parametri erano variati già da tempo, quindi dal 2012 siamo al livello di allerta giallo. È chiaro che la situazione diventerebbe più preoccupante con l'innesco di una serie di attività più stringenti di protezione civile, che ovviamente non riguardano l'INGV. Quando e se si dovesse salire al livello arancione, il livello arancione è sempre una responsabilità politica, non è una responsabilità scientifica, non dell'INGV. Bisogna chiarirlo. Ma tendenzialmente potrebbe scattare. Noi in questo momento non registriamo altre grosse variazioni, per esempio nella composizione delle fumarole, o incrementi significativi di temperature. Se cominciano a esserci questi, se incrementa ancora la sismicità con un tasso di deformazione più alto, potrebbero portare a una valutazione per cui si può andare a un livello successivo. Ad oggi questi sono i meccanismi. Più che di preoccupazione c'è un meccanismo di gestione e di comprensione di una possibile evoluzione del fenomeno.

La settimana scorsa la dottoressa Francesca Bianco del Dipartimento Vulcani dell'INGV ci ha detto che la deformazione del suolo legata al bradisismo è di circa 15 millimetri al mese. Sembra esserci un trend di incremento ma i dati vanno consolidati grazie al supporto dei dati satellitari. Ci sono state variazioni?

Come ha spiegato bene la dottoressa Bianco i dati vengono vidimati, per così dire. Ma comunque non c'è segno di accelerazioni forti. Però come le dicevo, a giugno – luglio il tasso era un po' diminuito, quindi ogni tanto fa queste oscillazioni. Dobbiamo aspettare un po' per capire, ma certamente non stiamo vedendo salti apprezzabili in pochi giorni.

Siamo quindi lontani dalla crisi bradisismica dell'82 – '84, quando il sollevamento era anche di 18 centimetri al mese

Sì, quella crisi lì è venuta con dei tassi più bruschi. Però è chiaro che la condizione di adesso deve tener presente quello che è successo all'epoca. Come sollevamento assoluto siamo più in alto rispetto alla fine della crisi dell'82-'84

Però comunque il tasso di crescita è molto inferiore

E questi terremoti di magnitudo 4 possono suggerisce che ci stiamo avvicinando a un sollevamento più intenso, o è troppo presto per avere un'idea dell'evoluzione?

È un po' prestino per capire se c'è questa relazione strettamente diretta tra terremoti forti e aumento del tasso di deformazione. Probabilmente è più un contesto di evoluzione generale, in cui l'energia è aumentata. Probabilmente un minimo di relazione la vedremo, ma penso che vada inquadrata in un contesto di tempo. Mettiamola così.

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