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Anche l’abisso più profondo del Mediterraneo inquinato da plastica: “Non c’è un centimetro pulito”

Grazie a un piccolo sottomarino gli scienziati hanno esplorato l’abisso più profondo del Mar Mediterraneo, sito nel Mar Ionio nel cuore della Fossa Ellenica. Anche qui hanno trovato un significativo inquinamento di origine antropica.
A cura di Andrea Centini
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Un sacchetto di plastica nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic
Un sacchetto di plastica nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic

Gli scienziati hanno trovato plastica, metallo, vetro, carta e altri rifiuti di origine umana nell'abisso Calipso (Calypso Deep), il punto più profondo del Mar Mediterraneo, situato a oltre 5.000 metri sotto il livello del mare. Potrebbe sembrare assurdo che l'uomo sia riuscito a inquinare anche un luogo così remoto e inaccessibile, ma l'inquinamento da plastica è ormai globale e non esistono più luoghi incontaminati. Basti pensare che, nel 2019, fu trovata una busta di plastica anche nell’Abisso Challenger, il punto più profondo della Fossa delle Marianne nell’Oceano Pacifico, a 10.900 metri di profondità. Detriti plastici sono stati rinvenuti anche sulle vette più alte della Terra, non solo a causa dell'inciviltà di chi le visita, ma anche per via dei cicli atmosferici che distribuiscono le microplastiche ovunque.

Il sottomarino inviato nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic
Il sottomarino inviato nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic

A scoprire l'inquinamento nell'abisso Calipso del Mar Mediterraneo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea di Roma, dell'Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (IFREMER), della Facoltà di Scienze della Terra dell'Università di Barcellona e della società Caladan Oceanic di Dallas, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Tra questi ultimi figurano la Reial Academia de Ciències i Arts de Barcelona (RACAB), l'Institut d'Estudis Catalans (IEC), il Dipartimento di Geologia dell'Università di Patrasso e molti altri. I ricercatori, coordinati da Georg Hanke, François Galgani e Victor Vescovo, hanno raggiunto il punto più profondo del Mare Nostrum a bordo di un piccolo sottomarino a due posti – tecnicamente Human Occupied Vehicle (HOV) – chiamato Limiting Factor, appartenente alla società Caladan Oceanic di Vescovo. L'abisso si trova nel Mar Ionio, a circa sessanta chilometri dalla costa del Peloponneso (Grecia), all'interno della Fossa Ellenica. È un'area geologicamente molto attiva, caratterizzata dalla presenza di un ripido rilievo che scende a gradini fino a una grande piana di 100 chilometri quadrati.

Rifiuti nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic
Rifiuti nell'abisso Calipso. Credit: Caladan Oceanic

Scandagliando l'area con le telecamere del piccolo sottomarino, gli scienziati hanno identificato 167 oggetti differenti, tra plastica, metallo, carta e vetro. Fra questi figurano anche rifiuti gettati dalle imbarcazioni, oltre a oggetti trascinati dalle correnti oceaniche e dalle coste. “Abbiamo anche trovato prove dello scarico di sacchi pieni di rifiuti da parte delle imbarcazioni, come rivela l'accumulo di rifiuti di diversa natura seguito da un solco quasi rettilineo. Purtroppo, per quanto riguarda il Mediterraneo, non sarebbe sbagliato dire che ‘non c'è un solo centimetro pulito’”, ha chiosato il coautore dello studio Miquel Canals in un comunicato stampa. Come indicato, non c'è da stupirsi che plastica e altri detriti siano stati rinvenuti anche qui. Il Mar Mediterraneo è considerato uno dei mari più inquinati al mondo e, secondo un recente studio, vi finiscono 570.000 tonnellate di plastica ogni anno, pari a 34.000 bottigliette al minuto. Lo Stretto di Messina è ritenuto l'area marina con la più alta densità di rifiuti al mondo.

Rifiuti plastici. Credit: Caladan Oceanic
Rifiuti plastici. Credit: Caladan Oceanic

“Il Mediterraneo è un mare chiuso, circondato dall’umanità, con un intenso traffico marittimo e un’attività di pesca diffusa. Le prove fornite dalla nostra ricerca dovrebbero incentivare gli sforzi globali, e in particolare nel Mediterraneo, per mitigare lo scarico di rifiuti, specialmente di plastica, nell’ambiente naturale e, infine, in mare, in linea con il Trattato globale delle Nazioni Unite sulla plastica contro l’inquinamento da plastica, che è ancora in attesa di approvazione”, ha spiegato Canals.

L'inquinamento da plastica è così pervasivo nei mari che microplastiche e nanoplastiche sono state trovate persino nel respiro dei delfini e in tutti gli organismi testati in una recente indagine, ad eccezione dei tardigradi. La plastica ingerita dai pesci e dai frutti di mare arriva inoltre sulle nostre tavole e nei nostri organismi, dove può causare danni significativi alla salute. I dettagli della nuova ricerca “Marine litter in the deepest site of the Mediterranean Sea” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Marine Pollution Bulletin.

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