Astronauti bloccati sulla ISS, Guidoni: “Preparati, ma la NASA deve prendere una decisione difficile”
Mercoledì 5 giugno 2024 la navetta Starliner della Boeing con i due astronauti Butch Wilmore e Suni Williams è partita alla volta della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per completare il Crew Flight Test, una missione fondamentale per ottenere le certificazioni necessarie della NASA. L'obiettivo, infatti, era diventare il secondo partner ufficiale privato della compagnia aerospaziale statunitense per il trasporto di equipaggio, dopo la SpaceX di Elon Musk. Purtroppo durante il viaggio si sono registrati problemi di perdite di elio a bordo e malfunzionamenti ad alcuni razzi di controllo, che fortunatamente non hanno inficiato il regolare attracco al laboratorio orbitante. Ciò nonostante tutto questo ha avuto un impatto significativo sulla durata della missione, dato che i due astronauti sarebbero dovuti rientrare il 26 giugno e invece sono ancora "bloccati" a bordo della ISS, al momento quasi due mesi in più rispetto a quanto programmato.
L'aspetto più curioso risiede nel fatto che, sebbene siano del tutto al sicuro, non sono ancora certi della data e del mezzo di rientro. Nel momento in cui stiamo scrivendo non è stato ancora deciso se farli rientrare a bordo della Starliner – sono ancora in corso valutazioni sulla sicurezza – oppure con una navetta Dragon di SpaceX, addirittura a febbraio del 2025, un periodo di tempo sensibilmente superiore a quello preventivato. Per comprendere meglio cosa sta succedendo, quali sono i rischi per gli astronauti e l'impatto di questo insuccesso sul futuro dell'esplorazione spaziale Fanpage.it ha contattato il dottor Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico ed ex rappresentante del Parlamento Europeo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Dottor Guidoni, i due astronauti coinvolti in questa vicenda dovevano restare a bordo della ISS per una ventina di giorni, ma molto probabilmente rimarranno nello spazio per mesi. Si dice addirittura che potrebbero tornare con la navetta Dragon di SpaceX a febbraio del prossimo anno. Come siamo arrivati a questa situazione e cosa ne pensa della vicenda
Sicuramente è una battuta d'arresto per la Boeing, che già ha avuto diversi problemi. Non c'è nessun pericolo per gli astronauti, perché sono sulla Stazione Spaziale Internazionale dove possono restare tranquillamente fino al prossimo anno. Certamente questa situazione rappresenta una scelta difficile per la NASA. Da un lato la Boeing è importante, perché rappresenterebbe una seconda opzione per mandare i suoi astronauti sulla ISS, quindi per loro poter dire che la Starliner è affidabile e funzionante sarebbe un grosso passo avanti. Dall'altro, ovviamente, c'è la sicurezza degli astronauti che è fondamentale. Quindi io credo che verrà presa la decisione più sicura dal punto di vista dei due astronauti.
Il problema è che c'è stato un malfunzionamento dei razzi di controllo, quelli che servono per mantenere la stabilità del veicolo. Hanno permesso comunque l'aggancio alla stazione spaziale, ma potrebbero avere ripercussioni nella fase di rientro. In questa fase la navetta deve stare in una certa configurazione, protetta dallo scudo termico, quindi ha bisogno di utilizzare questi razzetti. E se questi non funzionano nel modo giusto c'è un pericolo per gli astronauti. Questo è il vero dilemma. Hanno fatto dei test in orbita, però non hanno portato a una conclusione definitiva. Al momento alla NASA ci sono due scuole di pensiero.
Ci spieghi
C'è chi dice che comunque si tratta di 5 razzetti su 28, quindi alla fine la capacità di controllo verrebbe mantenuta anche se dovessero ripetersi questi malfunzionamenti. Dall'altra c'è invece chi dice "ok, ma se questa situazione va fuori controllo noi non siamo più in grado di controllare la discesa". Rappresenta un rischio. Quindi alla fine io immagino che molto probabilmente prevarrà la sicurezza. Però anche la soluzione di far rientrare gli astronauti con la Dragon di SpaceX non è così banale. Perché comporta comunque una serie di ripercussioni sulle missioni future.
Per esempio, la prossima che deve partire è già stata ritardata proprio perché deve essere presa questa decisione. Nel caso decidessero di riportare giù questi astronauti, la prossima missione dovrà partire con meno astronauti. Quindi invece di andare con quattro andrebbero con solo due. Ci sono una serie di effetti a cascata che non sono banali. Senza parlare del fatto che tornare senza equipaggio significa dover cambiare il software di bordo della Starliner. È una cosa che non è mai stata fatta prima. Quindi c'è tutta una serie di problemi ed è per questo che la NASA ne sta ancora discutendo. Probabilmente verrà presa una decisione difficile proprio in questa settimana di agosto.
Naturalmente questi controlli sulla navetta vengono fatti da remoto, non è che si manda una squadra di tecnici e ingegneri nello spazio per ripararla. Tornano in mente le soluzioni “ardite” per far rientrare l'Apollo 13 sulla Terra. Lei si fiderebbe a salire sulla navetta, nel caso in cui decidessero che può rientrare dopo le perdite di elio e i problemi con questi razzetti di controllo?
