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Anche il pene invaso dalle microplastiche: trovate in 4 campioni su 5, rischio disfunzione erettile

Dall’analisi del tessuto del pene di cinque uomini affetti da disfunzione erettile è emerso che l’80% (4 su 5) era contaminato da microplastiche, principalmente polietilene tereftalato (PET) e polipropilene (PP). Quasi ogni organo e tessuto del nostro organismo risulta invaso da questi frammenti plastici. Quali sono i rischi.
A cura di Andrea Centini
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Microplastiche trovate nel tessuto del pene. Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)
Microplastiche trovate nel tessuto del pene. Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)

Per la prima volta sono state trovate microplastiche nel pene umano. È l'ennesima conferma che questi frammenti di materiale plastico, derivati dalla degradazione chimicameccanica degli oggetti più grandi, sono in grado di invadere praticamente ogni tessuto e organo del nostro corpo. Il recente studio “Prevalence and implications of microplastic contaminants in general human seminal fluid: A Raman spectroscopic study” pubblicato su Science of the Total Environment, ad esempio, ha rivelato la presenza di microplastiche in tutti e 40 i campioni di sperma sottoposti a specifiche indagini. Tracce sono state trovate persino all'interno dei singoli spermatozoi. Precedenti ricerche avevano rilevato le microplastiche in testicoli, cervello, cuore, sangue, liquido follicolare ovarico, placenta e molte altre parti dell'organismo umano. Del resto è stato dimostrato che ogni settimana ingeriamo 5 grammi di detriti plastici e altrettanti ne inaliamo; è inevitabile che questo mezzo chilogrammo di plastica che entra nel nostro corpo ogni anno finisca per contaminare organi e tessuti, con conseguenze sulla salute ancora tutte da comprendere.

Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)
Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)

A scoprire le microplastiche nel pene è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Medicina “Miller” dell'Università di Miami, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Anschutz Medical Campus dell'Università del Colorado e dell'Istituto per la ricerca sulle membrane – Helmholtz-Zentrum Hereon (Germania). I ricercatori, coordinati dal professor Ranjith Ramasamy, docente presso il Desai Sethi Urology Institute dell'ateneo della Florida, hanno rilevato le microplastiche nel pene dopo aver analizzato campioni di tessuto di cinque pazienti con disfunzione erettile. Gli uomini erano tutti ricoverati presso l'ospedale dell'Università di Miami nell'estate del 2023 per essere sottoposti a un intervento chirurgico (inserimento di impianti penieni) per correggere il problema di erezione. I campioni sono stati estratti dai corpora attraverso una pinza di Adson prima dell'introduzione delle protesi.

Attraverso un sistema di imaging chiamato Agilent 8700 Laser Direct Infrared (LDIR) e osservazioni con un microscopio elettronico a scansione (SEM), il professor Ramasamy e colleghi hanno trovato le microplastiche nell'80 percento dei campioni analizzati, ovvero in quattro tessuti penieni su cinque. I frammenti variavano dai 2 micrometri a un massimo di 500 micrometri (1 micrometro è pari a un milionesimo di metro). Ricordiamo che per microplastiche si intendono tutti i detriti plastici con un diametro compreso tra 0,1 micrometri e 5 millimetri. Quelli al di sotto di 0,1 micrometri sono chiamati nanoplastiche ed è molto probabile che siano ancora più diffuse nel nostro organismo, proprio alla luce delle loro dimensioni infinitesimali.

Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)
Credit: International Journal of Impotence Research (IJIR)

Nel tessuto del pene sono state identificate sette differenti tipologie di materiali plastici, dei quali i più diffusi erano il polietilene tereftalato o PET (47,8 percento) e il polipropilene o PP (34,7 percento). Il primo viene utilizzato soprattutto per produrre bottiglie, etichette, pellicole e rivestimenti per tubi e contenitori, mentre il secondo è impiegato per i tappi delle bottiglie, i cruscotti delle auto, le capsule di caffè e moltissimi altri oggetti di uso comune. Sono dunque tra i composti cui siamo maggiormente esposti quotidianamente, considerando fra l'altro che in una singola bottiglia d'acqua vengono rilevate centinaia di migliaia di particelle di plastica.

In un'intervista alla CNN il professor Ramasamy ha affermato di non essere sorpreso di aver trovato microplastiche nel pene, essendo un organo molto vascolarizzato come il cuore. “Penso che dobbiamo essere consapevoli del consumo di acqua e cibo provenienti da bottiglie e contenitori di plastica e cercare di limitarne l'uso finché non verranno effettuate ulteriori ricerche per identificare i livelli che potrebbero causare patologie”, ha chiosato l'esperto. Ramasamy ha sottolineato che al momento non si conoscono i rischi specifici per il pene, ma l'accumulo di questi frammenti potrebbe essere associato proprio alla disfunzione erettile: “Dobbiamo identificare se le microplastiche sono collegate alla disfunzione erettile e se esiste un livello oltre il quale provoca patologia e quali tipi di microplastiche sono patologiche”.

In generale ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine sulla salute legati all'esposizione a questi composti, ma l'infiammazione che ne scaturisce potrebbe determinare molteplici conseguenze nefaste. “Le materie plastiche sono generalmente non reattive con le cellule e le sostanze chimiche del nostro corpo, ma potrebbero essere fisicamente dannose per i numerosi processi che i nostri corpi intraprendono per il normale funzionamento, comprese le funzioni legate all’erezione e alla produzione di sperma”, ha specificato alla CNN il tossicologo Matthew J. Campen dell'Università del New Mexico. I dettagli della ricerca “Detection of microplastics in the human penis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata International Journal of Impotence Research (IJIR).

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