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Calcolata la durata massima della vita umana, il record di età oltre il quale non potremo spingerci

L’età massima fino alla quale una persona può realmente vivere è stata calcolata in uno studio pubblicato su Nature Communications: con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, gli scienziati hanno caratterizzato la dinamica dei parametri fisiologici nelle diverse fasi della vita, stimando a quale età perdiamo la capacità di guarire.
A cura di Valeria Aiello
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La durata massima della vita umana potrebbe non estendersi oltre i 120-150 anni di età senza interventi in grado di invertire l'invecchiamento / Photo Credit Istock
La durata massima della vita umana potrebbe non estendersi oltre i 120-150 anni di età senza interventi in grado di invertire l'invecchiamento / Photo Credit Istock

La durata massima della vita umana, intesa come confine biologico oltre il quale non potremo spingerci senza ricorrere a futuri farmaci o terapie in grado di intervenire sul processo di invecchiamento, potrebbe essere stata già quasi raggiunta in alcuni dei casi record di longevità a livello globale: è quando emerge da un recente studio pubblicato su Nature Communications che ha calcolato l’età massima fino alla quale una persona può realmente vivere, sulla base della dinamica dei parametri fisiologici nelle diverse fasi della vita. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, i ricercatori dell'azienda biotecnologica Gero di Singapore e del Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo, New York, sono infatti riusciti a stimare a quale età corrisponde la perdita della capacità umana di guarire, osservando come i tempi di recupero si estendano mentre invecchiamo.

Il limite massimo di età che non può essere superato è emerso dall’analisi di questa tendenza, che ha mostrato l’esistenza di un momento critico tra i 120 e 150 anni di età, nel corso del quale si verifica “una completa perdita di resilienza” spiegano gli autori dello studio. In precedenza, altri studi hanno suggerito che la durata della massima della vita umana potrebbe aggirarsi intorno ai 130 anni ed estendersi anche fino a 150 anni: a questo punto avremo raggiunto l’età massima che, senza interventi di altro tipo, rappresenterà il confine invalicabile della longevità umana.

Il record di longevità umana potrebbe essere stato già quasi raggiunto

Ad oggi, il record di longevità umana appartiene a una donna francese, Jeanne Calment, morta nel 1997 all’età di 122 anni e 164 giorni. L’uomo più vecchio di sempre è invece il giapponese Jirōemon Kimura, morto all’età di 116 anni e 54 giorni. L’attuale decana dell’umanità, cioè la persona vivente più longeva del mondo, è la giapponese Tomiko Itooka, nata il 23 maggio 1908, attualmente al 21° posto delle persone più longeve di sempre. In Italia, la persona più longeva di sempre è la piemontese Emma Morano, morta nel 2017 all’età di 117 anni e 137 giorni, mentre la decana vivente è la faentina Claudia Baccarini, che lo scorso 13 ottobre ha festeggiato il suo 114° compleanno.

Avvicinarsi ai 120 anni e superarli, come nel caso della 122enne Jeanne Calment, potrebbe significare aver quasi raggiunto il limite di longevità umana, secondo i calcoli dei ricercatori che, studiando il processo di invecchiamento nelle diverse fasi della vita, sono giunti a quantificare la soglia della resilienza umana.

Nello specifico, gli autori della ricerca pubblicata su Nature Communications, hanno caratterizzato “la dinamica dei parametri fisiologici su scale temporali della durata della vita umana tramite un set minimo di due parametri”. Il primo è un valore istantaneo, spesso definito come età biologica, che nello studio è stato espresso mediante un parametro chiamato Dynamic Organism State Index (DOSI), tenendo conto di stress, stili di vita e malattie croniche.

L’altro parametro è invece la resilienza, che rappresenta la novità dello studio e riflette le proprietà dinamiche delle fluttuazioni di stato dell'organismo: in altre parole, indica la rapidità con cui il valore DOSI torna alla normalità in risposta agli stress. Questi parametri sono stati calcolati prendendo in considerazione le informazioni dei programmi NHANES 1999-2014 e i corrispondenti dati della UK Biobank, che ogni anno valutano lo stato di salute di migliaia persone negli Stati Uniti e nel Regno Unito rispettivamente.

Come atteso, dall’analisi è emerso che i tempi di recupero aumentano con l’età, dalle circa 2 settimane per gli adulti sani di 40 fino ad estendersi alle 6 settimane per gli ottantenni, in media, nella popolazione. “Con l'avanzare dell'età, è necessario sempre più tempo per recuperare – hanno precisato gli studiosi – . In media, trascorriamo sempre meno tempo vicino allo stato fisiologico ottimale”.

Questo allungamento dei tempi di recupero si estende fino a raggiungere un plateau, cioè la perdita completa della resilienza del corpo umano, a un’età intorno ai 120-150 anni. “La perdita di resilienza osservata anche negli individui più sani e che invecchiano con maggior successo potrebbe spiegare perché non vediamo un aumento evidente della durata massima della vita, mentre l’aspettativa media della vita è cresciuta costantemente negli ultimi decenni – hanno aggiunto i ricercatori – . Questo lavoro dimostra che occorre sondare diversi aspetti della senescenza e della fragilità per produrre forti interventi contro l’invecchiamento. Estendere la durata della vita solo prevenendo o curando le malattie senza intercettare il processo di invecchiamento, non sarà possibile”.

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