Se fossi nelle condizioni dell'equipaggio io mi fiderei di quella che è la decisione del centro di controllo. Del resto sono le persone che conoscono meglio il sistema. Se fossero sicure del fatto che questo fenomeno non possa propagarsi e che restasse limitato, partirei. Loro hanno fatto delle accensioni in orbita, ma il problema è che non si è capito da dove deriva il malfunzionamento. Nel senso che si surriscalda la zona dove c'è il razzetto e questo comporta in qualche modo un'ostruzione al gas che viene sparato dal razzo, quindi il razzo diventa meno efficiente. Però non hanno capito se questo è legato al funzionamento e all'utilizzo eccessivo del razzetto o se invece viene fuori per altri motivi. Se fosse questo basterebbe aggiustare il tiro, il software, in modo che non vengano sempre utilizzati gli stessi razzi. Ce ne sono 28, più di uno per ogni direzione.
Quindi un sistema ridondante per migliorare la sicurezza
Esatto. Potrebbero trovare un escamotage, il problema è che non sono certi. Finché non raggiungono una situazione definitiva non se la sentono di andare avanti. Probabilmente se questa situazione dovesse rimanere così, alla fine sceglieranno l'opzione più sicura. Però io mi sentirei assolutamente tranquillo, perché so che la sicurezza degli astronauti è la priorità numero uno della NASA.
Come abbiamo detto gli astronauti dovevano fare viaggio un viaggio di diversi giorni, invece molto probabilmente resteranno lì per più di sei mesi. Una presenza prolungata nello spazio è associata a perdita di densità ossea, rischio di calcoli renali, maggiore esposizione alle radiazioni etc etc, tutte situazioni che richiedono un certo tipo di approccio e addestramento. Cosa può dirci sotto l'aspetto della preparazione? Anche dal punto di vista psicologico non deve essere semplice
Quello che posso dire è che non erano preparati dal punto di vista dei legami; un conto è partire sei mesi, un altro è un viaggio di una settimana. Diventa complicato. Però dal punto di vista della preparazione non ci sono problemi, perché tutti e due sono veterani che hanno fatto dei turni sulla stazione spaziale. Sanno benissimo come lavorare. Certo, immagino che all'inizio si saranno anche divertiti, perché stare nello spazio un po' di più fa sempre piacere. Io ricordo che quando siamo rimasti in orbita abbiamo cercato in tutti i modi di allungare la permanenza di un paio di giorni, ma lo Shuttle non poteva restare più di tanto. Un paio di giorni era il guadagno massimo che potevamo ottenere e ci siamo riusciti. Immagino che all'inizio sia stata piacevole l'idea di restare un po' di più, certo che adesso sei mesi comincia ad essere un tempo piuttosto lungo. Non ho dubbi sul livello di preparazione, ma ovviamente credo che le famiglie non abbiano accettato bene questa cosa (sorride).
Questa missione della Starliner serviva proprio a ottenere le certificazione della NASA, giunta dopo ritardi e problemi vari. Lei pensa che la otterrà lo stesso o dovranno rifare tutta la procedura? È possibile che si ci metta una pietra sopra rimanendo legati al solo Elon Musk?
Diciamo che certamente la Boeing non è in una buona situazione. Ha avuto tutta una serie di problemi col lancio di prova senza equipaggio, che ha dovuto ripetere perché non è andato bene, poi ha avuto i problemi con questo lancio. Se poi i suoi astronauti dovessero davvero tornare con la Dragon sarebbe uno smacco forte. Però io credo che la NASA abbia interesse ad avere una seconda opzione. Perché appunto, stiamo vedendo proprio oggi che se c'è un problema avere un'opzione di riserva è una cosa molto importante nello spazio. L'alternativa sarebbe utilizzare le capsule russe e, dati i rapporti in questo momento, non è proprio la scelta migliore.
Io credo che la Boeing, se dovessero tornare non con la Starliner ma con il veicolo di Musk, debba certamente riqualificare di nuovo. Ripetere una seconda missione con equipaggio dopo aver garantito di aver risolto tutti i problemi emersi. Quindi questo significa un ritardo ulteriore, probabilmente di un anno. La Boeing in questo momento ha delle difficoltà. Ho appena letto anche che il fallimento di questa missione della Starliner, oltre ai problemi avuti con i 737, ha ulteriormente contribuito a ridurre le entrate dell'azienda. Ha avuto un collasso finanziario importante a seguito di questi insuccessi. Sicuramente è in una fase critica. Dovrà rivedere almeno i processi con cui certificano la qualità del lavoro, la qualificazione dei veicoli.
