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Approvata la carne coltivata in UK, primo Paese europeo: per ora sarà limitata al cibo per animali

L’Agenzia per la salute degli animali e delle piante e il Dipartimento per l’ambiente del Regno Unito (UK) hanno approvato la vendita della carne coltivata in laboratorio. È il primo Paese europeo a dare il via libera. Al momento ok solo come cibo per animali.
A cura di Andrea Centini
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A circa un anno dall'approvazione negli Stati Uniti, anche il Regno Unito ha dato il via libera alla vendita della carne coltivata in laboratorio, considerata una nuova frontiera per abbattere l'impronta climatica dell'uomo e le sofferenze inferte agli animali negli allevamenti intensivi. Si tratta del primo Paese europeo ad aver approvato questo prodotto innovativo, contrastato in modo ideologico da molti governi (compreso quello attuale in Italia). A differenza degli USA, dove Food And Drug Administration (FDA) e Dipartimento dell'Agricoltura (USDA) hanno ritenuto il consumo "sicuro per l'essere umano", nel Regno Unito l'Agenzia per la salute degli animali e delle piante e il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali hanno al momento dato l'ok solo come cibo per animali. In pratica, la carne coltivata andrà inizialmente ad affiancare le classiche scatolette che diamo ai nostri amici a quattro zampe contenenti pollo, manzo, tacchino e vi discorrendo.

Si tratta di un primo passo verso un approccio rivoluzionario, ma non così “piccolo” come si potrebbe immaginare. Il mercato dei mangimi per animali domestici, infatti, vale decine di miliardi di dollari e ci sono moltissime persone che, pur avendo abbracciato una dieta vegetariana o vegana per ragioni etiche e climatiche, continuano ad alimentare controvoglia i propri cani e gatti con le scatolette tradizionali in assenza di alternative. La carne coltivata in laboratorio sarebbe una scelta ideale per molte di esse. Nel caso specifico di quella approvata in UK, si tratta di carne di pollo derivata da cellule delle uova, che vengono arricchite con amminoacidi e vitamine e fatte crescere e fermentare all'interno di un bioreattore, fino a ottenere una pasta edibile simile al classico paté.

Al momento i costi di produzione sono ancora relativamente alti, ma con la diffusione dei prodotti e il miglioramento delle procedure, la carne coltivata, in futuro, molto probabilmente diventerà un bene comune sugli scaffali dei supermercati. Perlomeno nei Paesi dove non è stata considerata praticamente illegale come in Italia. All'inizio dell'anno il nostro governo, assieme a quelli di Francia e Austria, aveva presentato al Consiglio UE un documento per provare a ostacolarla “pieno di errori”, che “alimenta la disinformazione” e non “basato su evidenze scientifiche”, come aveva spiegato a Fanpage.it la dottoressa Francesca Gallelli, Consulente per il public affairs di Good Food Institute Europe.

La carne coltivata, in realtà, secondo gli esperti ha moltissimi benefici, soprattutto nel tagliare le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e di acqua rispetto agli allevamenti intensivi, sui quali si basa la stragrande maggioranza della carne che finisce sulle tavole. Senza dimenticare che il prodotto viene fatto crescere nei bioreattori senza utilizzare antibiotici, ormoni della crescita e organismi geneticamente modificati, ma solo con carboidrati, amminoacidi e micronutrienti che ne garantiscono l'assoluta salubrità. Sotto alcuni punti di vista la carne coltivata potrebbe essere persino più sana della vera carne. Inoltre non va dimenticato che viene impiegato nella produzione un numero ristrettissimo di veri animali, senza ucciderli o arrecare loro sofferenza. Documentari come Food For Profit evidenziano le atrocità che vengono perpetrate negli allevamenti e molti hanno deciso di non mangiare più carne o pesce anche per ragioni etiche, poiché non vogliono essere più complici. La carne coltivata, assieme alle molteplici offerte vegetali già disponibili, ha dunque un'ampia platea di consumatori pronti ad accoglierla.

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