Bere champagne “protegge” il cuore dall’arresto cardiaco: l’inaspettato legame suggerito da uno studio

Un nuovo studio ha sollevato una prospettiva inaspettata sui fattori che possono esercitare un effetto protettivo sul cuore, suggerendo che il consumo di champagne e vino bianco possa ridurre il rischio di arresto cardiaco. Questo risultato, emerso da un’analisi basata sui dati di oltre 500mila persone della UK Biobank e sofisticate tecniche di randomizzazione mendeliana, contrasta con le conclusioni di studi precedenti, che indicano che anche un consumo moderato di alcol è associato a un aumento del rischio cardiovascolare.
Il legame tra il consumo di champagne o vino bianco e la cardioprotezione non è il solo risultato ad aver sorpreso i ricercatori: lo studio ha identificato anche un’altra insolita relazione inversa tra il tempo trascorso al computer e il rischio di arresto cardiaco, nonostante una solida base di evidenze scientifiche documenti il pericolo rappresentato alla vita sedentaria, non solo negli adulti ma anche nei più giovani.
Più in linea con i risultati della letteratura scientifica le altre associazioni rilevate dallo studio, che vedono il maggior consumo di frutta, il mantenersi in forma e l’avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita tra i fattori non clinici e modificabili che hanno un effetto protettivo sul cuore. I dettagli di questo nuovo studio sono stati pubblicati oggi sul Canadian Journal of Cardiology.
Bere champagne fa bene al cuore?
Il nuovo studio, guidato dal dottor Huihuan Luo della Facoltà di Salute Pubblica dell'Università Fudan di Shanghai, ha identificato 56 fattori di rischio modificabili associati all’arresto cardiaco improvviso, una situazione in cui il cuore improvvisamente smette di pompare sangue, causata da pericolose anomalie del ritmo cardiaco. Tra questi fattori, compaiono abitudini legate allo stile di vita, parametri fisici, aspetti psicosociali, status socioeconomico e ambiente locale, come l'esposizione all’inquinamento atmosferico.
L’analisi di randomizzazione mendeliana – che consente di esaminare come i fattori di rischio vadano a influenzare in modo causale l’esito studiato (in questo caso l’arresto cardiaco improvviso) – ha confermato effetti protettivi associati a 3 fattori (l’utilizzo del computer, il consumo di consumo di champagne e/o vino bianco e il consumo di frutta) ed effetti negativi associati a 6 fattori (sensazione di stitichezza, maggiore massa e percentuale di grasso al braccio, indice di massa corporea, pressione arteriosa sistolica e basso livello di istruzione).
Sulla base di questi risultati, gli studiosi hanno calcolato che tra il 40 e il 63 percento dei casi di arresto cardiaco improvviso potrebbero essere evitati migliorando rispettivamente un terzo e due terzi dei 56 fattori di rischio identificati. Tra questi fattori, le abitudini legate allo stile di vita sono emerse come più influenti, rappresentando il 18 percento dei casi arresto cardiaco prevenibili.
L'inaspettato vantaggio di champagne e vino bianco
Uno dei risultati più inattesi della nuova ricerca è stato quello relativo all’associazione protettiva riscontrata nei bevitori di champagne e vino bianco, che si discosta dai risultati di ricerche precedenti, sia per quanto riguarda i già citati rischi cardiovascolari legati al consumo di alcol sia perché, tradizionalmente, si è ipotizzato che solo il vino rosso, per il suo alto contenuto di polifenoli, in particolare di resveratrolo, possa svolgere un ruolo nel ridurre la pressione sanguigna e nella riduzione del rischio di malattie cardiache.
“Tuttavia, anche il vino bianco e lo champagne, nonostante la loro minore concentrazione di polifenoli, possono conferire vantaggi cardiovascolari – scrivono, in un editoriale correlato allo studio, i ricercatori canadesi Nicholas Grubic dell’Università di Toronto e Dakota Gustafson della Queen’s University in Ontario – . La ricerca sui meccanismi sottostanti rimane poco chiara, ma questi risultati rafforzano l'idea che i benefici di un consumo moderato possano essere più complessi di quanto precedentemente ipotizzato”.
Diversa invece la posizione dei due ricercatori sulla relazione inversa tra il tempo trascorso al computer e il rischio di arresto cardiaco improvviso, il che significherebbe dire che restare per più tempo seduti davanti a un computer proteggerebbe il cuore dall’arresto cardiaco.
“Dati i rischi ben documentati legati a un comportamento sedentario, questo può sembrare paradossale – osservano i due studiosi canadesi – . Tuttavia, anziché implicare un effetto protettivo del tempo trascorso davanti allo schermo in sé, è probabile che questa associazione sia influenzata da fattori socioeconomici e di coinvolgimento cognitivo sottostanti. Le persone che trascorrono più tempo al computer potrebbero avere occupazioni o stili di vita che promuovono la stimolazione mentale, un minore stress oppure una maggiore consapevolezza della salute, tutti fattori che potrebbero contribuire a ridurre il rischio cardiovascolare”.