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Asteroide Bennu, cosa farà la NASA con il campione e quando avremo i primi risultati

La capsula con all’interno un campione di roccia spaziale raccolto dalla missione Osiris-Rex sull’asteroide Bennu, verrà trasferita oggi in aereo allo Johnson Space Center della NASA, dove gli scienziati estrarranno il contenuto e condurranno alcune analisi preliminari, i cui risultati verranno comunicati il prossimo 11 ottobre.
A cura di Valeria Aiello
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La capsula contenente un campione dell'asteroide Bennu fotografata subito dopo il suo arrivo nel deserto dello Utah / Credit: NASA/Keegan Barber
La capsula contenente un campione dell'asteroide Bennu fotografata subito dopo il suo arrivo nel deserto dello Utah / Credit: NASA/Keegan Barber

L’impresa di Osiris-Rex, la navicella spaziale lanciata dalla NASA sette anni fa con l’obiettivo di portare sulla Terra un campione della superficie dell’asteroide Bennu, è riuscita. La capsula contenente 250 grammi di  materiale raccolto dalla roccia spaziale è atterrata sul deserto dello Utah alle 8:52 ora locale (le 17:52 in Italia) di domenica 24 settembre in un’area prestabilita dello Utah Test and Training Range (UTTR) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti da dove, nel giro di mezz’ora, è stata trasportata in elicottero in una camera bianca temporanea allestita in un hangar del poligono di addestramento a circa 130 chilometri da Salt Lake City. È da qui che il prezioso campione inizia il suo viaggio sul nostro pianeta, con l’auspicio che possa aiutarci a comprendere l’origine della vita e rivelarci i segreti degli asteroidi potenzialmente pericolosi.

Dove si trova l’asteroide Bennu e perché è importante saperne di più

Bennu (101955 Bennu) è un asteroide carbonioso, scoperto nel 1999, dal diametro di 500 metri. Appartiene alla famiglia degli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra, perché periodicamente transita vicino al nostro pianeta (è classificato come Near-Earth Object, NEO), orbitando attorno al Sole con un periodo variabile (dal 2022 è di 1,19 anni), in quanto la sua natura è intrinsecamente instabile e i suoi avvicinamenti alla Terra (stimati in uno ogni sei anni dalla sua scoperta, di cui tre già registrati, nel 1999, 2005 e 2011) unitamente agli effetti legati agli altri pianeti modificano la sua orbita. I calcoli indicano che Bennu passerà più vicino alla Terra nel 2135 e, se questo accadrà, l’attrazione gravitazionale del nostro pianeta potrebbe mettere l’asteroide sulla strada per colpire la Terra, con una probabilità di impatto di 1 su 1.800 tra il 2178 e il 2290.

I segreti di Bennu

La NASA ha quindi l’interesse a comprendere la natura di Bennu per ragioni di difesa ma anche perché questo tipo di asteroidi, concentrati tra Marte e Giove, si compone di materiali carboniosi che proverrebbero dalla disgregazione di un corpo genitore molto più grande, un planetoide o un proto-pianeta. Secondo la teoria dell’accrescimento, questi materiali potrebbero essersi riuniti 4,5 miliardi di anni fa, durante la formazione del Sistema Solare, raccontando la nostra storia come se fossero “fossili spaziali”.

Nello specifico, ha affermato l’amministratore della NASA, Bill Nelson, il campione di Bennu “approfondirà la nostra comprensione dell’origine del nostro sistema solare e della sua formazione. Per non parlare del fatto che Bennu è un asteroide potenzialmente pericoloso e ciò che impariamo dal campione ci aiuterà a comprendere meglio i tipi di asteroidi che potrebbero incontrarci”.

Ciò significa che l’analisi della superficie di Bennu aiuterà gli scienziati di tutto il mondo “a comprendere meglio la formazione dei pianeti e l’origine delle sostanze organiche e dell’acqua che hanno portato alla vita sulla Terra, oltre a portare benefici a tutta l’umanità imparando di più sugli asteroidi potenzialmente pericolosi” ha precisato la NASA in una nota.

Cosa succede adesso al campione e quando avremo i primi risultati

L’arrivo della capsula contenente il campione di Bennu è un risultato importante e incredibile, un’impresa di abilità spaziale, ingegneria, dedizione e abilità, che segna la fine di una missione straordinaria ma che in realtà è l’inizio di un’opportunità “senza precedenti”, come definita da Dante Lauretta, ricercatore principale di OSIRIS-REx presso l’Università dell’Arizona, Tucson, per la possibilità di analisi offerta dal campione.

Come indicato, dopo il recupero dal deserto dello Utah, la capsula è stata portata in una camera bianca temporanea allestita in un hangar nel poligono di addestramento, dove è stata collegata a un flusso continuo di azoto, per quella che viene chiamata “un’operazione di spurgo” dagli scienziati: “L’azoto è un gas che non interagisce con la maggior parte delle altre sostanze chimiche e un suo flusso continuo nel contenitore del campione manterrà lontani i contaminanti terrestri per lasciare il campione puro per analisi scientifiche”.

L’operazione comporta lo smontaggio della capsula ma non l’apertura del contenitore di raccolta, che oggi, 25 settembre, verrà trasportato in aereo al Johnson Space Flight Center di Houston, in Texas, dove i ricercatori lo apriranno, misureranno e prepareranno il campione in vista di analisi più approfondite. Da qui, parti del campione saranno distribuite a scienziati di tutto il mondo per diversi tipi di misurazioni, anche se la NASA rivelerà i risultati di questa sua prima analisi nella giornata di mercoledì 11 ottobre.

Tra gli scienziati che studieranno il campione di Bennu anche tre italiani

Tra gli scienziati che condurranno analisi dei campioni di Bennu anche tre italiani: il professor Maurizio Pajola, dell’Osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), il gruppo di John Brucato, dell’osservatorio di Arcetri dell’Inaf, e quello di Elisabetta Dotto, dell’Osservatorio di Roma dell’INAF.

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