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Ansia di Inside Out 2 è dentro tutti noi: lo psicologo spiega cosa vuol dire la scena dell’attacco di panico

In Inside Out 2 il personaggio che rappresenta l’ansia assume un ruolo centrale: il film racconta come questa emozione da sana e funzionale possa trasformarsi in una condizione psicologica molto dolorosa. Abbiamo spiegato il significato profondo del personaggio, del suo modo di agire e della sua evoluzione con l’aiuto di uno psicologo: “L’ansia è la condizione centrale nella nostra epoca”.
Intervista a Giuseppe Lavenia
Psicologo e psicoterapeuta
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Un grosso pulsante rosso si accende. Sotto, scritta a lettere cubitali, c'è la parola "Pubertà". Da quel momento in poi nulla sarà più come prima. Inizia così Inside Out 2, il secondo capitolo del film d'animazione Disney-Pixar sul complesso mondo delle emozioni, che in poco più di due settimane ha battuto ogni record, aggiudicandosi l'incasso più alto del 2024: 724 milioni di dollari.

La trama è nota: il film racconta l'interiorità di Riley, una bambina ormai sulle soglie dell'adolescenza, dando voce e corpo direttamente alle sue emozioni. Rispetto al primo capitolo, Riley però è cresciuta e le emozioni che la governavano da bambina – Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia – da sole non bastano più. Accanto a loro compaiano Noia, Invidia, Imbarazzo e soprattutto Ansia. Un mostriciattolo arancione, con i capelli arruffati, che non sta un attimo fermo, sempre impegnato a prevedere un nuovo possibile imprevisto. Sebbene non sia un personaggio volutamente cattivo, alla fine rischia di diventare causa di sofferenza per la protagonista.

Usciamo dallo schermo per un secondo. Non è un caso se i produttori del film abbiano scelto Ansia come emozione chiave: secondo una recente indagine di Agenzia nazionale dei Giovani e Censis, condotta nel 2022, solo in Italia il 49,9% dei ragazzi tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato di aver sofferto di ansia e depressione a causa del Covid-19. Ma, a prescindere della pandemia, la crisi della salute mentale dei giovani (o forse la sua presa di coscienza) è sotto gli occhi di tutti. Se da una parte questa significa più consapevolezza, dall'altro può causare anche confusione: se tutti soffrono d'ansia allora nessuno ne soffre davvero?

L'ansia infatti non è per forza un'emozione negativa, può anche essere una condizione fisiologica e funzionale a prepararci alle situazioni di pericolo. Quando però è costante, anche in assenza di un reale motivo, allora può diventare un disturbo psicologico anche molto invalidante. Fanpage.it ha intervistato lo psicologo Giuseppe Lavenia, esperto in adolescenza, per approfondire il significato di alcune scene di Inside Out 2 proprio riferite alla rappresentazione di Ansia.

L’ansia è davvero un’emozione? Condivide la scelta degli sceneggiatori di rappresentarla così?

L'ansia è indubbiamente un'emozione reale e potente. Gli sceneggiatori di Inside Out 2 hanno fatto una scelta davvero acuta nel darle una forma concreta e autonoma. Questo è importante perché l'ansia è una componente essenziale della nostra esperienza emotiva quotidiana. Funziona come un campanello d'allarme che ci avverte di potenziali minacce, preparandoci a reagire.

Quindi l'ansia non è sempre un male?

Se misurata, questa emozione, anche se a volte scomoda, ha un ruolo significativo nel nostro benessere. È quello che hanno voluto rappresentare gli sceneggiatori del film con il loro personaggio. Attraverso questa personificazione, gli spettatori possono sviluppare una comprensione più empatica e sfumata dell'ansia, vedendola non come un nemico da combattere, ma come una parte di sé da comprendere e gestire.

È vero che l’ansia ci porta a immaginare gli scenari futuri, ma qual è il confine tra il pianificare la propria vita in modo sano e farlo a causa dell’ansia?

L'ansia ha la capacità di proiettarci nel futuro, facendoci riflettere su ciò che potrebbe accadere. Questa capacità può essere utile per la pianificazione e la preparazione. Tuttavia, il confine tra una pianificazione sana e una pianificazione guidata dall'ansia è sottile ma fondamentale.

