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Azienda vuole vendere la luce del Sole di notte: come intende farlo e perché può essere un problema

La luce del Sole sulla Terra è disponibile solo di giorno, ma la startup californiana Reflect Orbital sta progettando un modo per sfruttarla anche di notte e illuminare specifiche aree della superficie terrestre durante l’oscurità. Qual è lo scopo, come intende farlo e perché l’impatto non sarebbe trascurabile.
A cura di Andrea Centini
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Una startup della California chiamata Reflect Orbital sta progettando un metodo per offrire e vendere la luce del Sole quando non è disponibile, ovvero durante la notte. L'idea, al momento solo sulla carta, si basa sul lancio di satelliti dotati di grandi specchi riflettori, in grado di raccogliere la luce della stella – chiaramente sempre disponibile nello spazio – e proiettarla nel punto desiderato sul lato notturno del nostro pianeta. In parole semplici, Reflect Orbital intende sparare grandi fasci di luce su un dato punto della superficie terrestre (indicato dal cliente) per illuminarlo a giorno.

Le implicazioni su fattibilità del progetto, sostenibilità economica e impatto ambientale – assolutamente non trascurabile – sono molteplici, ma il CEO dell'azienda Ben Nowack crede fermamente nell'iniziativa; i video e gli annunci promozionali pubblicati sui social hanno già suscitato un significativo interesse. Del resto l'idea di poter illuminare un qualsiasi punto della Terra durante la notte, magari con un semplice click sullo smartphone, può sicuramente trovare le sue applicazioni nel campo dell'intrattenimento e non solo. Tuttavia il vero obiettivo di Reflect Orbital è fornire luce ininterrotta alle distese di pannelli solari che producono energia, alimentandoli anche quando non possono ricevere i raggi solari. Ciò permetterebbe di renderli produttivi (teoricamente) 24 ore al giorno cancellando uno dei limiti principali di questa preziosa fonte rinnovabile.

Come specificato da Mashable, ad oggi la startup statunitense ha eseguito alcuni test dei suoi specchi a bordo di mongolfiere, ma non ha ancora lanciato alcun satellite. Entro alcuni mesi dovrebbe testare i primi grandi specchi dispiegabili, dai quali si getteranno le basi per gli esperimenti nello spazio. Per mostrare come funzionerebbe il tutto tramite una semplice applicazione per telefono, il 22 agosto scorso il dottor Nowack ha condiviso su X un video in cui si vede un utente spostare un cerchio di luce su una mappa, toccando lo schermo del suo smartphone. Dopo averlo portato esattamente sulla sua posizione, clicca e all'improvviso viene illuminato da un potente fascio di luce proveniente dall'alto, suscitando lo stupore di chi gli è accanto, mentre la telecamera inquadra verso l'alto l'enigmatica e quasi “divina” fonte. Probabilmente si trattava di un drone o qualcosa di simile.

Come spiegato da Reflect Orbital si tratta solo di un video dimostrativo e nulla di più, anche se risulta difficile immaginare l'immediatezza del processo. Basti pensare che al momento sono aperte le prime prenotazioni (da chiudere entro ottobre) per questi “punti di luce” notturni, che l'azienda vorrebbe poter offrire entro la fine del 2025. Chiaramente è tutto fuorché immediato. Anche se la startup riuscisse a inviare un satellite con uno specchio orientabile nei prossimi mesi, il suo utilizzo sarebbe limitato nel tempo e nello spazio. Un po' come avviene con i potenti telescopi spaziali, il cui uso viene prenotato con anni di anticipo da parte degli enti di ricerca proprio perché sono pochi e tutti li vogliono. L'obiettivo dell'azienda è infatti inviare una rete di questi satelliti, una sorta di Starlink che invece di distribuire internet invia luce dalla nostra stella. In un articolo su Space.com si parla di una sessantina di satelliti in orbita polare sincrona con il Sole, che sarebbero posizionati a 600 chilometri di quota.

Ma un progetto del genere sarebbe realmente sostenibile? Forse le società che gestiscono le grandi farm di pannelli solari potrebbero realmente trarre giovamento da un siffatto servizio e pagarlo profumatamente, ma i lanci nello spazio sono ancora molto costosi e le dimensioni della rete necessarie, come indicato, sono importanti. Al netto di questi dettagli imprenditoriali, superabili con i giusti finanziamenti, emergerebbero altri problemi da non sottovalutare. Primo fra tutti l'inquinamento ambientale di luci così ampie e pervasive in un orario in cui dovrebbe dominare l'oscurità. Piante e animali (essere umano compreso) hanno ritmi circadiani regolati proprio dall'alternanza delle ore di luce e buio; i cicli vitali di molti animali sono fortemente influenzati da questo equilibrio. Alterarlo potrebbe avere un impatto significativo sulla salute di varie specie e degli ecosistemi in cui vivono.

Se ciò non bastasse, fasci di luce così potenti determinerebbero un forte inquinamento luminoso in grado di disturbare anche gli studi astronomici e astrofisici. Diversi scienziati si stanno ad esempio lamentando – è un eufemismo – dei trenini luminosi dei satelliti Starlink; possiamo immaginare cosa accadrebbe con aree di cielo “illuminate a giorno” in piena notte. Il progetto di Reflect Orbital è ancora sulla carta e potrebbe regalare diverse sorprese in futuro, ma è chiaro che le sfide da superare sono molteplici per rendere l'ipotetico servizio effettivamente fruibile.

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