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Gli Omega-3 nell’olio di pesce possono proteggere il cervello di alcune persone a rischio Alzheimer

Ricercatori statunitensi hanno dimostrato che l’assunzione degli acidi grassi Omega-3 (contenuti nell’olio di pesce) è in grado di ridurre in modo significativo i danni ai neuroni nel cervello di persone geneticamente predisposte al morbo di Alzheimer.
A cura di Andrea Centini
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Gli acidi grassi Omega-3 contenuti nell'olio di pesce possono proteggere il cervello delle persone che hanno una predisposizione genetica per il morbo di Alzheimer, la più diffusa forma di demenza al mondo. In uno studio è stato infatti dimostrato che nei portatori di una variante del gene APOE4 – un fattore di rischio genetico fortemente associato all'Alzheimer – l'olio di pesce è in grado di ridurre in modo statisticamente significativo la degradazione delle cellule nervose nella sostanza bianca. Le lesioni della sostanza bianca, la parte del cervello nella quale è presente la rete di fibre nervose che permette lo scambio dei segnali elettrici e dunque delle informazioni, sono fortemente associate alla neurodegenerazione e al declino cognitivo, caratteristiche tipiche di malattie alla stregua dell'Alzheimer e altre forme di demenza. Dall'indagine è tuttavia emerso che l'olio di pesce non ha offerto benefici alle altre persone coinvolte, pertanto i ricercatori non ritengono questi acidi grassi capaci di rallentare o prevenire la demenza. Ciò nonostante i risultati sono ritenuti estremamente promettenti, per questo verranno approfonditi in ulteriori studi.

A determinare che gli Omega-3 contenuti nell'olio di pesce possono ridurre in modo significativo le lesioni al cervello nei pazienti geneticamente predisposti all'Alzheimer è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del NIA-Layton Aging and Alzheimer's Disease Center dell'Oregon Health & Science University, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Biostatistica dell'Università dell'Alabama, del Dipartimento di Neurologia del Massachusetts General Hospital e Harvard Medical School. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Lynne H. Shinto, docente di Neurologia presso l'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto in uno specifico studio un centinaio di anziani con età compresa tra i 75 e i 95 anni. I partecipanti non erano affetti da demenza, ma in parte presentavano i primi segni di declino cognitivo e lesioni alla sostanza bianca del cervello. Tutti avevano bassi livelli di acidi grassi polinsaturi (PUFA) Omega-3 a catena lunga, condizione associata a una maggiore diffusione delle lesioni alla rete di fibre nervose a sua volta legata alla malattia ischemica dei piccoli vasi, che catalizza il rischio di demenza. Poiché si ritiene che l'integrazione con Omega-3 possa prevenire questi danni, i ricercatori hanno somministrato il composto a un sottogruppo degli anziani mettendo a confronto i risultati con quelli del gruppo placebo (a base di olio di soia). L'olio di pesce e il placebo, in compresse da 1,65 grammi, sono stati somministrati quotidianamente per un periodo di follow-up di circa tre anni.

Dall'analisi delle scansioni cerebrali (risonanze magnetiche o MRI) è stata evidenziata una riduzione statisticamente non significativa delle lesioni cerebrali nei partecipanti trattati con Omega-3, tuttavia è stato osservato un notevole beneficio nei pazienti portatori della variante del gene APOE4 che predispone all'Alzheimer. In questo sottogruppo è stato evidenziato un tasso di danno neurologico alla sostanza bianca sensibilmente inferiore, dunque una netta riduzione della degradazione delle cellule nervose. L'effetto neuroprotettivo era ben visibile già dopo un anno di trattamento. “Il fatto che la degradazione dell'integrità neuronale sia stata rallentata nei soggetti sottoposti a trattamento con omega-3 e ad alto rischio di Alzheimer è notevole e giustifica uno studio clinico più ampio su popolazioni più diversificate in futuro”, ha dichiarato in un comunicato stampa il neurologo Gene Bowman.

In generale non si può affermare che gli acidi grassi Omega-3 siano in grado di prevenire o rallentare la demenza, tuttavia i risultati emersi nelle persone con una specifica predisposizione all'Alzheimer sono significativi ed è importante continuare a indagare. "In questo studio clinico randomizzato di 3 anni, il trattamento con ω-3 è risultato sicuro e ben tollerato, ma non è riuscito a raggiungere significative riduzioni nell'accumulo di WML (lesioni alla sostanza bianca NDR) o nella rottura dell'integrità neuronale tra tutti i partecipanti, il che potrebbe essere attribuibile alle limitazioni delle dimensioni del campione. Tuttavia, la rottura dell'integrità neuronale è stata ridotta dal trattamento con ω-3 nei portatori di APOE*E4 , il che suggerisce che questo trattamento potrebbe essere utile per questo gruppo specifico", hanno chiosato Shinto e colleghi nell'abstract dello studio. I dettagli della ricerca “ω-3 PUFA for Secondary Prevention of White Matter Lesions and Neuronal Integrity Breakdown in Older Adults – A Randomized Clinical Trial” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Network.

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