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Anche sulla Luna si sono tenute le “Olimpiadi” (e non è stata una buona idea)

Gli astronauti dell’Apollo 16 omaggiarono le Olimpiadi di Monaco 1972 replicando alcuni sport sulla Luna, ma uno rischiò seriamente di perdere la vita.
A cura di Andrea Centini
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Forse non tutti sanno che anche la Luna ha avuto le sue Olimpiadi, o meglio, una versione goliardica per celebrare quelle reali, nello specifico i Giochi della XX Olimpiade di Monaco 1972. Le prime "olimpiadi lunari" si tennero il 6 febbraio 1971, quando gli astronauti dell'Apollo 14 Alan Shepard e Ed Mitchell lanciarono dei componenti come un giavellotto e giocarono a golf sulla regolite. Ma furono le seconde a balzare agli onori della cronaca internazionale. A organizzarle furono due astronauti dell'Apollo 16, il comandante John Young e il pilota del modulo lunare Charles Duke. Prima del lancio dal Kennedy Space Center della NASA in Florida, avvenuto il 16 aprile del 1972, i due astronauti provarono sulla Terra diverse discipline olimpiche, con l'obiettivo di batterne i record sulla Luna grazie alla ridotta gravità del satellite della Terra. I lanci degli oggetti, del resto, sarebbero stati decisamente avvantaggiati dall'ambiente lunare. Così i due organizzatori e “atleti spaziali” si allenarono in vista dell'allunaggio, che avvenne il 21 aprile del 1972.

L'astronauta Charlie Duke sulla Luna. Credit: NASA
L'astronauta Charlie Duke sulla Luna. Credit: NASA

Duke e Young rimasero sulla superficie della Luna per circa 71 ore, poco meno di tre giorni, durante i quali, tra una raccolta di campioni e l'esecuzione di un esperimento scientifico, si tenne davvero qualche maldestro tentativo di replicare le discipline sportive. “Tony, esco per le Olimpiadi”, si legge in un documento della NASA, in cui sono riportate le intere trascrizioni delle conversazioni tra gli astronauti e il centro di comando sulla Terra, a Houston. A pronunciare quelle parole fu Young, che iniziò la sua personalissima olimpiade con il lancio del giavellotto e quello del martello, utilizzando pezzi di equipaggiamento non più utili alla missione. Ma di lì a poco quella che doveva essere una semplice goliardata stava per trasformarsi in una vera e propria tragedia, come raccontato da Young e Duke nel libro “Moonwalker” pubblicato nel 1990.

La disciplina incriminata fu il “salto in alto” in versione lunare, considerando non solo la ridotta gravità, ma anche i 170 chilogrammi di peso degli astronauti a causa degli enormi zaini con il supporto vitale. I due iniziarono a saltellare sul posto, ma Duke dopo un balzo di 1,2 metri cadde all'indietro a causa del peso dell'enorme zaino. “Ho deciso di partecipare e mi sono dato una grande spinta dalla Luna, raggiungendo un'altezza di circa 4 piedi (1,2 metri NDR)”, scrisse Duke nel libro. “Ma mentre mi raddrizzavo, il peso del mio zaino mi trascinò all'indietro. Stavo cadendo sulla schiena. Ho cercato di correggere la posizione ma non ci sono riuscito, e mentre il mio cuore si riempiva di paura sono caduto da 4 piedi, sbattendo duramente, proprio sul mio zaino”, ha continuato l'ex astronauta.

Furono attimi di puro panico e terrore, dato che l'impatto con la regolite lunare da una simile altezza avrebbe potuto danneggiare irrimediabilmente il supporto vitale, rompere la tuta e provocare una decompressione letale. “Il pensiero che sarei morto mi corse per la mente. È stata l'unica volta in tutto il nostro soggiorno lunare in cui ho avuto un vero momento di panico e ho pensato di essermi ucciso”, ha dichiarato Duke in un'intervista a Business Insider. “La tuta e lo zaino non erano progettati per sostenere 4 piedi di caduta. Se lo zaino si fosse rotto o la tuta si fosse aperta, avrei perso l'aria. Una rapida decompressione, o come la chiama un amico, un sibilo ad alta quota, e sarei morto all'istante. Per fortuna, ha retto tutto”, ha continuato l'ex astronauta. In caso di falla nella tuta, infatti, Young molto probabilmente non avrebbe fatto in tempo a portare il collega nel modulo lunare, chiudere la porta e depressurizzare. Il comandante ammonì il collega dicendogli che quello che aveva fatto "non era molto intelligente", Duke annuì e i due tornarono nella navetta. Così fu messa la parola fine alle Olimpiadi lunari.

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