Se questa navetta viene dichiarata inagibile che succede? Sicuramente sulla ISS occupa un attracco e può rappresentare un ulteriore problema. Per farla rientrare serve il lavoro sul software di cui parlava, non possono certo lasciarla lì e farla deorbitare con la ISS al momento della dismissione
La devono togliere subito. Non c'è uno spazio per agganciare la Dragon che arriverà dopo. La nuova missione è stata ritardata proprio perché non c'è un attracco disponibile. Chiaramente devono farla scendere in maniera autonoma, quindi devono fare un po' di modifiche. Il lancio della Dragon al momento credo sia previsto a settembre, in questo periodo devono trovare il modo per toglierla da lì. Cercheranno di fare un rientro nominale, anche per verificare se i problemi non sono così importanti. Ma certamente è meglio che non ci sia nessuno a bordo.
Pensa che i problemi emersi con la Starliner possano in qualche modo influenzare la rinnovata corsa allo spazio?
Ormai la strada è tracciata. I privati hanno un ruolo sempre più importante, al punto che la stessa NASA utilizza veicoli privati per trasportare esseri umani nello spazio. E così sarà anche per gli altri Paesi. La stessa ISS finirà la sua vita operativa entro qualche anno, entro il 2030, e poi verrà sostituita da stazioni orbitanti private. Quindi il ruolo dei privati sarà sempre più importante. L'aspetto fondamentale – e questa situazione lo dimostra ancor di più – è il controllo. Cioè che la NASA o qualunque altra agenzia spaziale governativa abbia una posizione di controllo sulle attività spaziali dei privati, perché la sicurezza deve essere al primo posto. Soprattutto quando coinvolge equipaggi con esseri umani. Questa forse è la lezione da prendere, cioè che non si può lasciare tutto in mano ai privati. Ma non perché non siano scrupolosi, ma perché la pressione a dover raggiungere degli obiettivi può portare magari a sottovalutare degli aspetti. Se una cosa viene fuori è che lo spazio è complicato. Spesso la NASA viene criticata perché le evoluzioni sono lente, ma come vediamo è complicato anche per i privati. Ci vuole pazienza, soprattutto una capacità di controllo sulle scelte tecnologiche.
Secondo lei ce la faremo a riportare l'essere umano sulla Luna entro qualche anno? Artemis III dovrebbe allunare tra il 2026 e il 2027
Io credo di si, è questione di tecnologia. Questo richiede investimenti, controlli, sviluppi, però alla fine ce la faremo. È chiaro che spesso sentiamo date che sono irrealizzabili. Lo stesso Elon Musk ci ha abituati alle sue grosse sparate. Lui ha detto che nel 2024 saremmo andati su Marte, ma non ha ancora fatto un lancio col suo veicolo. Non perché sia poco brillante, anzi ha dimostrato di essere più che brillante, ma queste cose sono intrinsecamente complesse. La NASA lo ha imparato per più di 50 anni e questi nuovi dovranno impararlo. Per la Luna, comunque, non giurerei che sarà 2026 o 2027. Magari sarà un po' di più.
Per Marte si parla sempre del 2035, ma è verosimile che si vada più in là
Dipende se riusciremo a mantenere l'obiettivo lunare e soprattutto se troveremo quelle tecnologie che ci servono per colmare la difficoltà. Andare sulla Luna è un discorso di qualche giorno, per Marte ci vogliono sei mesi. È un livello di complessità maggiore. Se riusciremo ad avere una risposta a questa cosa io penso che prima o poi sarà possibile. Ci vorrà forse la fine del prossimo decennio, invece che la metà, però credo che Marte sia l'obiettivo su cui stiamo puntando. Ed è un obiettivo che permette appunto di sviluppare tecnologie che poi si possono utilizzare sulla Terra. Non è solo questione di arrivare sul Pianeta Rosso. Si tratta di sistemi affidabili, generazione di energia, riciclo di tutto il sistema vitale. Che questi sistemi siano efficienti sarebbe importante anche sulla Terra. Queste tecnologie sviluppate per lo spazio vanno poi al servizio dell'umanità anche qui.
Un recente studio ha determinato che andare su Marte causerebbe danni irreversibili ai reni a causa delle radiazioni. Gli astronauti che vanno tornerebbero con la necessità di una dialisi. Cosa ne pensa?
Questo mi sembra eccessivo, però certamente bisogna ragionare su quali sono i rischi di un'esposizione a lungo termine. Ci sono stati esseri umani che hanno vissuto sulla ISS anche per un anno, il tempo di andata e ritorno da Marte, però non c'è dubbio che uscire fuori dal campo magnetico della Terra ci espone a rischi maggiori. Questo è uno dei campi su cui dobbiamo lavorare, cioè capire che tipo di problemi ci possono essere per gli equipaggi e quali sono le contromisure. Nessuno vuole andare su Marte senza poter tornare.
Gli scienziati spiegano che alla luce di questo problema si potrebbero sviluppare farmaci e tecnologie utili non solo per gli astronauti, ma anche magari per i pazienti oncologici esposti alle radiazioni dei trattamenti
Non c'è dubbio che questo tipo di studi, su qualsiasi tipo di tecnologia, poi abbiano la possibilità di essere adottati sulla Terra. Questo è uno dei vantaggi che spesso viene dimenticato quando si parla di spese spaziali. Che sono ingenti, non c'è dubbio su questo, ma più che spese io li vedrei come investimenti sul futuro.