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Bere otto o più bicchieri di vino a settimana associato a lesioni al cervello e segni di Alzheimer

Un team di ricerca internazionale ha trovato un’associazione tra il bere otto o più drink alcolici (come bicchieri di vino da 150 ml) a settimana e un rischio superiore di lesioni al cervello e segni dell’Alzheimer, come l’accumulo di grovigli di tau. Si tratta dell’ennesimo studio a trovare un legame tra alcol e problemi di salute.
A cura di Andrea Centini
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Chi beve otto o più drink alcolici a settimana, come otto bicchieri di vino da 150 millilitri (ml), ha un rischio superiore di sviluppare un particolare tipo di lesioni al cervello associate a problemi di memoria e altri disturbi cognitivi. Inoltre si hanno maggiori probabilità di mostrare un accumulo di grovigli di tau, una proteina “appiccicosa” come la beta amiloide strettamente associata al morbo di Alzheimer. In altri termini, abusare dell'alcol potrebbe aumentare il rischio di andare incontro alla demenza e ad altri problemi neurologici, come del resto già evidenziato da altre ricerche.

A determinarlo è stato un nuovo studio nel quale sono stati confrontate le analisi al tessuto cerebrale di persone decedute con le abitudini alcoliche prima di morire. È doveroso sottolineare che siamo innanzi a uno studio di associazione, pertanto non emergono rapporti di causa-effetto tra il bere otto o più drink alcolici a settimana e le sopracitate lesioni al cervello, una condizione nota come arteriosclerosi ialina. Ciò nonostante i risultati sono statisticamente significativi e ribadiscono quanto già rilevato da altre indagini; che l'abuso di alcol può avere effetti estremamente negativi.

A determinare che il consumo di otto o più drink alcolici a settimana è associato a un rischio superiore di arteriosclerosi ialina e accumulo di grovigli di tau nel cervello è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati brasiliani del Dipartimento di patologia – Facoltà di medicina dell'Università di San Paolo, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Geriatria, del Dipartimento di Neurologia e del Memory and Aging Center dell'Università della California di San Francisco. I ricercatori, coordinati dal professor Alberto Fernando Oliveira Justo, docente presso il Laboratorio di fisiopatologia dell'invecchiamento dell'ateneo brasiliano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato il tessuto cerebrale di circa 1.800 persone che al momento del decesso avevano un'età media di 75 anni (49,6 percento donne e 64,1 percento bianchi). I ricercatori hanno analizzato il cervello dopo l'esame autoptico e hanno chiesto ai famigliari che rapporto avevano con l'alcol i loro congiunti quando erano in vita.

Le persone, sulla base dei dati della Biobank for Aging Studies, sono state suddivise in quattro gruppi: gli astemi che non bevevano mai; i bevitori moderati che consumavano sette o meno drink alcolici a settimana; i bevitori accaniti che ne bevevano otto più nello stesso arco temporale; e gli ex bevitori accaniti. È doveroso sottolineare che per drink alcolico i ricercatori intendono una bevanda con 14 grammi di alcol, come 350 ml di birra, 150 ml di vino e 45 ml di superalcolici. Gli scienziati hanno cercato nel tessuto cerebrale segni di Alzheimer – come placche di amiloide e grovigli di tau – e altre condizioni come la patologia a corpi di Lewy, infarti lacunari, angiopatia amiloide cerebrale e arteriolosclerosi ialina. Quest'ultima è una condizione che interessa piccoli vasi sanguigni (come i capillari) in cui si accumula materiale plasmatico vetroso (ialino) nelle pareti, determinando rigidità e restringimento del lume. È una condizione spesso associata a diabete e ipertensione e può portare ad esempio a danni renali, oculari e cerebrali.

Incrociando le abitudini alcoliche con i risultati delle analisi al cervello, è stato osservato che presentavano lesioni vascolari cerebrali il 40 percento degli astemi; il 45 percento dei bevitori moderati; il 44 percento dei bevitori accaniti; e il 50 percento degli ex bevitori. Dopo aver escluso tutti i fattori confondenti in grado di pesare negativamente sulla salute cerebrale come età, sedentarietà, vizio del fumo e altro, il professor Justo e colleghi hanno determinato che i forti bevitori avevano il 133 percento di probabilità in più di avere queste lesioni rispetto agli astemi, mentre bevitori moderati ed ex bevitori accaniti lo avevano rispettivamente del 60 e dell'89 percento. “Il consumo eccessivo di alcol è un grave problema di salute globale, legato a un aumento dei problemi di salute e dei decessi”, ha dichiarato il professor Justo in un comunicato stampa. “Abbiamo esaminato come l'alcol influisce sul cervello con l'avanzare dell'età. La nostra ricerca dimostra che un consumo eccessivo di alcol è dannoso per il cervello, il che può portare a problemi di memoria e di pensiero”, ha chiosato l'esperto.

Come indicato, si tratta di uno studio di associazione, pertanto non c'è un rapporto di causa-effetto tra il bere e la manifestazione di queste lesioni cerebrali, ciò nonostante i risultati rappresentano l'ennesimo “indizio” sui danni alla salute provocati dall'alcol. Come indicato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Codice europeo contro il cancro afferma “che non esistono livelli di uso sicuri per la salute, consigliando di limitare il consumo di qualunque tipo di bevanda alcolica”. In altri termini, non esiste una dose realmente considerata sicura di questa sostanza. Basti pensare che secondo uno studio pubblicato su The Lancet, la quantità “raccomandabile” di alcol per i giovani tra i 15 e 39 anni sarebbe di appena 1/10 di bicchiere di vino. Praticamente zero. I dettagli della nuova ricerca “Association Between Alcohol Consumption, Cognitive Abilities, and Neuropathologic Changes: A Population-Based Autopsy Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neurology.

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