Avere una vita sociale può ritardare di anni la demenza, lo studio: “Rafforza le reti neurali”
Sembra difficile da credere, ma andare a cena al ristorante con un amico, fare un viaggio in comitiva e perfino giocare a bingo può ridurre il rischio di demenza o posticiparne la comparsa anche di diversi anni nelle persone anziane di età avanzata.
Sebbene il legame tra assenza di stimoli sociali e il rischio di declino cognitivo sia noto da tempo, questo nuovo studio condotto dal Rush University Medical Center di Chicago, nello stato di Illinois, ha misurato e confermato l'effetto protettivo di una vita sociale attiva sulla funzione cognitiva. I risultati hanno evidenziato che in età avanzata essere socievoli e fare attività che implichino l'interazione con gli altri può contrastare la neurodegenerazione propria delle diverse forme di demenza, compresa la più comune, ovvero quella dovuta alla malattia di Alzheimer.
I ricercatori sono giunti a questi risultati monitorando lo stato di salute e lo stile di vita di un campione di 1.923 anziani con un'età media di circa 80 anni. Sebbene all'inizio dello studio nessuno di loro avesse sintomi di demenza, nei cinque anni di monitoraggio 545 partecipanti l'hanno sviluppata e 695 sono andati incontro a una forma lieve di deficit cognitivo.
Per misurare l'evoluzione delle condizioni fisiche, e nello specifico l'eventuale comparsa di segni di declino cognitivo, durante l'intera durata dello studio ciascuno dei partecipanti è stato periodicamente sottoposto a visite mediche e test neuropsicologici formulati in modo da misurare la loro funzione cognitiva. Allo stesso modo, i ricercatori hanno studiato lo stile di vita dei partecipanti – soprattutto se e quanto fossero socievoli – attraverso dei questionari in cui veniva chiesto loro di descrivere cosa facessero nel tempo libero e se e quanto fossero abituati a fare attività che prevedessero scambi sociali. È interessante notare che il questionario prendeva come esempio attività davvero molto comuni, forse alcune anche insospettabili, come andare al ristorante, assistere a eventi sportivi, andare a trovare amici e parenti e perfino giocare a bingo.
Ne è emerso che gli anziani con una vita sociale più attiva avevano un rischio inferiore del 38% di sviluppare una forma di demenza e una probabilità di incorrere in un deficit lieve della funzione cognitiva ridotta del 21% rispetto a coloro che avevano pochi stimoli sociali. Non solo, elaborando i loro dati i ricercatori hanno visto che i partecipanti abituati a svolgere questo tipo di attività hanno sviluppato la demenza in media cinque anni dopo rispetto ai loro coetanei meno attivi ed esposti alle interazioni sociali.
Anche se le ragioni per cui una vita sociale attiva riduca il rischio di perdita della funzione cognitiva non sono del tutto chiare, i ricercatori ipotizzano che questo tipo di attività, richiedendo uno scambio interpersonale, "rafforzi i circuiti neurali nel cervello, rendendoli più resistenti al decorso di quelle malattie che tendono a manifestarsi con l'avanzare dell'età". Ovviamente l'attività sociale non è l'unico fattore di rischio modificabile legato alla comparsa della demenza. Tutt'altro, un recente studio ha individuato 14 fattori di rischio modificabili in grado di quasi dimezzare le probabilità di ammalarsi di demenza.