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Anche la caccia in Italia ha contribuito all’estinzione del chiurlottello: stragi in Puglia e Toscana

Sebbene non si possano determinare con certezza le cause che hanno provocato l’estinzione del chiurlottello, ci sono fattori come la caccia e il bracconaggio che hanno dato un contributo significativo allo sterminio di questa specie. L’uccello migratore in passato è stato ampiamente cacciato in due regioni italiane, Puglia e Toscana.
A cura di Andrea Centini
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Chiurlottello. Credit: Chris Gomersall, rspbimages.com
Chiurlottello. Credit: Chris Gomersall, rspbimages.com

In questi giorni è balzata agli onori della cronaca nazionale e internazionale la notizia dell'estinzione del chiurlottello (Numenius tenuirostris), un uccello migratore appartenente alla famiglia degli scolopacidi di cui l'ultimo esemplare fu ufficialmente avvistato nel 1995 in Marocco. In realtà l'estinzione di questo animale non è stata ancora formalizzata dagli scienziati, dato che risulta ancora classificato come in pericolo critico di estinzione (codice CR) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Tuttavia è appena uscito un nuovo studio – pubblicato sulla rivista scientifica IBIS: The International Journal of Avian Science – realizzato proprio nel contesto delle campagne condotte dagli ornitologi provare a rintracciarlo. Il risultato, basato su criteri stabiliti dalla stessa IUCN, sono una sorta di “sentenza di morte”: il chiurlottello, infatti, si è estinto con una probabilità del 96 percento, proprio nel periodo in cui venne documentato l'avvistamento dell'ultimo esemplare, nel febbraio del 1995 a Merja Zerga.

Credit: Wikipedia
Credit: Wikipedia

Ciò che ha reso virale – se così si può dire – la notizia della scomparsa ormai quasi certa di questo uccello, risiede nel fatto che la specie aveva un areale di distribuzione amplissimo, che abbracciava siti in numerosi Paesi. Fra essi quelli di Europa orientale, bacino del Mediterraneo, Africa settentrionale e Medio Oriente. Nonostante fosse presente in tre continenti diversi e protetto – un po' troppo tardi, dato che la tutela è iniziata alla fine degli anni '80 ma risultava minacciato già agli inizi del ‘900 – la specie è comunque scomparsa. Lo studio coordinato dagli scienziati britannici Alex Bond e Graeme M. Buchanan di RSPB Centre for Conservation Science – Royal Society for the Protection of Birds (Edimburgo) è giunto alla conclusione che non possiamo determinare con precisione le cause esatte che hanno portato all'estinzione di questa specie, tuttavia sono noti diversi fattori antropici che hanno contribuito a eroderne la diffusione. Fra essi degradazione e frammentazione dell'habitat naturale, in particolar modo zone umide e torbiere frequentate dalle popolazioni di chiurlottelli; inquinamento (anche radioattivo); espansione dell'agricoltura; dispersione sociale; cambiamento climatico; caccia e bracconaggio.

Un chiurlottello. Screenshot Rarer British Birds
Un chiurlottello. Screenshot Rarer British Birds

L'impatto dell'attività venatoria su questa specie è particolarmente significativo per una ragione. Diversi esperti hanno infatti segnalato che il chiurlottello era un uccello molto confidente, pertanto non fuggiva innanzi alla presenza umana o, perlomeno, non era così diffidente da spiccare il volo al primo segnale di minaccia. Questo dettaglio l'ha reso una preda particolarmente facile per chi imbracciava un fucile. Come indicatoci via mail dal biologo naturalista Giovanni Barcheri, la causa preminente della sua scomparsa sarebbe proprio la caccia, con i cacciatori che si sono ampiamente approfittati del suo comportamento poco schivo. Lo scienziato ci ha inviato una foto con sei esemplari di chiurlottello impallinati e un commento a corredo: “Rappresenta un campionario irrisorio di tutte le popolazioni della specie che sono state massacrate”.

A suffragio di queste parole anche una interessante riflessione del presidente della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU) Danilo Selvaggi, che ha pubblicato un post sull'estinzione dell'uccello migratore. Con l'aggravarsi dello status di conservazione della specie, infatti, la caccia potrebbe aver avuto un ruolo ancor più incisivo nella sua scomparsa, “secondo quel processo che in cibernetica è noto come ‘retroazione positiva'”, spiega Selvaggi nel suo messaggio su Facebook. “Più il chiurlottello andava in crisi, più diventava appetibile per la caccia e il bracconaggio, con ulteriore aggravio della crisi, fino al crack”, ha evidenziato il presidente della LIPU, citando anche uno degli autori dell'articolo. Poi il riferimento alla caccia in Italia. Selvaggi ha infatti indicato che anche le doppiette italiane hanno contribuito all'impoverimento delle popolazioni, “con stragi di chiurlottelli a metà del secolo scorso, specialmente in Toscana e nelle zone umide pugliesi, favorite da un motivo particolare: il carattere mansueto di questi uccelli, a cui, dunque, sparare era facile”. In queste due regioni l'uccello era abbondante grazie alla presenza di habitat ideali per l'alimentazione durante le sosta migratorie (zone umide costiere, paludi), rendendolo di fatto un bersaglio privilegiato.

Credit: Wikipedia
Credit: Wikipedia

Ci sono altre specie che stanno sparendo o rischiano di sparire per sempre come questo splendido chiurlo; del resto è in corso la sesta estinzione di massa e il principale volano è rappresentato proprio dalle attività antropiche. Non siamo innanzi a eventi naturali apocalittici come la caduta dell'asteroide chicxulub (quello che fece estinguere i dinosauri non aviani 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo) o a eruzioni di supervulcani, legate a estinzioni di massa analoghe avvenute nel passato. L'estinzione di questa e altre specie è solo colpa nostra. Se non agiamo proattivamente per tutelare la biodiversità piangeremo tantissimi altri chiurlottelli già nel prossimo futuro.

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