Anche se lieve la variante Omicron può causare la Long Covid: l’allarme del professor Fauci
Una percentuale significativa delle persone che vengono contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 va incontro a una condizione clinica chiamata Long Covid, i cui sintomi possono persistere per molti mesi dopo il superamento dell'infezione. Difficoltà respiratorie (dispnea), affaticamento, mal di testa, dolori muscolari e articolari, dolore al petto, perdita dell'olfatto (anosmia), alterazione del gusto (disgeusia), ansia, disturbi del sonno e la “nebbia mentale” – una serie di condizioni neurologiche come perdita di memoria e mancanza di concentrazione – sono solo alcuni dei sintomi che possono affliggere a lungo i pazienti Covid. Ciò è vero sia per chi ha vissuto una malattia grave con ricovero in ospedale che per chi ha sperimentato la forma lieve dell'infezione, come evidenziato da numerosi studi. Con l'estrema diffusione della variante Omicron (B.1.1.529) “super mutata”, caratterizzata da una trasmissibilità oltre cinque volte superiore alla Delta, il numero di contagi sta schizzando alle stelle in numerosi Paesi, Italia compresa, dove si stanno registrando i picchi record dall'inizio della pandemia.
Il rischio di una circolazione così capillare della variante emersa in Sudafrica può scatenare scatenare una vera e propria ondata di casi di Long Covid, come già temuto in passato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). A lanciare l'allarme è il professor Anthony Fauci, immunologo di fama internazionale, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) da oltre 35 anni e a capo della task force per l'emergenza pandemica della Casa Bianca. In un'intervista a Spectrum News lo scienziato ha sottolineato che, seppure la variante Omicron dovesse effettivamente causare una malattia più lieve rispetto alle varianti che l'hanno preceduta – come evidenziato da molteplici studi preliminari -, il rischio di Long Covid permane comunque, con tutte le conseguenze sanitarie e sociali che essa comporta. “La Long COVID può verificarsi indipendentemente dalla variante del virus. Non ci sono prove che ci sia alcuna differenza tra Delta o Beta o adesso Omicron”, ha chiosato il dottor Fauci.
“Dobbiamo sempre essere consapevoli che quando le persone contraggono un'infezione sintomatica, in ogni caso dal 10 al 30 percento di esse continuerà ad avere la persistenza dei sintomi”, ha aggiunto lo scienziato, specificando che i casi lievi sono inclusi in questo calcolo. In pratica, la Long Covid riguarda tutti i contagiati, non solo i pazienti che sviluppano la forma grave della malattia. A causa di ciò il professor Fauci sottolinea l'importanza della vaccinazione e in particolar modo del booster, che ha dimostrato ampia efficacia anche contro il semplice contagio, non solo contro la forma sintomatica e severa della malattia. Basti pensare che in base agli ultimi dati condivisi dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) è emerso che chi ha la terza dose ha un rischio ridotto di infettarsi di 10 volte rispetto a chi non è vaccinato, mentre le probabilità di morire per Covid vengono abbattute di 20 volte (nella popolazione generale con più di 18 anni). Anche la vaccinazione di base con 2 dosi risulta molto protettiva contro il contagio e la forma letale dell'infezione, abbattendo rispettivamente di 5 e 14 volte le probabilità.
Oltre a invitare gli americani non vaccinati a proteggersi (solo il 62 percento della popolazione è completamente immunizzata), il professor Fauci ha sottolineato anche l'importanza di utilizzare le mascherine FFP2 – negli USA chiamate N95 – per ridurre ulteriormente la circolazione della nuova variante, estremamente contagiosa. Non a caso le mascherine più protettive sono diventate obbligatorie anche in Italia quando si sale sui mezzi pubblici, si va al cinema e in altri contesti.