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Bimbo sottoposto a rivoluzionario trapianto di cuore potrebbe fare a meno dei farmaci antirigetto

Tutti coloro che ricevono un trapianto d’organi devono assumere farmaci antirigetto, ma un bimbo sottoposto a trapianto di cuore potrebbe farne a meno. Ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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Il piccolo Easton Sinnamon. Credit: Duke University Hospital
Il piccolo Easton Sinnamon. Credit: Duke University Hospital

Un bambino americano, Easton Sinnamon, è stato salvato grazie a un pionieristico trapianto di cuore, il primo nel suo genere, che potrebbe aver gettato le basi per il futuro di questi interventi. La particolarità risiede nel fatto che oltre al cuore i medici hanno trapiantato anche il timo dello stesso donatore. Si tratta di un organo linfoide primario – posizionato dietro lo sterno, nel mediastino anteriore – coinvolto nella produzione del linfociti T e dunque nella risposta immunitaria. Poiché tra i principali effetti collaterali dei trapianti d'organo vi è il rigetto, guidato proprio dal sistema immunitario, i medici ritengono che grazie al trapianto del timo dello stesso donatore il piccolo Easton potrebbe non aver bisogno di farmaci immunosoppressori per il resto della sua vita.

Il rivoluzionario trapianto è stato eseguito presso l'Ospedale Universitario dell'Università Duke (nella Carolina del Nord) da un'equipe di specialisti guidata dal professor Joseph W. Turek, a capo della chirurgia cardiaca pediatrica del nosocomio. L'intervento, basato su due sedute operatorie distinte, fu eseguito nell'agosto del 2021, quando il piccolo aveva solo 6 mesi; il cuore fu trapiantato il 6, mentre il timo, ottenuto da cellule coltivate in laboratorio dello stesso donatore, fu trapiantato due settimane dopo. Oggi, a 7 mesi dalle operazioni, i medici hanno constatato che il tessuto del timo sta funzionando correttamente, producendo le cellule T.

Al momento il bimbo sta assumendo i farmaci immunosoppressori, proprio come devono fare tutti coloro che ricevono il trapianto di un organo, tuttavia il professor Turek e i colleghi nelle prossime settimane proveranno a ridurre i dosaggi, fino ad eliminare del tutto i farmaci, se possibile. Questi passi sono stati decisi proprio perché il timo sta facendo il suo lavoro e dovrebbe riconoscere il cuore come “suo”. Si ricorda che i medicinali immunosoppressori possono essere piuttosto tossici sul lungo periodo, soprattutto a carico dei reni, pertanto poterli ridurre sostanzialmente – o eliminarli del tutto –  sarebbe un traguardo medico molto significativo.

Per queste ragioni, qualora ne venisse dimostrata pienamente l'efficacia, il trapianto combinato di timo e cuore – o di un qualunque altro organo solido – potrebbe diventare una procedura standard in futuro. “Ciò ha il potenziale per cambiare il volto del trapianto di organi solidi in futuro”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Turek. Ma ci sono degli ostacoli da non sottovalutare. Innanzitutto la decisione di trapiantare anche il timo al piccolo Easton non fu legata a un progetto sperimentale, bensì a una condizione di necessità, dato che oltre al difetto cardiaco (per il quale fu operato ad appena 5 giorni di vita, ma inutilmente data la necessità del trapianto), i medici si accorsero che era affetto anche da una patologia dell'organo linfoide. Trapiantare anche il timo, dunque, è stato necessario. Ma ciò ha permesso di portare sul tavolo operatorio un'idea già testata in laboratorio. Il problema principale di questa procedura risiede nel fatto che trapiantare un timo in un soggetto con timo funzionante potrebbe comportare il rigetto del nuovo organo, compromettendo alla base l'intera impalcatura dell'intervento. I ricercatori stanno studiando il metodo per aggirare questo ostacolo.

Il bimbo ha compiuto da poco un anno e i medici sottolineano che sta “andando bene”. Naturalmente anche i genitori sono felicissimi per l'esito della peculiare operazione, della quale ancora deve essere pienamente dimostrata l'efficacia. “Era una di quelle cose che avrebbero potuto aiutarlo e, se dovesse funzionare, non solo aiuta lui, ma potrebbe aiutare anche migliaia di altre persone con i loro figli che hanno bisogno di trapianti”, ha dichiarato la madre di Easton, Kaitlyn. “Quando ne abbiamo parlato, ci siamo detti ‘Perché non dovremmo farlo quando possiamo fare la differenza per tutte queste altre persone?'”, ha chiosato la donna. La speranza è che il piccolo possa davvero poter fare a meno dei farmaci anti rigetto, aprendo una nuova strada nella medicina dei trapianti. Solo alcune settimane addietro un team di ricerca canadese guidato da scienziati dell'Ajmera Transplant Centre del Toronto General Hospital Research Institute aveva annunciato la creazione del primo organo anti rigetto.

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