Quando pianifichiamo in modo sano, lo facciamo con un approccio equilibrato, considerando opportunità e rischi in modo realistico e mantenendo una sensazione di controllo. Invece, quando la pianificazione è dominata dall'ansia, diventa pervasiva e ossessiva, portandoci a vedere solo scenari negativi e a vivere in uno stato costante di allerta e preoccupazione.

La differenza principale risiede nell'esperienza emotiva: la pianificazione sana porta a un senso di sicurezza e controllo, mentre quella ansiosa genera stress e angoscia.

La scena dell’attacco di panico è molto forte. Sembra che anche Ansia non abbia più potere di scelta: in termini psicologici cosa voleva rappresentare quella scena?

La scena dell'attacco di panico rappresenta proprio il punto più alto che può raggiungere l'ansia. Psicologicamente, un attacco di panico è un'esperienza di paura intensa e improvvisa, che si manifesta anche a livello fisico come palpitazioni, sudorazione e una sensazione di soffocamento.

In questa scena, Ansia perde completamente il controllo, mostrando come questa emozione possa sopraffare la nostra capacità di razionalizzare e reagire adeguatamente. È una rappresentazione potente di come l'ansia possa prendere il sopravvento, paralizzandoci in uno stato di completa impotenza. Questo momento serve a sottolineare la gravità dell'esperienza ansiosa e la necessità di strumenti e strategie per gestirla.

Sempre durante l’attacco Ansia è sul punto di piangere. Pur essendo immobile, una lacrima le spunta da un occhio. Lei da psicologo come interpreta quel momento?

La lacrima di Ansia durante l'attacco di panico è un dettaglio significativo che esprime la profondità della sofferenza e della vulnerabilità associate a questo stato. Psicologicamente, la lacrima rappresenta l'umanità e la fragilità di chi soffre di ansia. È un simbolo di dolore emotivo, ma anche di un grido di aiuto e di un desiderio di comprensione e supporto.

Quella scena ci ricorda che l'ansia resta un'esperienza umana che richiede empatia, aggiungendo un dettaglio di tenerezza e umanità: ci ricorda che dietro l'apparenza di una forza, c'è una profondità di emozioni che merita attenzione e compassione.

Non è un caso se questo film abbia come protagonista ansia. Secondo lei è davvero condizione psicologica che caratterizza i nostri tempi?

L'ansia è senza dubbio una delle condizioni psicologiche più rappresentative della nostra epoca. Viviamo in un mondo caratterizzato da cambiamenti rapidissimi, incertezze economiche, pressioni sociali e una continua esposizione a notizie globali spesso allarmanti. Questo contesto crea un ambiente fertile per lo sviluppo dell'ansia, che diventa una risposta naturale alle molteplici fonti di stress e incertezza. Il film riflette questa realtà, mettendo l'ansia al centro della narrazione per evidenziare quanto questa emozione sia diventata una compagna costante nella vita di molte persone. Il messaggio che vuole dare il film però non è disfattista: invita il pubblico a riconoscere l'importanza di comprendere e gestire l'ansia, piuttosto che ignorarla o demonizzarla.

La scena finale (Gioia dice ad Ansia di concentrarsi su quello che può fare nel presente, come studiare per il compito del giorno dopo) sembra suggerire una possibile strategia per chi soffre d’ansia. Può funzionare?

Concentrarsi sul presente è una delle strategie più efficaci per gestire l’ansia. Nella scena finale, quando Gioia suggerisce ad Ansia di focalizzarsi su compiti concreti e immediati, come studiare per il compito del giorno dopo, sta promuovendo un approccio simile alla mindfulness. Questo metodo aiuta a ridurre l’ansia spostando l'attenzione dal futuro incerto al presente, dove possiamo esercitare un controllo reale.

Affrontando un compito immediato, Ansia impara a canalizzare le proprie energie in attività produttive e gestibili, riducendo così il peso delle preoccupazioni future. Questo approccio non solo allevia l'ansia nel breve termine, ma insegna anche una strategia a lungo termine per gestire le emozioni, migliorando il benessere emotivo e la resilienza psicologica.

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