Andare in pensione all’estero nasconde un risvolto preoccupante: l’insidia dietro i vantaggi fiscali

In tanti sognano di andare in pensione in paese più caldo e, soprattutto, più economico e vantaggioso dal punto di vista fiscale, ma i pensionati che si trasferiscono all’estero potrebbero trovarsi a fare i conti con un preoccupante risvolto: l’insidia che si nasconde dietro i diversi aspetti positivi di una nuova vita all’estero è la solitudine, che può derivare ad esempio dai minori contatti con la famiglia e vecchi amici, inclusi i figli adulti, o dalla difficoltà nel costruire nuove amicizie e relazioni.
Per comprendere meglio l’entità del problema, un team di ricerca guidato da Esma Betül Savaş del Netherlands Interdisciplinary Demographics Institute Università di Groninga, nei Paesi Bassi, ha condotto uno studio che ha esaminato la differenza nei livelli di solitudine tra i migranti in pensione e i pensionati rimasti nel loro Paese di origine, e quali sono i fattori che possono rendere i pensionati all’estero più vulnerabili alla solitudine.
“Anche se i migranti in pensione solitamente dicono di essere felici, affrontano diverse difficoltà nel ricostruire una vita in un nuovo Paese – osserva la dott.ssa Savaş – . Età e migrazione sono entrambi fattori di rischio per la solitudine nei pensionati all’estero”. I risultati dello studio sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista Psychology and Aging: ecco quanto è emerso.
Andare in pensione all’estero aumenta il rischio di solitudine
Quello dei pensionati all’estero è un fenomeno sempre più popolare, non solo in Europa. “Sui social, si vedono tanti pensionati europei che prendono il sole in Spagna, ma anche pensionati americani che si trasferiscono in Messico e pensionati giapponesi che migrano in Malesia” nota la dott.ssa Savaş che, per comprendere meglio le esperienze dei migranti in pensione, insieme ai suoi colleghi ha intervistato 4.995 pensionati olandesi residenti all’estero e un gruppo di confronto di 1.338 pensionati olandesi rimasti nei Paesi Bassi.
Per essere rientrare nel gruppo dei pensionati all’estero, i migranti dovevano avere più di 65 anni ed essersi trasferiti nel nuovo Paese dopo i 50 anni.
Per lo studio, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di parlare dei loro sentimenti di solitudine e dei loro rapporti con familiari, amici e vicini di casa vecchi e nuovi. In particolare, gli studiosi hanno esaminato due tipi di solitudine: la solitudine cosiddetta emotiva, che può derivare dalla mancanza di amici intimi o di un partner, e la solitudine sociale, quale possibile conseguenza della mancanza di una cerchia di conoscenze più ampia o di un senso di comunità.
Dalle risposte è emerso che, nel complesso, i pensionati all’estero sono socialmente più soli dei non migranti, nonostante i migranti in pensione avessero, in media, uno status socioeconomico più elevato e godessero di una migliore salute di base rispetto ai pensionati del gruppo di controllo, ovvero mostrassero fattori che solitamente sono associati a una minore solitudine.
Ciò che però ha sorpreso gli studiosi è stato il confronto tra i due diversi tipi di solitudine: diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, i pensionati all’estero non sono, in media, emotivamente più soli dei non migranti (solo i migranti in pensione che hanno dichiarato di aver perso i contatti con i vecchi amici e la famiglia d’origine si sono rivelati più soli sia a livello sociale che emotivo).
Secondo gli studiosi, questa differenza potrebbe essere spiegata dal fatto che molti pensionati si trasferiscono in un nuovo Paese con il coniuge o con il partner, il che potrebbe ovviare alla solitudine emotiva, restando comunque vulnerabili alla solitudine sociale. “Solo i migranti con più contatti con i vicini e un maggiore senso di appartenenza al nuovo Paese erano emotivamente e socialmente meno soli dei non migranti – hanno precisato gli studiosi – . Per i pensionati all’estero il pericolo è quello di trovarsi ad affrontare un doppio rischio nel ritirarsi in un nuovo Paese, per la vulnerabilità ai fattori di rischio per la solitudine legati all’età e al trasferimento, e alla solitudine stessa che, in sé, è un fattore di rischio per esiti negativi sulla salute”.
“È importante che le persone che stanno prendendo in considerazione di trasferirsi all’estero per la pensione pensino a come mantenere i propri legami sociali nel Paese di origine e crearne di nuovi nel Paese di destinazione” ha concluso la dott.ssa Savaş.